Scrivere musica è qualche volta una sorta di sfida tra il compositore e la materia che egli stesso plasma. L’intento è quello di arrivare alla sintesi ideale tra i materiali utilizzati, gli “ingredienti”, e il loro sviluppo. E la sfida sta proprio nel tentativo di usarne meno possibile.
Specialmente nella musica tedesca, da Beethoven a Stockhausen, la logica tra materiali costruttivi e il loro utilizzo si fa stringente. Da pochissime note, da un accordo, da un motivo apparentemente insignificante, si possono ergere cattedrali sonore, composizioni complesse. Basti pensare alle cellule generative dei motivi beethoveniani o al teatro wagneriano, dove un accordo può diventare il pilastro di un’intera scena e può avere un connotato drammaturgico psicologico riconoscibile.
Paul Hindemith, Sancta Susanna
Maestro dell’elaborazione, solido costruttore, artigiano, ma anche folle visionario, Paul Hindemith seppe conciliare gli impulsi provocatori, la furia iconoclasta del suo tempo con un’incrollabile fede nella chiarezza della forma musicale.
L’atto unico Sancta Susanna (1921) rappresenta una sorta di paradigma di perfezione costruttiva e di drammaturgia. Ultimo tassello di un trittico (le altre due Mörder, Hoffnung der Frauen, su un testo di Kokoschka, Das Nusch-Nuschi, commedia per marionette, sono rarissimamente eseguite) Sancta Susanna fece da sempre parlare di sè, tanto da meritarsi anche una censura e un’interrogazione parlamentare in Italia in pieno periodo democristiano. Si tratta comunque di un lavoro che ancora adesso scuote e turba gli animi.
La trama
In breve si narra di una giovane suora, Susanna, che fa i conti con i suoi risvegliati impulsi sessuali repressi dai voti monastici. Susanna abbatte ogni inibizione quando la consorella Suor Klementia le racconta la tragica fine di Suor Beata, murata viva per aver provato un’attrazione carnale verso il crocifisso. Dopo il racconto di Klementia, la vocazione mistica di Susanna assume la forma di una pulsione erotica incontrollabile, desiderio di fusione con Dio nello spirito e nella carne. Davanti alle consorelle che pregano per lei e invocano il suo pentimento Susanna nega il suo peccato e chiede di essere murata viva come Suor Beata.
La struttura formale
Tanto allucinato e angosciante è il clima espressivo dell’opera tanto granitica la struttura formale.
Il lavoro, brevissimo come si diceva, 25 minuti scarsi, è tutto costruito sul principio della variazione. Un unico tema, esposto all’inizio dal flauto, viene sottoposto a elaborazione e trasformazione in corrispondenza della crescente pulsione erotica. L’amplesso ideale tra la protagonista e il crocifisso, più o meno a metà dell’opera, segna anche il momento di massima densità della partitura.
Lo stesso tema, ogni volta variato, viene associato ora al desiderio carnale, ora ai simboli della natura che fanno da contorno alla vicenda: il canto di un usignolo e un terribile ragno. La scelta del materiale (attraverso il link è possibile ascoltare e vedere la partitura) non è mai casuale o dettata dal puro istinto ma, tipico nella musica tedesca, sempre ragionata.
Sancta Susanna, il tema principale
Il tema principale è caratterizzato da terzine che, tramite nota di volta inferiore (delle tre note, la prima e la terza sono uguali, la seconda è un semitono sotto), sembrano ornare, fiorire, la nota lunga. Il disegno che si viene a creare (semiminima legata alla terzina che la fiorisce) delinea un cromatismo a intervalli sempre più grandi, dal semitono, alla terza, alla quarta per poi tornare indietro. Un continuo e incerto procedere e retrocedere.
Un tema fortemente iconico che delinea simbolicamente il controverso animo di Suor Susanna e la sua perversa attrazione per il crocifisso. Casuale forse il ricorrere proprio alla terzina con la nota di volta come riferimento simbolico alla croce? Può suonare forzato, ma la costruzione tematica in molta musica tedesca rimanda spesso a significati extramusicali.
L’associazione tra la terzina e la croce ha una sua storia che è stata forse di riferimento anche per la partitura hindemithiana. In questo caso, appunto, il continuo allargare gli intervalli, procedere per cromatismi e tornare indietro mi sembra pertinente con la definizione dei caratteri e del contesto. Basterebbe tracciare una linea, unendo le teste delle note, per cogliere l’incerto procedere della melodia, in un disegno fatto di timidi tratti in avanti e indietro.
Il tema del ragno
Da questo tema principale esposto nel preludio iniziale hanno origine tutti gli altri, tra cui quello del ragno esposto dal clarinetto nel corso dell’opera. Dopo il preludio c’è l’ingresso di Suor Klementia e quindi il primo dialogo con Suor Susanna su un lunghissimo pedale di sol# dell’organo (5 minuti attorno alla stessa nota). L’animo di Susanna viene però turbato dalla vista di una coppia appartata sotto un albero.
Il risveglio delle pulsioni da un lato, la fede religiosa dall’altro e il racconto di Suor Klementia trovano un corrispettivo nella partitura hindemithiana e nella densità più o meno fitta della scrittura. L’opera quindi si gioca sul continuo contrasto tra moto e stasi, tra contrazioni e dilatazioni delle strutture motiviche, sul conflitto tra corpo e spirito.
Hindemith si serve di una forma nitida, fatta di pochissimi elementi, per rappresentare, con impressionante lucidità, il conflitto insanabile, eterno, tra individuo e società. Tra repressione sessuale e convenzioni religiose.
Qui il link al libretto
Immagine di copertina: Sancta Susanna con la regia di Chiara Muti Ph. Silvia Lelli