Mosca: ripresa al Teatro Bol’šoj de “La Leggenda dell’amore” di Jurij Grigorovič

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La scomparsa recente di Arif Melikov, compositore azero che aveva rappresentato l’ecumenismo dell’arte sovietica, è stata occasione della ripresa al Teatro Bol’šoj di Mosca di un balletto di repertorio ormai raramente rappresentato: La Leggenda dell’amore. Capolavoro di Jurij Grigorovič da tempo assente dalle tournées della compagnia moscovita in Occidente, è titolo cardine nella ballettografia del nonagenario coreografo. La finezza coreografica e la coerenza drammaturgica concorrono a un grande “drambalet”, che era stato un evento internazionale alla prima del 1961 al Teatro Kirov di Leningrado, il meglio della gioventù artistica sovietica in cartellone.

Con il coreografo e il compositore che avevano lavorato a stretto contatto, il georgiano Simon Virsaladze aveva assecondato lo spirito del balletto con un allestimento scenico essenziale quanto miniato, che al racconto orientale dello scrittore turco Nazym Hikmet non concedeva né folklore né stilizzazione. In scena al Teatro Bol’šoj (dove Grigorovič l’aveva riallestito nel 1965 e ancora rivisto nel 2014) La Leggenda dell’amore ha superato la folgorante estetica moderna di sessant’anni fa per assurgere a modello di balletto narrativo contemporaneo, dov’è il montaggio drammatico delle scene coreografiche a generare e far incedere il racconto.

Prova ne sia lo slancio con cui la nuova generazione di ballerini, scelta dallo stesso coreografo, ripercorre le orme dei grandi interpreti del passato (alla prima moscovita Maja Plisetskaja, Natal’ja Bessmertnova, Maris Liepa) esaltando danza e teatralità del balletto. L’avvenente Denis Rodkin, il Primo ballerino in cui Grigorovič ha finalmente ritrovato il suo ideale interprete, incarna il pittore di corte Ferchad, l’eroe senza retorica, lacerato da scelte di vita da cui dipende la felicità altrui. Ekaterina Šipulina è la regina Mechmene Banu, che perdendo la sua bellezza per salvare da morte l’amata sorella Širin rinuncia a competere con lei per l’amore di Ferchad. Anna Nikulina, romantica Širin, è forse la figura più inquietante: dimentica del dovere della riconoscenza nell’amore totalizzante per Ferchad. La sinossi coreografica racconta il loro amore attravverso due pas de deux di squisito lirismo, il primo senza sfiorarsi, il secondo sempre avvinti, mentre la gelosia di Mekhmene Banu è resa dal tragico assolo della bellezza perduta, da una coda di vigorosi fouttées e da un agognato passo a due con Ferchad. Il buio si fa in scena e le luci si accendono solo sui protagonisti nei passi a tre d’action culmine drammatico del balletto. Tutt’intorno il corpo di ballo, l’altro protagonista della Leggenda dell’amore: nelle esaltanti parate, nelle delicate teorie di fanciulle o nei raccolti ensemble, immagini di quella dimensione epica eppure profondamente umana dei balletti di Grigorovič.

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