Giovani promesse della danza: Caterina Bianchi e Mattia Semperboni

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Appena concluso con successo, Lo Schiaccianoci di George Balanchine al Teatro alla Scala ha rivelato il talento di due giovanissimi ballerini: Caterina Bianchi e Mattia Semperboni, protagonisti di tre recite nei ruoli principali. Lei, vent’anni, bellezza radiosa e allure da Prima ballerina, è tenuta d’occhio dagli appassionati sin dai tempi dell’Accademia; lui, ventiquattro anni, tecnica da virtuoso e temperamento brillante, si è rivelato la scorsa stagione con l’exploit del Corsaro. Li abbiamo incontrati per conoscerli meglio e presentarveli in vista di nuovi debutti.

Caterina, Mattia, come vi siete preparati a debuttare in questo Schiaccianoci?
Mattia: «Due mesi fa abbiamo saputo dal nostro direttore Frédéric Olivieri che avremmo danzato i ruoli della Fata Confetto e del Cavaliere nello Schiaccianoci di Balanchine! Abbiamo lavorato con la ripetitrice Sandra Jennings, che ci ha preparati a danzare nello stile di Balanchine, insegnandoci la chiarezza di posizioni, la velocità dei passi, il ritmo incalzante, caratteristiche di tutti i suoi balletti. Per me è il suo secondo balletto: in Scala avevamo già danzato Symphony in C, ma in un ruolo principale è stato questo il mio primo».

Caterina: «Io invece avevo avuto l’opportunità già in Accademia di ballare e conoscere Balanchine, con un ruolo da solista a 15 anni in Serenade, e poi in Theme and Variations, ma questo è stato il mio primo vero ruolo da Prima ballerina. Abbiamo lavorato anche con i nostri maîtres, che ci hanno dedicato tanto tempo e così, grazie a molte molte prove, ce l’abbiamo fatta ad andare in scena!».

Vi è stato anche utile vedere video o guardare i colleghi con più esperienza?
Mattia: «Guardare i video del New York City Ballet è stato molto utile: la ripetitrice aveva sempre con sé vecchie registrazioni in bianco e nero, le originali, dove si può vedere il vero stile di Balanchine, che è cambiato nel tempo. Ma non ci sono state imposte rigide regole stilistiche, ci è stata lasciata invece una certa libertà: infatti i tre cast apparivano totalmente diversi».

Caterina: «Io ho seguito strettamente le indicazioni della ripetitrice, ma certo ho guardato anche i colleghi: cerchiamo sempre di captare quanto gli altri fanno di meglio per prendere ispirazione».

Ma avevate già ballato in coppia?
Mattia: «No, mai. In Accademia ci eravamo solo incrociati, avendo alcuni anni di differenza. Ci siamo reincontrati qui e abbiamo debuttato insieme nello Schiaccianoci, entrambi nei ruoli principali».
Caterina: «È stata un’opportunità che ci ha permesso di conoscerci meglio a livello professionale e di diventare anche più amici».

E in scena come è andata, dal vostro punto di vista?
Caterina: «In un certo modo abbiamo messo da parte tutto quanto avevamo appreso in questi due mesi e una volta in scena siamo riusciti a divertirci e a goderci questo momento magico. È andata bene, sì, eravamo anche tranquilli, a nostro agio».

Mattia: «Visto che siamo abituati sin dall’Accademia a titoli per compagnie di livello, eravamo agevolati. Ma è vero che ballare un ruolo principale su questo palcoscenico è sempre una sfida, soprattutto quando si è così giovani e senza tanta esperienza. Per me questo è il primo principe perché nel Corsaro, che è stato il mio debutto assoluto, lo schiavo Alì era un ruolo orientale, di carattere».

Al pubblico che vi sta conoscendo vogliamo raccontare come è nata la vostra passione per la danza e come avete iniziato gli studi di balletto?
Caterina: «Non so come sia nata questa passione, neanche mia mamma lo sa, ma da bambina avevo deciso che avrei fatto la ballerina! A tre anni già volevo andare a scuola di danza, ma era troppo presto, così ho dovuto aspettare. Ho iniziato in Liguria, dove vivevo, fino a quando l’insegnante di danza ha visto le mie potenzialità e mi ha iscritta alle audizioni all’Accademia della Scala, dove sono entrata al secondo anno. Sono stati anni importanti, ho imparato tutto, sono cresciuta e cambiata. Ho avuto tante possibilità in Accademia: ballare anche ruoli da solista mi ha aiutata ad avere un rapporto confidenziale con il palcoscenico, senza paura di andare in scena. Mi sono diplomata due anni fa: ho sempre avuto la passione per questo teatro, volevo restare alla Scala e ho realizzato il mio sogno».

Mattia: «Anch’io ho iniziato all’Accademia della Scala, sin dal primo anno, dopo aver praticato tanti sport da bambino. Andavo spesso a casa di vicini di casa, perché avevano uno specchio enorme e mi piaceva ballare da solo, lì davanti. Un giorno il caso ha voluto che passasse di lì una conoscente che aveva frequentato la Scuola di ballo della Scala e mi suggerisse di provare le audizioni. È iniziato tutto così: sono passati otto anni, assolutamente fondamentali, vissuti con passione. Dopo il diploma sono entrato alla Scala. Sì, avevo fatto altre audizioni, ma era questa la mia scelta: da milanese, legatissimo alla mia città e al mio teatro. Qui passano i più grandi coreografi, i migliori artisti della danza: cosa volere di più?».

Ma perché a Mattia, di cui si conoscevano le doti sin dall’Accademia, ci è voluta qualche stagione per affermarsi?
Mattia: «Credo che alla fine ognuno abbia i propri tempi. Il Corsaro è arrivato al momento giusto, magari fosse capitato prima non sarebbe andato così bene. Il successo c’è stato, anche inaspettato per me, quindi ancora più bello, emozionante e gratificante».

Caterina invece, appena entrata in compagnia ha debuttato subito in ruoli da solista?
Caterina: «Sì. Il mio primo ruolo da solista è stato Olimpia, nella Dama delle camelie… accanto a Roberto Bolle! Poi la Regina delle Driadi in Don Chisciotte, la Damigella d’onore e l’Amica di Kitri e nel Corsaro l’Odalisca. Ho già avuto tante opportunità, sta andando tutto molto bene. Beh, poi c’è stata l’esperienza in televisione nel programma “Danza con me”, dove ho ballato un estratto dello Schiaccianoci con Roberto Bolle. Una sensazione strana avere le telecamere puntate mentre si balla, ma ringrazio tanto Roberto per avermi scelta: è stato bellissimo!».

In questa stagione molto varia cosa scegliete: classico o contemporaneo?
Caterina: «Con il cuore io mi sento più da classico! Adesso aspettiamo Il Corsaro in tournée a Cagliari e La Bella addormentata: chissà…».

Mattia: «Anche le mie preferenze al momento vanno totalmente ai grandi ruoli del repertorio, com’è normale a questa età. E dopo questo primo principe spero ce ne sarà un altro! Ma è bene che un ballerino classico si cimenti anche con il contemporaneo: questa stagione aspettiamo ancora McGregor».

E fuori dal teatro, negli scampoli di libertà di un artista del balletto, cosa vi piace fare?
Mattia: «Fuori di qui cerco di svagarmi con altro: mi piace uscire, vedere le cose belle, prendere visione di quel mondo che noi ballerini ci perdiamo un po’ vivendo in un nostro universo. È difficile spiegarlo a chi non ne fa parte».

Caterina: «Anch’io cerco di separare le cose: credo faccia bene. La vita è una e bisogna cercare di renderla completa. Sì, la nostra è una professione stupenda ma c’è anche altro ed è giusto vivere pienamente, cogliendo tutto quanto la vita possa offrirci».

Immagine di copertina: Lo schiaccianoci, George Balanchine’s The Nutcracker ® Coreografia George Balanchine © The George Balanchine Trust

Foto: Ph. Marco Brescia e Rudy Amisano – Teatro alla Scala

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