Il legame è storico tra danza e moda e suscita sempre interesse oltre le mura del teatro. Per la nuova Serata Philip Glass al Teatro dell’Opera di Roma bene ha fatto la direttrice del Ballo Eleonora Abbagnato a commisionare una nuova creazione con i costumi di Maria Grazia Chiuri per Dior. Con una anteprima mondanissima, la maison francese ha lanciato l’intero programma: tre novità per il Costanzi, costruite intorno alle partiture del compositore americano, eseguite dall’Orchestra del Teatro dell’Opera diretta da Carlo Donadio.
Hearts & Harrows
Hearts & Harrows è una coreografia recente nata per l’L.A. Dance Project di Benjamin Millepied, che da francese ed ex (fugace) direttore dell’Opéra di Parigi ritorna nelle scelte della Abbagnato, étoile del Teatro parigino. Già ballerino del New York City Ballet, Millepied deve molto, e lo cita apertamente, al suo maestro Jerome Robbins. La facilità compositiva è su quella linea, le aggregazioni degli otto danzatori, intercalate da passi a due e assoli, hanno simili andamenti. Anche se la veste dell’allievo è piuttosto di estetica minimalista, opposta al luccicante trittico Jewels di George Balanchine che dichiara di rivisitare, nonostante la medesima collaborazione, allora come oggi, della maison Van Cleef & Harpels.
Perfetta espressione di quegli anni Ottanta in cui debuttò è Glass Pieces (Rubric e Façades ed estratti dall’opera Akhnaten), di Jerome Robbins, che con l’eclettismo che gli era tipico creò per suo New York City Ballet un balletto nello stile della post-modern dance, con citazioni, anche nei costumi di scena, del fitness allora imperante: l’aerobica. Licenze pop a parte, resta un balletto grandioso per 40 interpreti, di fattura squisita e tuttora contemporanea.
Nuit Blanche
L’attesissimo Nuit Blanche chiude la serata con un “ohhh” di meraviglia, che all’anteprima si leva in sala all’apparizione dei costumi di Maria Grazia Chiuri. Il balletto è tra i primi di Sébastien Bertaud, giovane Sujet dell’Opéra di Parigi, che la predilezione per la moda l’aveva già rivelata in Renaissance, con i costumi preziosissimi di Olivier Rousteing per Balmain. Anche questa volta la moda alimenta l’ispirazione: il coreografo ha dichiarato di aver tratto la combinazione di movimenti aperti e chiusi dalle corolle di fiori, storico topos delle collezioni di Christian Dior.
I fiori di stoffa si scorgono come nelle pagine di un erbario anche tra i tulle dei tutù delle ballerine e sulle calzamaglie dei ballerini, in toni madreperlati per i protagonisti e notturni per il corpo di ballo. Le corrispondenze sono evidenti: ai motivi della danza Dior sta dedicando le sue ultime collezioni. Con echi della Valse di Ashton, la coreografia appare ancora acerba, non tanto nella composizione, quanto nell’originalità ancora da trovare, ma il balletto è fatto per piacere al pubblico, che ne apprezza la veste e i protagonisti: Eleonora Abbagnato e Friedemann Vogel.
Info: operaroma.it