Il percussivo, l’enfant terrible, il provocatore, l’irriverente. Sono questi gli aggettivi che siamo abituati ad attribuire a Sergej Prokof’ev e alle asperità di molta sua musica. Eppure esiste anche un Prokof’ev simbolista, intimo, la cui introversione si può leggere tra le righe di alcune sue pagine o ascoltando alcuni suoi lavori meno noti.
Autumnal Sketch op. 8
Aveva 19 anni Prokof’ev quando scrisse Autumnal Sketch op.8. Padronanza assoluta della scrittura, un organico orchestrale non molto vasto, e una cifra stilistica molto chiara fanno di questo pezzo un piccolo capolavoro a tinte simboliste.
Una cupissima prima parte inizia con una lunga linea di crome. Non un vero tema ma piuttosto il colore di un orizzonte fosco. Un secondo periodo musicale più agitato prepara alla distesa sezione intermedia della composizione. Anche in questo caso non troviamo un vero e proprio tema ma un modulo melodico di pochissime note che viene riproposto in progressione. Mai variato solo trasposto e riproposto con un’orchestrazione efficacissima.
Il lirismo di Prokof’ev
Qui si riconoscono le caratteristiche del lirismo di Prokof’ev, mai esibito, mai facile: se dolore c’è, è sempre misto ad una punta di asciutto cinismo. Il punto culminante, a tre quarti del brano, è anche l’inizio della terza parte. Una sorta di ripresa del clima iniziale porta ad una lunga coda finale. Il disegno di crome iniziale assume un colore sempre più cupo e crepuscolare tardando a spegnersi del tutto.
Consapevolezza e fortissima personalità in questo piccolo e giovanile capolavoro che io vi propongo insieme a questa breve poesia del poeta russo Konstantin Bal’mont.
Ci sono altri pianeti
In cui i venti melodiosi sono più dolci
In cui il cielo è più pallido
In cui i colori si mescolano
In un flusso e riflusso carezzante e ridente
Immagine di copertina Ph. Getty Images