La Scala s’è desta: tripudio per la “Tote Stadt” di Korngold e Asmik Grigorian

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La Scala s’è desta. Questa “Tote Stadt” di Korngold è uno spettacolo meraviglioso e spiace che il pubblico più milaniota si spaventi e diserti il teatro ogni volta che nel nome di un compositore compare una “kappa”: se c’è un titolo piacione e ruffiano, godibilissimo anche senza mediazioni intellettuali, anzi intellettualistiche, è proprio questo. Dunque hip-hip-urrà per Korngold, per Alan Gilbert che ha diretto magnificamente e per Graham Vick che ha magnificamente messo in scena: del resto, il quarto d’ora di tripudio finale sta lì a dimostrarlo (poi si potrà dire che per ogni teatro italiano e per la Scala in particolare è molto più facile farsi applaudire con Korngokd o Musorsgkij che con Bellini o Donizetti, che infatti nella prossima stagione risultano desaparecidi…).

Però da Bruges arriva anche un’altra buona notizia. La Scala si è desta perché non aspetta più quei cinque-dieci anni, quando va bene, per accorgersi di quel che avviene nel resto del mondo e, se è valido, per portarlo a Milano. Il pubblico è impazzito per la Marietta di Asmik Grigorian, e ne ha ben donde perché si tratta di un talento raro e soprattutto di un talento “moderno”. Ma Grigorian si è rivelata a Salisburgo appena due estati fa (beninteso ammesso che quest’anno un’estate prima o poi inizi), con una strepitosa Marie del “Wozzeck” seguita, l’anno successivo, da una non meno grandiosa Salome, capace perfino di sopravvivere a una regia di Castellucci. E adesso è già alla Scala, mentre di solito ci vogliono ere geologiche per portarci talenti già ampiamente riconosciuti altrove. Di più provinciale c’è solo la critica italiana, le cui cognizioni, ammesso e non dato che ci siano, si fermano ai Navigli, e ogni volta che arrivano al Tempio “scopre” direttori, registi e cantanti che fuori dalla circonvalla abbiamo già scoperto da lustri. Anzi, di solito ci hanno pure già stufato.

Info: teatroallascala.org

Foto Ph. Brescia e Amisano – Teatro alla Scala

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