Leo McFall e la Settima di Mahler alle Settimane mahleriane

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Particolarmente intrigante il programma delle Gustav Mahler Musikwochen 2019 di Dobbiaco. Lo scorso 20 luglio vi è stata anche una vera preziosità, la première italiana della Settima di Mahler nell’adattamento per orchestra da camera del compositore Klaus Simon, uno specialista in imprese di tal genere che richiamano la prassi delle Bearbeitungen per i concerti del Verein für musikalische Privataufführungen fondato da Schönberg.

Interpreti appassionati di questo interessante esercizio di ‘trascrizione’ delle sonorità mahleriane sono stati dei giovani musicisti che provengono dall’esperienza della Gustav Mahler Jugend Orchester. Si tratta della Alma Mahler Kammerorchester, nata nel 2017, e del giovane direttore d’orchestra londinese Leo McFall, classe 1981, che abbiamo intervistato in esclusiva.

Mr. McFall, nel 2015 Lei è stato insignito del premio Deutsche Dirigenten Preis e ha ricevuto importanti riconoscimenti internazionali. Quando ha capito di voler diventare un direttore d’orchestra?

Direi gradatamente, prima mi sono innamorato del repertorio sinfonico, frequentando a Londra i concerti di tanti grandi direttori. Direi che la vocazione è nata verso i 16-17 anni.

Lei è stato a lungo assistente di Bernhard Haitink, uno dei più rinomati interpreti mahleriani. Che peso ha avuto questa esperienza sul suo approccio a Mahler?

Lavorare con Bernhard Haitink è stato uno dei grandi doni della mia vita. Per me lui rappresenta una sorta di ‘gold standard’ nel modo di affrontare la musica e i musicisti. Una delle ragioni per cui amo il suo modo di far musica è la splendida fusione di testa e cuore. Il suo approccio a Mahler è particolarmente fedele alla struttura della partitura, nelle sue interpretazioni si percepisce un chiaro climax in ogni movimento. Alcuni musicisti sono più propensi verso gli effetti e la spettacolarità, altri verso la struttura. In Haitink vi è sempre la ricerca di una architettura chiara del brano, il ‘pacing’, l’incedere della musica sino al punto strutturalmente ed emotivamente culminante, che lui preparava con cura estrema.

Qui a Toblach Lei dirige la Settima sinfonia con l’orchestra AMK, nella versione da camera di Klaus Simon. Ritiene che un tale adattamento sia in grado di cogliere il suono e lo spirito della musica di Mahler, il suo Ton?

Certamente il suono di un’orchestra piena può essere creato solo da un organico orchestrale completo. Mentre provavamo l’arrangiamento di un pezzo come la Settima, con la AMK abbiamo lavorato molto per identificare i passi in cui dovevamo cercare di replicare il suono di una grande orchestra, ma abbiamo avuto la necessità anche di identificare i momenti in cui non dovevamo affatto emulare il suono di un’orchestra piena. Credo sia possibile cogliere lo spirito della musica di Mahler con un ensemble del calibro della AMK, ogni musicista è di una tale qualità ed energia!

 Secondo Lei, quali sono i punti di forza dell’arrangiamento di Klaus Simon della Settima sinfonia?

Simon impiega la fisarmonica, la vera novità, e il pianoforte. La fisarmonica si fonde magnificamente con i legni e al contempo sostiene le linee più cameristiche. Il suo timbro può emergere isolato ma funge anche da collante e dona una sorta di colore nostalgico, molto mahleriano.

Qual è il Suo rapporto con l’opera italiana? Mahler diceva di aver imparato tanto da Verdi.

Amo molto Verdi. Come dice Alex Ross, “poche persone sono in grado di accettare la sua sincerità potente, quasi violenta”. Ma ho diretto anche I Puritani, un’esperienza meravigliosa. C’è molta opera in Mahler. Come direttore dell’Opera di Vienna era saturo del mondo teatrale. La sua era senza dubbio una mente forgiata dall’esperienza del teatro, basti pensare al modo in cui dispone l’orchestra, agli strumenti ‘off stage’. Nella musica di Mahler c’è sicuramente la presenza di Verdi, non solo le allusioni più note, ma anche un certo modo di trattare il colore scuro dell’orchestra, quello di Simon Boccanegra, Rigoletto.

Per concludere, quali sono i Suoi piani futuri? Dalla stagione 2020/21 Lei sarà Chief Conductor della Symphonieorchester Vorarlberg in Austria.

Personalmente non vedo l’ora di dirigere la Nona di Schubert per la prima volta, un pezzo che ho sempre amato ma mai diretto.

Immagine di copertina Ph. Ronald Knapp

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