Lo Schiaccianoci di John Neumeier al Bayerisches Staatsballett

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Molti ballettomani lamentano l’abbuffata di Schiaccianoci proposta a Natale da tutti i teatri. In innumerevoli versioni il balletto può venire a noia per tutti quei bambini che monopolizzano il primo atto, per i topi molesti e i soldatini diligenti, o per le figurine spesso stereotipate del Divertissement. Agli insofferenti converrà scegliere Lo Schiaccianoci di John Neumeier, balletto molto celebre in Germania, poco noto altrove. Creato nel 1971, tuttora nel repertorio dell’Hamburg Ballett, è tornato in scena anche al Bayerisches Staatsballett, che bene lo interpreta sotto la guida del direttore russo Igor’ Zelenskij.

Non aspettatevi un natalizio “family ballet”, bensì un balletto sul balletto: un appassionato omaggio a Marius Petipa e alla sua epoca da parte di un coreografo che come nessun altro conosce e venera la propria arte. Perfetta la sua drammaturgia. La piccola Marie (Nancy Osbaldeston) tra i suoi regali trova molto più interessanti le scarpette da punta del solito giocattolo a forma di schiaccianoci. Condotta per mano da Drosselmeier (Jonah Cook), che è il maestro di ballo della sorella maggiore Louise ballerina di corte (Prisca Zeisel), scoprirà la passione per la danza, sognando di ballare tra le braccia del cadetto ballerino Günther (Emilio Pavan).

Nell’allestimento storico di Jürgen Rose l’interno biedermaier dove l’azione si apre sembra la casa di un collezionista di balletto (qual è lo stesso Neumeier), con le statuette delle ballerine, il ritratto di Louise in vesti di scena, un teatrino in miniatura per ballerini di cartapesta.

Per la gioia dei cultori del balletto, il coltissimo Neumeier ha disseminato il suo Schiaccianoci di citazioni: chi più ne sa si diletterà a riconoscerle. La chiave è Drosselmeier, il maître de ballet che ha le identiche fattezze, la pettinatura e i baffi di Marius Petipa nella famosa fotografia ritratto del 1869.

Drosselmeier è protagonista di una delle più belle miniature della storia del balletto, conosciuta come Cecchetti e Pavlova quando il pas de deux è estrapolato, dove in realtà è lo stesso Petipa a dare lezione all’allieva prediletta Louise. La musica è l’entr’acte per violino solo della Bella addormentata: come Petipa faceva allora, anche Neumeier ha interpolato numeri musicali nel suo Schiaccianoci. La scena si apre poi su un ensemble femminile in candidi tutù lunghi, che sul Valzer dei fiocchi di neve cita il balletto romantico danese Il Conservatorio.

Di Petipa o da lui ripresi sono i balletti del Divertissement del secondo atto, scovati tra i più antichi e rari, anche perduti. Sulla danza spagnola ecco La Bella di Granada, con le ballerine nell’identico costume della focosa Fanny Elssler nel ballo La Cachucha, citato nella coreografia. Sul numero musicale della mère Gigogne il balletto evocato è Esmeralda, protagonista la bella zingara e i suoi giullari. La danza araba presenta La Figlia del faraone, con Aspicia impegnata in un acrobatico passo a due con Taor. La danza dei mirlitons cita il leggendario Pas de quatre delle divine ballerine romantiche Maria Taglioni, Carlotta Grisi, Fanny Cerrito, Lucile Grahn.

Animandosi da tableaux vivants, i protagonisti escono da un teatrino sullo sfondo di un palazzo di corte tedesco, dove Petipa sarebbe divenuto maître de ballet se la lettera che scrisse per candidarsi non fosse stata sdegnosamente respinta. Alla lunga era dello zar del balletto si rifanno pose e stile della coreografia di Neumeier: le ballerine in tutù romantici che danzano sul Valzer dei fiori sembrano uscite da stampe dell’epoca.

Nel bel pas de deux conclusivo, che vede Marie danzare vezzosa la variazione su celesta della Fata Confetto, a Louise è riservata una nuova variazione, sulla musica della fiaba Cenerentola dal balletto La Bella addormentata.

Un’edizione da vedere  e rivedere, per scoprire ogni volta nuove figure nel ricchissimo arazzo sul balletto intessuto da Neumeier. Ma bisognerà aspettare il prossimo Natale e programmare un viaggio in Germania… schivando altri Schiaccianoci.

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