Arriva in Italia “Nureyev The White Crow”

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Sono così rari i film sul balletto che li si accoglie ogni volta con curiosità ed entusiasmo, poco importa il valore artistico. Dopo i festival e le uscite internazionali arriva anche nelle sale italiane, giovedì 27 giugno, Nureyev The White Crow, distribuito da Eagle Pictures. Diretto da Ralph Fiennes, il film sceglie il taglio del biopic da fonte letteraria (Rudolf Nureyev. The Life di Julie Kavanagh), mosso da un insistito montaggio su tre piani di racconto: la defezione dall’Unione Sovietica durate il tour a Parigi del Balletto Kirov, i ricordi della formazione all’Accademia Vaganova di Leningrado, i flashback dalla nascita all’infanzia a Ufa. Vicenda giovanile meno nota della carriera del protagonista, è vero, ma già oggetto di un recente docu-fiction (assai ben fatto) della BBC: Rudolf Nureyev. Dance to Freedom.

A scongiurare la solita visione occidentale del mondo sovietico concorre l’empatia del regista, che da inglese si scopre conoscere lingua e cultura russa. Lodevole la sua scelta per Nureyev The White Crow di un cast in prevalenza russo che reciti nella lingua madre, così come la cura nella selezione dei ballerini interpreti. A partire dal protagonista, Oleg Ivenko, cercato in tutta la Federazione Russa e scovato al Balletto di Kazan dove è Primo ballerino: abbastanza somigliante, impetuoso nel suo modo di ballare di oggi che imita la maniera di allora, non però affascinante quanto Nureyev. Probabilmente invece lo sarebbe stato Sergei Polunin, nel ruolo secondario dell’amico e forse amante Jurij Solovev: meno simile nei tratti a Nureyev, ma altrettanto carismatico. Riconosciamo altre personalità note nel mondo balletto, come Anna Polikarpova interprete della celebre ballerina Natalija Dudinskaja, mentre lo stesso Fiennes si riserva il ruolo – purtroppo  sbiadito – del leggendario maestro Aleksandr Puškin.

Accurata l’ambientazione, ma la produzione ha dovuto ricostruire gli interni dei luoghi ai quali non ha avuto accesso, come l’Accademia Vaganova e il Teatro Mariinskij: fondamentali e irriproducibili per un occhio esperto. Ma ciò che grava su Nureyev The White Crow, e senza neppure appassionarci, è la nota retorica sulla figura di Nureyev genio intemperante, in uno stereotipato mondo del balletto, che la sceneggiatura di David Hare dispensa a man bassa. Chissà se mai in Russia si realizzarà un film sul loro figliol non prodigo: non un comune biopic, ma una di quelle intense elegie biografiche alla maniera di Aleksandr Sokurov.

 

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