Un altro classico dell’Ottocento, Giselle, proposto da Alexei Ratmansky in versione d’epoca: l’allestimento russo che Marius Petipa aveva tratto a fine secolo dal capolavoro francese di Jules Perrot e Jean Coralli. Il coreografo russo di residenza americana è ormai il maggior esperto di ricostruzioni: una tendenza amata soprattutto dagli intenditori, meno dal pubblico, non troppo dai ballerini, ma ogni sua produzione fa discutere l’intero mondo del balletto.
Il suo intento Ratmansky ce lo spiegò bene lo scorso anno, in un’intervista pubblicata sul numero di dicembre di “Amadeus”, in occasione della sua Bayadère per lo Staatsballett di Berlino: riportare il più vicino possibile all’originale i balletti di Petipa, violati nella coreografia e nella drammaturgia, da quando lo stesso maître de ballet era in vita fino ai giorni nostri.
Una pratica sul testo d’autore inconcepibile (e proibita) dal Novecento in avanti. Fonte principale dei restauri di Ratmansky le famose annotazioni coreografiche di una ventina di balletti di Petipa: stese a inizio Novecento in scrittura Stepanov dal režisseur dei Teatri Imperiali russi Nikolaj Sergeev, furono da questi trafugate alla Russia rivoluzionaria e portate in Occidente.
L’intervista esclusiva al quotidiano russo “Kommersant”
Oggi sono conservate nella Biblioteca di Harvard e una volta di più sono state per Ratmansky la base per la ricostruzione di questa Giselle, commissionata dal direttore del Balletto Bol’šoj Makhar Vaziev.
Non siamo però riusciti ad avere anticipazioni dirette, avendo il coreografo concesso una sola intervista, al quotidiano russo “Kommersant”, raccolta dal noto critico di danza Tat’jana Kuznetsova. L’abbiamo letta e ve ne riportiamo le informazioni principali, per prepararci a un evento che, se non avremo la fortuna di vedere al debutto al Bol’šoj (tutte sold out le recite di novembre, dal 21 al 24), potremo forse seguire al cinema il prossimo 26 gennaio nella trasmissione in diretta dal teatro moscovita.
Giselle, le fonti
Ratmansky elenca innanzi tutto le fonti della sua Giselle: non solo le annotazioni di Harvard relative all’ultima versione di Petipa, danzata al Teatro Mariinskij nel 1899 dalla ballerina italiana Enrichetta Grimaldi e nel 1903 dall’emergente Anna Pavlova. Ma anche il manoscritto del maître de ballet Henri Justament, che nel 1860 aveva annotato la produzione francese. Raccontandola in forma drammaturgica, come una sceneggiatura: talmente bella che Ratmansky l’ha in qualche passaggio preferita alle annotazioni di Sergeev della successiva produzione russa.
Tra le altri fonti, innumerevoli, partiture per pianoforte destinate alle prove, fotografie e disegni conservati in archivi e musei russi. Il risultato è un quadro quasi completo della versione russa di fine Ottocento attribuita a Petipa: laddove ci sono mancanze o dubbi ecco come sempre Ratmansky intervenire con la sua mano e il suo gusto – in stile d’epoca ovviamente.
Differenze drammaturgiche, di tecnica, stile e ritmo
La principale differenza rispetto alle versioni che si è abituati a vedere sui palcoscenici russi sin dall’epoca sovietica, così come nelle produzioni occidentali da queste derivate, riguarda la drammaturgia. Stupirà – rivela Ratmansky – trovare una caratterizzazione diversa di alcuni personaggi: Batilde per esempio, la fidanzata tradita di Albrecht.
I sovietici la dipinsero negativamente essendo aristocratica, mentre nell’originale piangeva per la morte di Giselle dopo aver assistito alla sua pazzia sostenendola, e nel secondo atto si recava ad omaggiarne la tomba con tanto di corteo. Mentre nel finale è la stessa Giselle a dire ad Albrecht “ti lascio andare, devi vivere, devi sposarti” per poi vederlo riunito a Batilde. Un finale – riflette Ratmansky – che forse non piacerà al pubblico, abituato a vedere l’eroe romantico nell’effetto della luce dell’alba, solo e prostrato, con un giglio in mano.
Quanto alla tecnica, che Ratmansky è solito riportare a uno stile quanto più vicino all’originale, sappiamo già che non ci saranno gambe più alte di 90 gradi né pose troppo allungate, piuttosto le piccole batterie e la velocità di esecuzione tipica di allora. Un ritmo perduto e perciò difficile da sostenere per i ballerini di oggi.
Gli interpreti
Ma Ratmansky, alla vigilia della prima, si mostra soddisfatto dei suoi interpreti, che non gli hanno opposto resistenza come talvolta capita, considerando anche quanto sia più difficile riapprendere un ruolo piuttosto che impararlo per la prima volta. Tre i cast selezionati: alla prima l’incantevole Ol’ga Smirnova e il lanciatissimo Artemij Baljakov (21 e 23 sera), poi Ekaterina Krysanova con Artëm Ovčarenko (22 e 24, con la leggendaria Ljudmila Semenjaka nel ruolo della madre di Giselle), infine Anna Nikulina con Jacopo Tissi (23 matinée).
Uno sguardo all’allestimento
Quanto all’allestimento lo si è affidato all’americano Robert Perdziola, già collaboratore di Ratmansky, che si è ispirato alle scene e ai costumi di una delle tante produzioni di Aleksandr Benois, l’artista russo émigré con i Ballets Russes di Djagilev. Immagini non ne sono state divulgate, eccetto le fotografie delle prove che qui vi presentiamo, ma un’occhiata ai bozzetti di scene e costumi la si può dare dall’account Instagram dello scenografo.
Giselle, Teatro Bol’šoj, Mosca, 21-24 novembre: www.bolshoi.ru
Immagini Ph. Damir Yusupov