Inconcepibile vivere senza danzare: Alessandra Ferri in scena a Pavia

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Il richiamo dell’artista e della diva resta intatto per Alessandra Ferri: come non accorrere a rivederla nell’unica tappa italiana del suo spettacolo Trio ConcertDance al Teatro Fraschini di Pavia? Un format di successo, che dopo il debutto al Teatro Regio di Parma quattro anni fa e a ridosso di una serie di recite sold out al Linbury Theatre di Londra, è tornato in un teatro all’italiana. Cornice ideale per un programma “da camera” tanto raffinato, per concezione ed esecuzione.

Accanto ad Alessandra Ferri c’è Herman Cornejo, Principal dancer dell’American Ballet Theatre, il prestante partner che l’accompagna sulle scene e le è molto vicino nella vita da quando la cinquantacinquenne ballerina è tornata a danzare. Si sa: perché l’étoile non poteva concepire la sua vita senza la danza, tanto più dacché quei legami coniugali che sembravano supplirvi si erano spezzati, con grande sofferenza. Un percorso umano che l’ha portata ad essere l’artista drammatica ritrovata, in una seconda vita scenica non meno ricca di personaggi, questa volta nati per lei: da Eleonora Duse nel balletto di John Neumeier con l’Hamburg Ballett a Virginia Woolf nello spettacolo di Wayne McGregor in arrivo al Teatro alla Scala (7-20 aprile).

Così, benché di materia del tutto astratta, le coreografie scelte per il programma inframezzato da brani musicali del Novecento eseguiti del pianista americano Bruce Levingston, si caricano nell’interpretazione della nostra artista di quella sua essenza così umana, oggi sospesa tra il febbrile e il malinconico.

È composizione di linee nette Flair, su musica di Ligeti, dell’emergente Vemis Volpi, le braccia del partner a fissare dell’étoile la bellezza immutata di gambe, piedi e schiena perfettamente arcuati, le luci nere a scolpire la sua femminilità senza tempo.

Cornejo mostra finezza compositiva, oltre alla nota souplesse, nell’assolo che firma per sé, Momentum, su musica di Glass. Torna partner nel plastico Witness di Wayne McGregor su musica di Satie e nel grafico Entwine di Russell Maliphant su musica di Glass, dove seduce il contrasto tra il guapo argentino con tatuaggio guizzante sull’avambraccio e l’elegante signora della danza dell’hight society internazionale.

Struggente l’assolo creato dalla coreografa Fang-Yi Sheu per Alessandra Ferri, che tra essenziali tratti coreografici riesce a mettersi a nudo, mostrando al suo pubblico, con sincera fierezza, l’artista e la donna che è oggi. D’antan tra creazioni nuovissime apparve al debutto il duo di Le Parc di Angelin Preljocaj, ma oggi si coglie commossi il rimpianto crepuscolare per l’amore carnale che l’étoile vuole imprimervi.

La danza al Teatro Fraschini continua con il Ballet de l’Opéra National de Bordeaux in Trittico (15 febbraio) e con la Compagnie Kafig con Pixel (16 marzo).

Info: teatrofraschini.it

Immagini Ph. Roberto Ricci

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