Mi presento: sono Emilio Sala e faccio il musicologo. Cos’è la musicologia? È la scienza che studia la musica come l’entomologia gli insetti o la malacologia i molluschi. In particolare mi occupo di drammaturgia musicale, cioè dei modi rappresentativi/narrativi veicolati dalla musica. Non solo nell’opera lirica ma in tutte le forme di teatro musicale (anche mentale) e di prodotto audiovisivo.
Con Amadeus collaboro da una vita e da un paio d’anni sono titolare di una rubrica: “All’opera”. Se mai raccoglierò gli articoli in essa pubblicati intitolerò il libro che ne verrà fuori L’opera come neutro plurale.
Trovo infatti fondamentale non considerare la tradizione operistica solo come un “patrimonio” da tutelare tipo le colline toscane o la mozzarella di bufala. Non vorrei essere equivocato: io adoro l’opera, ma per uscire dalla sindrome nostalgico-regressiva che essa porta spesso con sé mi sembra sempre più urgente guardarla inforcando gli occhiali di altre drammaturgie musicali.
Per esempio qualche tempo fa ho visto uno spettacolo che ho consigliato a tutti i miei amici melomani: Maryam del Teatro della Albe, regia di Marco Martinelli. L’ho visto al Teatro Elfo Puccini di Milano il 12 febbraio 2017. Se fossi un cantante lirico prenderei molto sul serio la vocalità di Ermanna Montanari.
D’altronde, da melomane, adoravo temporibus illis quella di Carmelo Bene. Gli spettacoli musicali del Teatro della Albe (con i soundscapes di Luigi Ceccarelli) sono una forma di “opera”. Quello che mi ha appassionato di più resta il primo: L’isola di Alcina del 2000.
Se fossi un direttore artistico di un teatro d’opera inviterei Martinelli non certo a fare la regia di un’opera di Donizetti, ma ad allestire L’isola di Alcina “in grande”.
Info: teatrodellealbe.com