Il primo settembre sono stato a Matera per partecipare all’evento clou dell’Open Sound Festival: URLA, opera sonora in movimento di Yuval Avital con la curatela di Nicola Scaldaferri.
Un esempio di Crowd music di grande suggestione, sia per la location – i conturbanti Sassi di Matera – sia per la varietà di tradizioni musicali e antropologiche coinvolte. Vi propongo una preziosa conversazione tra l’autore di URLA, Yuval Avital, e l’etnomusicologo Nicola Scaldaferri, cui si deve la curatela.
Yuval Avital e Nicola Scaldaferri a confronto: URLA
NS: URLA vede il coinvolgimento di un’intera regione italiana, la Basilicata, con la presenza attiva di numerose comunità, con le loro azioni sonore e rituali. Per quanto sia una piccola regione, è caratterizzata da una notevole ricchezza e densità di eventi. Si tratta dunque di una situazione policentrica rispetto alle pur complesse situazioni che hai affrontato in passato in altri tuoi lavori.
YA: In URLA credo di aver messo a frutto lezioni importanti apprese in passato. Prima cercavo di trasformare strumenti e tradizioni viventi in strumenti di espressione contemporanea. Qui invece mi sono avvicinato ai mondi sonori lucani cercando una forte intimità con la materia, lasciando aperta ogni possibilità e senza nascondere il senso di stupore che ogni volta nasceva. La partitura non è stata pensata come una gabbia imposta in cui far convogliare i fenomeni, ma un processo che scaturisce dal linguaggio specifico di queste tradizioni viventi.
NS: Il coinvolgimento di intere comunità ha comportato un rapporto intimo con il territorio, i suoi riti e le sue tradizioni. È stato necessario stabilire un approccio collaborativo che ha richiesto molto tempo e non era per nulla scontato.
YA: In Basilicata mi sono trovato di fronte a delle comunità con un senso identitario assai forte, portatrici di importanti tradizioni e capaci di creazioni originali. Posso definirle delle vere comunità di artisti, in cui ogni azione tradizionale costituisce anche un autentico rito d’arte. È una cosa questa che mi ha colpito molto e con cui mi sono dovuto confrontare.
URLA: il ruolo dell’autore
NS: Lavorare con un enorme numero di autentici artisti, con specifiche peculiarità culturali e identitarie, ha comportato non solo collaborazione ma anche negoziazioni e rinunce. Ti sei sentito limitato nel tuo ruolo di compositore? pensi che questo possa mettere in discussione il concetto di autorialità?
YA: Non ho mai percepito questo come una limitazione o una messa in discussione del mio ruolo. Dobbiamo pensare al significato primario del termine compositore: comporre vuol dire innanzitutto accostare, mettere vicino tra loro situazioni, oggetti, e con essi creare un nuovo ordine Quello che nasce è qualcosa di nuovo.
NS: Un’idea portante di URLA sembra essere il movimento. I gruppi di artisti lucani si muovono tra i Sassi, e anche laddove abbiamo le stazioni fisse, queste sembrano quasi luoghi di interferenza con il flusso che scorre. Inclusa la stazione conclusiva, che è soprattutto un luogo geografico di convergenza, dal momento che l’opera non ha una fine prescritta ma sfocia in una festa.
YA: Fin dalle prime esperienze sonore autentiche che ho avuto in Basilicata, ho incontrato sempre suoni in movimento: processioni, zampogne e cortei di maschere sonore per strada. Nessuna idea di palco o di concerto. Il movimento era dunque la formula per me più coerente per URLA.
Durante la fase compositiva di URLA, il movimento nello spazio ha suggerito un cambiamento rispetto a quello che ho fatto finora. Solitamente lavoravo con creazioni policulturali e multimediali organizzandole in base al flusso delle durate, posizionando eventi sonori, gestuali e visivi lungo un’asse temporale.
Invece in URLA, anche per le specificità delle tradizioni sonore coinvolte, ho pressoché sostituito l’asse spaziale a quello temporale. È il movimento dei gruppi nello spazio a determinare il cambio di performance e di situazioni sonore.
I Sassi di Matera
NS: Parliamo di uno spazio specifico, quello dei Sassi di Matera, le cui strade e i cui luoghi, anche dal punto di vista visivo e perfino architettonico, sembrano costituire il vero supporto in cui è inscritta la partitura, in aggiunta all’impronta spiccatamente multimediale dell’opera. Quasi un elemento di multimedialità/transmedialità ulteriormente dilatata.
YA: URLA è un‘opera multimediale, pensata per Matera, ma è soprattutto un’opera sonora. Ogni gruppo di artisti, costituisce infatti quasi una sorta di microcosmo sonoro a sé (le squadre di campanacci, le bande, i gruppi vocali, le maschere ecc). Per ogni gruppo è prescritto un insieme di 6-8 elementi sonori, che spesso scaturiscono da azioni, da variare a seconda di precise indicazioni. Queste indicazioni sono fissate in modo rigoroso nel caso del corteo maggiore e più libero negli altri cortei. Ma in tutti i casi, sono le strade e i luoghi dei Sassi, nel momento in cui vengono attraversati dai gruppi, a diventare gli indicatori del cambiamento sonoro. Grazie a questo è stato dunque possibile creare una partitura complessa e stratificata, ma ad un tempo anche coerente ed immediata.
La voce gioca un ruolo fondamentale
NS: Nelle tue composizioni la voce umana gioca sempre un ruolo importante. Anche qui abbiamo una rilevante presenza vocale, come si può intuire già dal titolo, e che traspare chiaramente dalle specifiche tradizioni vocali coinvolte, nonché dall’uso del megafono come mezzo di proiezione della voce nello spazio. Nel contempo vi è in URLA anche un numero enorme di strumenti che sono peraltro la parte massiccia dei cortei.
YA: La voce è per me sempre un elemento fondamentale, a maggior ragione nei lavori di Crowd Music per il carattere di comunità sociale che in qualche modo comportano. Tutti siamo virtuosi in un modo o in un altro, e la voce è un mezzo primario di espressione che tutti potenzialmente siamo in grado di utilizzare.
Nel caso di URLA non abbiamo solo la voce umana. Il concetto di voce è stato qui esteso a tutti i partecipanti: c’è la voce della maschera, la voce della campana, del cupa cupa, della catena che sbatte. In URLA diversi strati di voci e diverse idee di voce si trovano dunque a coesistere all’interno di una stessa opera.