Abbiamo incontrato Ernesto Schiavi, il direttore artistico della Filarmonica della Scala. In esclusiva ci racconta le novità della nuova stagione.
Quali sono le cifre principali della nuova stagione?
«Voglio cominciare dai “direttori di famiglia”: penso a Chailly, Gatti, Luisi o Chung; è significativo il rientro di Temirkanov, direttore assente da 13 anni dal nostro podio. Segnalo poi l’esordio, come da tradizione, di un’orchestra ospite e di un nuovo direttore: Teodor Currentzis alla guida di Musica Aeterna, con un programma che vede protagonisti Mozart e Beethoven. Interessante, inoltre, l’appuntamento con John Axelrod e i Swingle Singers, impegnati in un doveroso omaggio a Leonard Bernstein».
Grandi direttori sul podio
Possiamo dire che il filone centrale di questa stagione è il Romanticismo russo insieme alla Prima scuola di Vienna?
«Assolutamente sì. Dagli anni ’70 agli anni ’85 si colloca il settanta percento della musica che suoniamo in questa stagione. Si pensi a Chailly, con Seconda e Quarta di Čajkovskij in due diversi concerti. Oppure a Gergiev e Temirkanov che sempre di Čajkovskij dirigono rispettivamente la Sesta e la Quinta. E sottolineo che nessuno di loro ha mai diretto in Scala la Sinfonia in programma.
Poi spazio al Romanticismo tedesco con Gatti, nella seconda parte della stagione, che propone la Quarta di Bruckner, anche questa un’opera degli anni ’70; e poi la Seconda di Brahms con Myung-Whun Chung. Completano Harding con la Terza di Beethoven e Currentzis con la Sesta.
Per quanto riguarda Harding ricordo ancora quando anni fa lo sentii dirigere alla radio la Terza di Beethoven, mi impressionò moltissimo. Con lui proponiamo, tra l’altro, un solista del calibro di Daniil Trifonov, oggi quello che più di tutti unisce tecnica, visionarietà e sensibilità».
Non mancano però altri solisti eccellenti nel corso della stagione…
«Proprio così, a cominciare dall’esordio di Nelson Freire o del giovanissimo Seong-Jin Cho che ha vinto lo Chopin nel 2015».
Le trasferte internazionali della Filarmonica
Come si posiziona oggi la Filarmonica della Scala a livello internazionale?
«Posso affermare con sicurezza che grazie a Riccardo Chailly la Filarmonica è rientrata a tutti gli effetti nell’élite delle orchestre internazionali. Nella prossima stagione debutteremo ai Proms, torneremo al Festival di Lucerna, chiuderemo il Festival di Edimburgo con due concerti, saremo a Berlino, Bucarest, a Milano con MITO. Poi ancora Vienna, Parigi, Budapest. Siamo l’orchestra italiana con più presenze all’estero nonostante per 250 sere l’anno facciamo lirica».
Com’è il rapporto con la città di Milano?
«Due parole: Open Filarmonica! La piazza, le prove aperte, la musica per i bambini attraverso le borse di studio, sono alcune delle iniziative che ci legano alla città. Vorrei anche dire che in questi ultimi anni sono aumentati gli abbonati e questo aumenta la nostra credibilità agli occhi degli sponsor che ormai sono veri e propri compagni di viaggio».
I vostri finanziamenti sono solo di carattere privato?
«Sì. La Filarmonica non gode di alcun finanziamento pubblico. Pensi al Concerto per Milano dell’11 giugno, sostenuto da Unicredit e Allianz. Penso però sarebbe giusto, per noi, poter godere dell’Art Bonus, ma al momento così non è».
Info: filarmonica.it
Foto di copertina: Ernesto Schiavi