Da partner di supporto a protagonista assoluto: al danzatore del nuovo millennio non serve più la ballerina. Lo dimostra il successo dei BalletBoyz, troupe britannica “all men” che riempie i teatri di tutto il mondo di un pubblico pop. Nutriti gruppi di donne e di uomini entusiasti anche al ritorno in tour nel nostro Paese, con prima italiana al Teatro Ponchielli di Cremona per la rassegna “La Danza”.
L’idea della compagnia venne quasi vent’anni fa a due Solisti del Royal Ballet di Londra, Michael Nunn e William Trevitt, protagonisti di brani d’autore in formato agile, perfetto anche per clip televisive. Nel tempo i due hanno allargato la compagnia a 10 elementi, reclutati tramite audizioni prese d’assalto (300 applications per l’ultima), dalle quali vengono selezionati – ci spiega Trevitt – ventenni dai vari backgroung: balletto, modern, street dance, ginnastica, arti marziali. Requisito principale la personalità scenica del danzatore.
La linea artistica è l’entertainment anglosassone: per tutti, ma di ottima qualità. Sull’onda della new wave coreografica inglese, sfruttando i legami con gli amici coreografi, Nunn&Trevitt hanno messo insieme in 15 giorni un nuovo programa: “Fourteen Days” appunto. Di grido gli autori: Russell Maliphant con il suo hit in stile contact Fallen; Christopher Wheeldon con il duo amoroso Us che diventerà una storia; Ivan Perez con il riuscitissimo Human Animal; Javier De Frutos con il ginnico The Title in the Text; Craig Revel Horwood con The Indicator Line che cita le danze irlandesi.
Trevitt precisa che è un caso se in questo programma anche i coreografi sono tutti uomini: il futuro è aperto a coreografe e perché no, a danzatrici. In effetti dopo 80 minuti di spettacolo tutto al maschile qualcuno potrebbe avvertire la mancanza della varietà dell’altro sesso. Non i protagonisti, perfetti esemplari di maschi metrosexuals che delle donne sembrano non aver più bisogno.