Tones On The Stones: Aida nelle cave di marmo della Val d’Ossola

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Scriveva Alberto Mattioli, qualche giorno fa sulla sua rubrica controcanto, alcune considerazioni sull’opera all’aperto. Un nuovo esempio di Opera oltre l’opera (per riprendere la rubrica di Emilio Sala), meno comune, meno scontato e di grande suggestione è stata la proposta di Tones On the Stones.

Un festival scolpito nel marmo

Si tratta di un festival di teatro, arti digitali e musica che vede come location le cave di marmo della Val d’Ossola, cave che per il resto dell’anno sono sfruttate per l’estrazione della preziosa pietra. Così ogni anno il paesaggio muta, le pareti – che diventano scenografiche tele per proiezioni di luci – sono ogni anno differenti, trasformate dall’attività estrattiva. Un teatro all’aperto in continuo divenire.

Tra spettacoli futuristici di luci, ologrammi e musica elettronica, da qualche anno Tones On The Stones propone uno spazio anche per una diversa fruizione della musica cosiddetta “classica”. Per la prima volta questa edizione ha salutato una produzione originale: l’Aida verdiana, in collaborazione con il Teatro Coccia di Novara e l’Orchestra Filarmonica del Piemonte. Con la regia di Renato Bonajuto e la direzione di Aldo Salvagno, ma soprattutto le scenografie (o meglio: il «progetto video immersivo») di Aesop Studio.

La marcia trionfale

Le pareti di marmo della cava La Beola di Montecrestese hanno fatto così da scenografie per effetti olografici che hanno regalato agli spettatori un’esperienza immersiva quasi totale all’interno dell’opera. Circondati per tre quarti da piramidi, sfingi e bassorilievi egizi, gli occhi del pubblico sono stati saturati da un tripudio visivo. Memorabile la scena della marcia trionfale, in cui le proiezioni animate del corteo che fa il suo ingresso nella città hanno accompagnato la musica di Verdi.

Tones On The Stones, il pubblico

Questo allestimento è interessante proprio per merito della location e delle scenografie. O meglio, ribadiamo, del «progetto video immersivo».

Soprattutto il suo grande merito è stato di aver portato alla cava un pubblico vasto – si è sfiorato il tutto esaurito – e vario. Tanti turisti e curiosi in abiti da trekking, oppure in sandali e pantaloni corti. Gente che, chissà, magari gli si è accesa una scintilla dopo questa sera. Non mancavano naturalmente i Cultori dell’opera, addirittura in abito da sera, come il rituale esige. Ma in una cava di marmo sembravano un po’ fuori luogo.

Qui la gallery con le foto più belle

Immagine di copertina Ph. Stefano Di Buduo

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