In un Sud Europa sacrificato dove la Grecia è la prima vittima, la danza ellenica ha un sussulto d’orgoglio e sa esprimere artisti maturi e originali, di levatura internazionale. Nome tra i più richiesti sulle scene di festival e teatri di grido è Dimitris Papaioannou. Pittore, regista, performer, coreografo, messosi in luce con la cerimonia delle Olimpiadi ateniesi, una fama da “Bob Wilson greco” che non rende giustizia alla sua singolarità.
Dimitris Papaioannou
Primal Matter e Still Life hit della scorsa stagione, e l’ultima creazione The Great Tamer, assumono una dimensione universale. Questo perché poggiano sull’antichità classica, revocata in potenti immagini che nel mito di Sisifo trovano l’ideale metafora.
Il caos scenico e simbolico delle pièces di Papaioannou pesa irrimediabilmente sulle spalle dei performers. Essi neppure nelle surrealiste metamorfosi dei loro corpi olimpici trovano sollievo alla faticosità del vivere odierno. Tanto che – sembra dirci l’autore con un suo tableau – una tavola comune miseramente apparecchiata resta l’unico conforto per una comunità allo stremo. Una necessità il ritorno alle radici, forse un’opportunità.
Andonis Foniadakis
Se Papaioannou è lanciato verso una carriera europea con la commissione di una nuova creazione per il Tanztheater Wuppertal, Andonis Foniadakis è appena rientrato in Grecia dopo anni spesi con successo all’estero. Cretese, corpo nervoso e volto dai tratti arcaici, il coreografo è da un anno direttore del Balletto Nazionale Greco. La realtà è a rischio chiusura non fosse intervenuta la Fondazione Stavros Niarchos, che ha promesso una nuova sede presso il Centro Culturale polivalente progettato da Renzo Piano.
Con la sua cifra frenetica e quasi disperata, dove si ritrovano il disordine e la vibrazione della nostra contemporaneità, Foniadakis può dare voce a una cultura coreografica che in Grecia è ancora tutta da costruire. Tempo prima di quest’incarico, nel pieno della crisi ellenica, il coreografo ci aveva confidato che vedeva il sud europeo morire. Anche artisticamente, periferia di un’Europa centralizzata tristemente uniforme. Ma lui, da amante della diversità, aveva voglia di battersi nella turbolenza del Mediterraneo.
Foto di copertina: Dimitris Papaioannou