Schumann è il compositore degli enigmi e le sue composizioni sono piene di rimandi, di simboli, di riferimenti al suo complesso mondo interiore, ai suoi fantasmi. È impossibile analizzare la musica di Schumann secondo i criteri tradizionali e non considerare le ragioni delle scelte motiviche, di una scrittura così maniacalmente precisa, in ogni dettaglio, dalle articolazioni alle dinamiche alle indicazioni di tempo. Malgrado il complesso universo psicologico, la scrittura di Schumann è talmente puntuale che non dovrebbe porre il fianco a dubbi interpretativi.
Albumblätter
Com’è noto, nel decennio tra il 1830 e il 1840 Schumann si dedicò al pianoforte, componendo lavori di ampio respiro, ma anche tutta una serie di schizzi, fogli d’album e appunti sparsi. Molti di questi pezzi furono poi ripresi dal cassetto e riuniti qualche anno dopo sotto il nome di Albumblätter (Fogli d’Album) op. 124. È curioso quindi che in un numero d’opera a tre cifre si ritrovino gli stessi umori, le stesse tecniche del giovane Schumann, ma anche eventi specifici della sua vita privata.
Leid ohne Ende, Dolore senza fine
Leid ohne Ende, ad esempio, è dedicato ai difficili momenti dei primi anni con la moglie Clara Wieck, e in particolare al conflitto con il padre di lei.
Già il titolo si presta a più interpretazioni. Leid (dolore) è una sorta di anagramma di Lied (canto). In alcune edizioni, forse proprio sotto correzione di Clara, il pezzo appare come “Lied senza fine” o come “Fine del Lied”. Nel titolo, ovviamente, non ci si riferisce solo al clima emotivo, ma anche alla struttura.
Tutto il brano infatti è costruito su un unico elemento scalare discendente che si ripete ossessivamente “senza fine” appunto. Il “motivo” è proprio quello di Clara, ed è uno dei tanti “topoi” compositivi, una delle tante firme che Schumann colloca qua e là nella sua produzione.
Instabile è anche la struttura ritmica e fraseologica. La fine e gli inizi delle frasi non corrispondono con il battere della misura. Questa emotività irrisolta è resa efficacemente anche dalla scrittura fatta di polifonie arpeggiate e ad accordi molto ampi (anche di dodicesima). Il “dolore” (Leid) è un canto (Lied) senza fine, irreparabile e circolare, come la forma di questa gemma pianistica.

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