La stagione d’oro di Jacopo Tissi, l’italiano del Bol’šoj

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Amadeusmagazine.it l’aveva lasciato lo scorso settembre, con un’intervista rilasciata alla vigilia del debutto al Teatro alla Scala da guest con la sua nuova compagnia, il Balletto Bol’šoj di Mosca. Per Jacopo Tissi in una stagione tanti avvenimenti si sono succeduti: li ricapitola lui stesso per i nostri lettori, in occasione del suo recente ritorno in Italia, tra i protagonisti del Gala Les Étoiles di Daniele Cipriani al Ravenna Festival.

Jacopo, torniamo a quella serata alla Scala: come la ricorda?

Una grandissima emozione, dal duplice significato: tornare alla Scala, teatro molto vicino a me per i tanti ricordi del mio anno in corpo di ballo, con una compagnia altrettanto cara al mio cuore, il Bol’šoj, che mi ha accolto molto bene e mi sta crescendo. Una doppia responsabilità anche, uno spettacolo che non dimenticherò.

Successo e vip alla sua recita della Bayadère

È stato un successo, sì, e mi ha fatto effetto vedere tante personalità, anche del mondo della danza, addirittura Carla Fracci: è stato bellissimo parlare con lei e ricevere i suoi complimenti. Abbiamo incontrato anche Miuccia Praga, Jacopo Etro, Francesco Vezzoli: un altro bel ricordo aggiunto ai tanti della serata.

Lo scorso maggio un altro debutto importante, con il Royal Ballet di Londra in Romeo e Giulietta. Com’è successo?

Il Royal Ballet si era rivolto al Bol’šoj chiedendo un partner per Marianela Nuñez, perché il suo si era infortunato, e la nostra direzione ha puntato su di me. Una grande sfida. Anche perché l’ho saputo in data ravvicinata e sono arrivato al Royal Ballet solo una settimana prima dello spettacolo, senza averlo mai ballato. Sono stati giorni di fuoco! Ho dovuto imparare tantissima coreografia: passi a due, variazioni, momenti con il corpo di ballo, battaglie con la spada. Ma l’atmosfera era bella: col direttore Kevin O’Hare, l’insegnante Alexander Agadzhanov, il Principal Edward Watson ad aiutarci, e Marianela, con la quale non avevo mai ballato, che è stata comprensiva e disponibile. Arrivato lo spettacolo è andato tutto bene: la prima, la seconda, la terza recita.

Un’opportunità apprendere questo classico alla fonte?

Sì, il Royal Ballet lo ha in repertorio dagli anni Sessanta e tanti con cui ho avuto il piacere di lavorare lo avevano addirittura provato con il coreografo, Kenneth MacMillan. Potete immaginare la mia gioia per la possibilità di danzare questo balletto storico, proprio dove è stato creato.

L’accoglienza come è stata?

Anche  “The Times” ne ha scritto bene: che ero stato un partner molto elegante per la Nuñez, tanto più arrivato con così poco anticipo. All’ultima recita era presente la vedova di MacMillan, Lady Deborah, che non riusciva a credere fossi al debutto nel ruolo e si è molto complimentata.

Quindi avrà già un pubblico per il tour estivo del Bol’šoj alla Royal Opera House?

Ho incontrato alcune persone del pubblico che sono venute a conoscermi dopo Romeo e Giulietta e che spero di ritrovare con il Bol’šoj. C’è molta aspettativa per questa nostra tournée, gli spettacoli sono praticamente sold-out. Sarà bello tornare alla Royal Opera House perché al debutto la prima sensazione su quel palcoscenico è stata… mozzafiato. Io e Alëna Kovalëva danzeremo Il Lago dei cigni, nelle recite del 3 (matinée) e del 14 agosto.

Questa stagione al Bol’šoj ha debuttato in un altro Romeo e Giulietta, una nuova produzione: com’è?

Interessante, con un carattere diverso da quella del Royal Ballet. Anche in quel caso non ho avuto tanto tempo per prepararla, ma il coreografo, Alexei Ratmansky, era al Bol’šoj e abbiamo potuto lavorare con lui. È riuscito a trasmetterci molto, soprattutto a livello teatrale: voleva ogni gesto spontaneo, vero. In quell’occasione Maria Vinogradova nel ruolo di Giulietta è stata la mia partner.

Nell’ultima stagione tanti spettacoli anche con Svetlana Zakharova…

Sì, con il pas de deux di Caravaggio di Mauro Bigonzetti in coppia con lei, prima in tour Italia e poi in Giappone, e dello stesso coreografo Progetto Hëndel, nella variazione che danzava Roberto Bolle. Poi la prima di Gabrielle Chanel di Yuri Possokhov, dopo l’anteprima a Modena, e si stanno programmando date europee. Con Svetlana ho danzato anche nella Bayadère, per la prima volta al Mariinskij di San Pietroburgo: uno dei miei sogni avverati ballare in quel teatro.

Com’è la vostra intesa artistica?

Sta nascendo una bellissima partnership. Con Svetlana ebbi il mio battesimo alla Scala, nella Bella addormentata. Sono molto contento di essere tornato a ballare con lei: c’è sempre stato un bel rapporto tra noi, ma grazie al lungo lavoro in sala credo sia nata anche un’amicizia, fatta di scambio e rispetto.

Nuovi balletti e ruoli per la prossima stagione?

Vedremo che novità arriveranno. Continuo a lavorare con il mio maestro Aleksandr Vetrov e il direttore Makhar Vaziev mi segue sempre. Voglio crescere sempre di più: è molto impegnativo, ma entusiasmante.

E l’attenzione crescente ad ogni ritorno in Italia che effetto le fa?

È sempre bello tornare in Italia e ballare per la mia gente. Ben vengano i fans: è un piacere per me incontrarli.

 

© Alexander Yakovlev
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