Stasera a Villa Pennisi in Musica (Acireale) verrà eseguito in prima assoluta il brano “Memoriale” per sestetto d’archi composto da Riccardo Panfili. Il compositore ci ha dedicato in esclusiva uno special guest.
Conosco David Romano da almeno 10 anni, ma il nostro rapporto ha subìto una svolta improvvisa, quando due o tre anni fa, dopo una memorabile interpretazione di un mio pezzo, diretto da Antonio Pappano e suonato dall’Orchestra di Santa Cecilia, in tripudio estatico, lo abbracciai e lo baciai minuziosamente di fronte au un pubblico festante, ignorando totalmente la spalla dei primi.
Riccardo Panfili a VPM
L’invito a partecipare a Villa Pennisi in Musica è per me un onore, e un occasione per consolidare questo nostro rapporto corporale-musicale.
L’atmosfera e il metodo di lavoro che regnano in questa oasi, dovrebbero (in un paese civile) fare scuola. In nessuna associazione musicale-concertistica il compositore e gli esecutori hanno l’opportunità di lavorare fianco a fianco per una settimana continuativa.
Questo significa restaurare, rifondare quel cantiere comune che per secoli ha unito chi scriveva la musica e chi la eseguiva (spesso coincidendo le due figure) in uno scambio continuo. Messa a fuoco della scrittura strumentale, ideazione di nuove tecniche, concepire collettivamente e coralmente un manufatto d’arte.
Ma a questa già di per sé straordinaria esperienza musicale si unisce il laboratorio di architettura, in cui ogni anno giovani architetti progettano e costruiscono lo spazio di risonanza dove saranno eseguiti i concerti. Il luogo, il topos, diventa strumento, suono, phoné. Compositore, esecutore, spazio di risonanza, sotto le arcate che cingono il giardino di villa Pennisi, si uniscono in un corpo unico, organico.
“Memoriale” e il Sestetto Stradivari
Il lavoro a cui stiamo lavorando con il Sestetto Stradivari, Memoriale (commissionato dallo e dedicato allo stesso ensemble: non capita tutti i giorni di poter ascoltare la propria musica eseguita da musicisti di tale bravura) si ispira a un grandioso romanzo di Paolo Volponi, Memoriale appunto. Il testo, attraverso le vicende dell’operaio Albino Saluggia, denuncia il brutale processo di spersonalizzazione su cui si fondano le dinamiche sociali degli ambienti lavorativi. Spersonalizzazione tanto più radicale in quanto agisce “inconsciamente”, ad insaputa del soggetto che viene fagocitato dalla propria funzione sociale: agito da essa, parlato da essa.
La musica di Memoriale attraversa il dolore degli umiliati e dei perseguitati, il coraggio di coloro che resistono e combattono, lo sgomento di fronte a un trentennio (quello che inizia con gli anni ’80) che ha visto le masse europee trasformarsi progressivamente in un esercito di professionisti nell’arte leccaculonica. Gregari, cortigiani, delatori, dediti al proprio fatturato psichico come ad una sfinge metafisica. Individui senza voce, facce anonime plasmate da un unico, totalitario imperativo categorico “farsi, sempre, rigorosamente, categoricamente solo ed esclusivamente i cazzi propri”.
“Per strada tante facce / Non hanno un bel colore / Qui chi non terrorizza / Si ammala di terrore”
Se vuoi leggi gli Special Guest di Beatrice Rana e Alessandro Carbonare, anche loro protagonisti dell’edizione 2019 di Villa Pennisi in Musica
Immagine di copertina Ph. Flavio Ianniello