Massimo Gabellone sulla chiusura della Mitteleuropa Orchestra

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Dopo il “silenzio” della Mitteleuropa Orchestra, l’orchestra regionale del Friuli Venezia Giulia che per motivi di natura gestionale ed economica ha chiuso questa primavera la sua attività, proponiamo l’intervista all’ex Sovrintendente Massimo Gabellone.

Com’è nata la Mitteleuropa Orchestra, quanti anni ha operato e secondo quali target e risultati?

«Il nome dell’orchestra era già presente dalla gestione precedente, credo, ma non sono sicuro che fu l’allora assessore regionale alla cultura del Friuli Venezia Giulia Elio De Anna ad individuarlo. Io semplicemente lo feci registrare alla Camera di Commercio, cosa che nessuno aveva ancora fatto; l’idea della giunta regionale precedente era quella di chiudere definitivamente le vertenze sindacali verso coloro che avevano maturato dei diritti al tempo indeterminato, dunque sanare una situazione parecchio sedimentata nei 15 anni precedenti alla mia presenza in orchestra. Pareggiare il bilancio con altre entrate specie da vendita, rendere appetibile l’orchestra sul territorio regionale “vendendola” a comuni e teatri ad un prezzo reale corrispondente a quello della giornata (paghe, allestimenti, solisti, trasporti etc.), aumentare la qualità delle performance, il tutto volto a far si che il territorio regionale, cosa che non accadeva da moltissimi anni, determini la necessità di avere un’altra orchestra che non sia unicamente quella del “Verdi” di Trieste.

Naturalmente, era condivisa anche la linea di posizionare sul mercato l’orchestra anche al di fuori del territorio regionale. I risultati sono stati raggiunti e i numeri, in possesso della Regione FVG e non solo, parlano chiaro, ovvero bilancio da un milione e centomila euro a fronte di 800 mila euro di contributo a capitolo annuali, dunque altri 300 mila euro circa all’anno reperiti grazie al sottoscritto che, per riuscire a raggiungere gli obiettivi ha necessariamente costruito un team e l’ha formato sia quale supporto all’intercettazione di fondi e il posizionamento delle vendite sia per le altre esigenze organizzative dell’orchestra.

L’impostazione doveva essere di tipo imprenditoriale, con relativi rischi, uno per tutti quello di riuscire a raggiungere il pareggio di bilancio con altre entrate, specie da vendite. Anche perché il contributo regionale a capitolo copriva a malapena gli stipendi degli orchestrali, i direttori d’orchestra, le consulenze amministrative a giuslavoristiche, le utenze, le trascrizioni, le partiture, etc. Era dunque necessario reperire altre risorse per gli stipendi e rimborsi spese annessi dello staff, compreso il sottoscritto. Dunque si trattava di: promuovere la costituzione dell’associazione Orchestra Regionale del FVG (nome d’arte Mitteleuropa Orchestra) con uno statuto che permettesse l’adesione di soggetti fisici e giuridici, di reperire un corpo sociale, di reperire una sede con annessa sala prove, di trattare per ben due volte con i Sindacati CGIL e UILcom sulle proposte di contratto, di creare dei tavoli di concertazione con gli stakeholder del territorio ai fini di “riaprire” porte chiuse da tempo (a mio avviso a causa delle innumerevoli polemiche pubbliche degli orchestrali promosse sempre dai “soliti 4” e dai sindacati oltre a ragioni di poca trasparenza nei prezzi di vendita e poca coerenza operativa con i reali bisogni dei potenziali “clienti”).

Infine, la scelta condivisa con la regione di avere un’orchestra realmente tale e non raccogliticcia come la maggior parte delle orchestre in regione e non solo, con una qualità di suono identitario crescente, si è tradotta con la scelta dei contratti a tempo indeterminato per tutti, che è servito a mettere fine alle polemiche dei sindacati (anche in certi casi a mio avviso corrette nella sostanza, sulle modalità preferisco tacere), a risparmiare 130 mila euro all’anno per 3 anni (totale: 390 mila euro), risparmio che è stato investito in particolare sulla stagione di Palmanova, sulla promozione e sulla possibilità di far esibire l’orchestra con grandissimi solisti.

Altro elemento di utilizzo del risparmio è stato quello di produrre moltissimi audio e video di altissima qualità, il cui canale Youtube è seguito ad oggi da circa un milione di utenti. Mitteleuropa Orchestra ha operato da settembre 2014 con il contributo posizionato momentaneamente nell’associazione Progetto Musica e successivamente dal 2015 al luglio 2019 nell’ambito del citato contenitore giuridico associazione Orchestra Regionale del Friuli Venezia Giulia.

Uno dei risultati più importanti, è stata la “vendita” di circa una giornata su due a valere su 114 giornate di lavoro degli orchestrali effettivo. Va chiarito che la regione ha proposto 6 mesi a tempo indeterminato con pausa stagionale, che corrisponde a quanto di mia conoscenza a ciò che gli orchestrali hanno sempre richiesto. L’obiettivo era altresì quello di consolidare le ragioni di un tale investimento regionale nel tempo, ampliando successivamente i periodi di lavoro degli orchestrali. Altro obiettivo, di natura tecnico giuridica, era quello di costruire un percorso per il riconoscimento giuridico, cosa non facile in quanto la regione non aveva costituito un fondo idoneo di dotazione (circa 30 mila euro) per il riconoscimento giuridico, e il divieto legislativo di accantonamenti attivi, pur avendo l’ente partita iva ordinaria e quindi svolgendo chiaramente un’attività commerciale, ha sicuramente rallentato le procedure di riconoscimento».

Qual è stato il suo ruolo, quali funzioni, onori e oneri nel novero della Mitteleuropa Orchestra?

«Premesso il fatto che mi sono dimesso il 16 luglio per riconosciuta giusta causa dallo stesso Inps, e premesso il contesto in cui ero tenuto ad operare, ho svolto ruoli di direzione artistica, direzione amministrativa, direzione del personale, responsabile del budget, rappresentanza istituzionale, sovrintendenza generale; il tutto con una quantità di deleghe suppletive notevole trasmessomi dal consiglio direttivo, diciamo un amministratore delegato. Quantomeno fino a dicembre 2017.

Il mio stipendio netto è stato di 2.880 euro al mese, coperto da entrate extra contributo regionale a capitolo. Oneri a dire il vero tantissimi, anche se devo dire che ho appreso molte dinamiche a patrimonializzato diverse conoscenze in ambito sindacale, amministrativo e legale, oltre a risultare sempre il parafulmine di qualsiasi umoralità di chiunque. Una notevole esperienza, comunque, che mi ha arricchito ed ha arricchito il mio curriculum professionale».

Si sono mai evidenziati segnali d’insofferenza, dibattiti, discussioni, all’interno del consiglio direttivo, del cda e tra le fila dell’Orchestra prima che il caso uscisse sulla stampa?

«Naturalmente sì. Per quanto riguarda gli orchestrali, non ho tollerato alcune licenze, tra cui la pretesa di avere permessi artistici continuamente (non dovuti dal contratto) come se si trattasse di un contenitore creato per dare loro degli stipendi a prescindere dalla loro presenza e dal fatto che la loro costante presenza andava a determinare il raggiungimento di un suono di qualità e identitario, così come non ho accettato le pressioni nel voler co-gestire l’orchestra senza voler avere una rappresentanza ufficiale nel consiglio direttivo (offerta e nei fatti rifiutata) e totalmente al di fuori delle loro mansioni contrattuali, tra cui il voler essere coloro che indicavano i nomi di colleghi per le sostituzioni/aggiunti, o la pretesa di essere presenti nelle commissioni per i concorsi, sia quelli di assunzione a tempo determinato sia quelli per le assunzioni a tempo indeterminato di orchestrali.

Il loro continuo voler mettere il naso nelle faccende che non riguardavano i loro contratti, mi ha profondamente irritato, soprattutto perché ciò creava una dispersione di tempo ed energia che invece ritengo andassero indirizzati al raggiungimento di obiettivi economici e artistici.  Non ho per nulla gradito le campagne denigratorie loro e di alcuni altri dipendenti, come del resto credo non sarebbe gradito a chiunque, così come non ho gradito per niente la strumentalizzazione dei loro stipendi a fini pietistici, dal momento che nessuno ha imposto loro di entrare in questa orchestra né di rimanerci, fermo restando il fatto che 1.024 euro mensili per le file, 1.181 per le 13 prime parti, 1.300 per il primo violino, per lavorare 4,5 ore al giorno per 5 giorni la settimana è un part time oggi come oggi assolutamente privilegiato.

In genere, mi sono sempre battuto per il rispetto in primis del loro contratto, e sempre ai fini del raggiungimento della qualità e dell’implementazione delle vendite e dunque in un’ottica votata di conseguenza allo sviluppo dell’attività e dell’aumento dei periodi di lavoro. Se da un lato sindacati e orchestrali chiedevano continuamente aumenti di stipendio e aumento delle giornate di lavoro, in realtà hanno, dopo un anno di avvio, rifiutato concerti extra contratto pagati con il 20% in più e rifiutato nei fatti la creazione e la vendita di gruppi da camera in seno all’orchestra, impedendo di fatto parte dello sviluppo sul territorio e dell’aumento di opportunità lavorative.

Per giunta, i sindacati e rsu hanno inviato, tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017 (il contratto di assunzione più “anziano” era datato i primi di marzo 2015 e molti di loro erano assunti da ancora meno) una richiesta dai toni vessatori di aumento corrispondente a 100 euro netti al mese e la creazione del settimo mese di lavoro, totalmente consapevoli che i soldi non c’erano, e, subito dopo la risposta ovviamente negativa del consiglio direttivo e della stessa regione FVG, hanno comunicato uno “stato di agitazione sindacale” che credo sia ancora in essere, senza una motivazione chiara e con il conseguente rischio di sciopero entro 48 ore.

Si può immaginare con quale spirito si sono riusciti a piazzare i concerti. Nelle riunioni sindacali, convocate con dubbia coerenza legislativa, non mi risultano siano mai stati prodotti verbali e ritengo che tali comportamenti, seppur contenuti il più possibile all’interno per ragioni di ovvia opportunità di immagine, non siano stati esemplari e non abbiano contribuito ad un ancora maggiore sviluppo che, per quanto mi riguarda, sarebbe stato possibile. Insomma se ciascuno avesse in primis seguito i dettami del contratto che avevano firmato certamente senza un bazooka puntato, a mio avviso le cose non sarebbero finite come sono finite, ma, evidentemente, questo è un settore dove i dipendenti vogliono decidere i loro capi, e dove i sindacati hanno ampio potere d’intervento specie strumentale a fini politici.

La tecnica è portare all’esasperazione una persona per poi accusarlo che si è esasperato. Succede anche da altre parti, non solo qui. A fine febbraio 2017, si è insediato un nuovo CD, che ha dichiarato di voler gestire direttamente la situazione senza tutte le deleghe (per le quali non ho avuto trattamenti economici suppletivi) date sino a quel momento al sovrintendente. Nei fatti, hanno prodotto zero progetti di sviluppo, hanno reperito zero entrate suppletive, si sono piuttosto preoccupati di distruggere le gerarchie, di accogliere il più possibile ogni richiesta degli orchestrali, di demansionare il sottoscritto, di irrorare ben tre contestazioni disciplinari di cui due chiuse da loro stessi e una chiusa (anche se era già archiviata per decorrenza dei termini) dall’attuale CD.

D’altra parte, ritengo che, al di la della violenza con la quale il presidente Mauro Maur e il presidente Franco Calabretto si siano comportati nei mie confronti, sia piuttosto normale un confronto, anche acceso, e pure salutare; tuttavia nello specifico, ritengo si siano creati da un lato molti appetiti verso una delle poche orchestre che in pochi anni ha funzionato dalla loro costituzione, appetiti che hanno fatto dimenticare, ai vari soggetti preposti, ciò che a mio avviso doveva essere il risultato più importante: raggiungere negli anni la più alta qualità per potersi meglio vendersi al mercato e di conseguenza ampliare i periodi di lavoro in base alle richieste, per poi successivamente aumentare il costo unitario di vendita e poter così aumentare anche gli importi per gli orchestrali.

Sempre riguardo alle ragioni dei conflitti, ammetto di non aver tollerato, una volta messo a conoscenza dai politici coinvolti, che una RSU CGIL, con la presenza di altre RSU e dei Sindacati, abbia chiesto alla regione la possibilità di dimezzare l’organico dell’orchestra (ovvero trovare il modo di mandare a casa il 50% dei suoi colleghi) dicendo che 47 orchestrali erano troppi».

Rispetto alla posizione pubblica del sindaco di Palmanova Francesco Martines, qual è la sua valutazione?

«Il problema che ha sempre avuto il sindaco, quale rappresentante legale del comune di Palmanova che sedeva all’interno del CD con la vice presidenza, è stato quello di pretendere, in modo indebito, la gratuità delle prestazioni dell’orchestra presso il suo comune. Ha persino fatto pressioni in regione affinché qualcuno mi convincesse ad accettare la gratuità di una prestazione che si è tenuta a Palmanova il 5 gennaio 2018, totalmente fuori periodo contrattuale degli orchestrali, tentativo andato a vuoto.

Ciononostante, è riuscito ad imporre l’esecuzione della Settima Sinfonia di Beethoven con metà orchestra disponibile, dunque con l’altra metà di organico non facente parte dell’orchestra e che dunque non aveva mai provato assieme la Settima, mettendo a disposizione 6.000 euro, con una sola prova il pomeriggio e il concerto la sera nel teatro locale, a titolo gratuito, che non sono stati sufficienti per coprire nemmeno le spese.

Si trattava di un concerto commemorativo a sfondo “Unesco” nell’ambito di una grande mostra di icone russe del ‘700, promossa e organizzata dalla Fondazione Aquileia nella persona del Dott. Zanardi Landi, il quale, in uno scritto, e a ragion veduta, riteneva forse maggiormente coerente un repertorio dedicato al Barocco. Tale indicazione, da me condivisa, avrebbe anche permesso di evitare costose chiamate, di evitare di pagare un direttore d’orchestra, e di realizzare, con più prove e dunque raggiungendo una maggiore qualità, l’esibizione di un gruppo di orchestrali in formazione barocca (massimo 15 elementi) interamente formato dai nostri orchestrali. Inoltre, il valore dell’affitto della sede operativa dato “gratuitamente” ma in cambio di 6 concerti era pari a circa 13.000 euro, contro un investimento di 20 giornate di orchestra per le prove (circa 100.000 euro di costo), più i costi di rappresentazione (solisti, direttori ospiti, allestimenti, promozione, etc.) pari a un valore di 30.000 euro, per entrate, tra biglietti, abbonamenti e Fondazione Friuli, che non arrivavano nemmeno a 30.000 mila euro.

Più volte gli ho chiesto, anche per iscritto, specie a fronte della fine della decontribuzione del Job Act (130.000 euro l’anno), di farsi carico nell’individuare e intercettare risorse come comune, cosa che ha promesso in una conferenza stampa per poi non farlo per niente. Per quanto riguardava me e la regione il comportamento del sindaco era inaccettabile, in quanto, come membro dell’organo di gestione dell’orchestra, sarebbe stato tenuto a farne l’interesse e non a cercare continuamente di sottrarre risorse per i suoi personali interessi, tutti aspetti che non ho mancato di far notare a lui e al resto del direttivo di allora.

Sempre è stato abbondantemente critico su qualsiasi operazione io facessi, come del resto Maur e Calabretto, tuttavia mai proponendo un percorso alternativo in quanto, a mio a avviso, non in grado e/o fuori dal loro campo di interesse individuale. Per quasi due anni, come sopra accennato, la maggior parte delle azioni erano volte a sminuire la mia persona e la mia professionalità, con atti svilenti e umilianti quantitativamente e qualitativamente notevoli. Senza contare che, per la “sua” stagione, ci fece pagare 70 euro a conferenza nell’ambito del progetto “Conversando con Psiche”, che ovviamente non rappresentano un valore di spesa che influiva sul bilancio, ma la concezione del sindaco sulle opportunità che a lui l’orchestra poteva dare. Per quanto riguarda la famosa “lettera” inviata alla regione il 28 dicembre, in prima battuta a fronte di una mia richiesta di accesso agli atti ha negato la sua esistenza, salvo poi consegnarmela dopo mie pressioni nel comunicargli che la lettera era già arrivata nelle mie mani in forma non ordinaria e che quindi stava mentendo.

Peraltro, nella stessa lettera cita documentazione e lettere di ex dipendenti contro di me che, sempre in relazione alle mie richieste di accesso agli atti, afferma di non possedere. Detto ciò, la stessa lettera nasce come risposta all’esclusione del Comune di Palmanova e di Franco Calabretto dal CD nell’assemblea del 26 novembre 2018, all’interno della quale i soci hanno determinato un rinnovo del CD altri soggetti. Immagino che l’assemblea non abbia gradito il fatto che costoro abbiano “governato” l’orchestra senza averne più diritto statutario, in quanto già in agosto 2018, avevano perso, per dimissioni, più di metà del CD e in ogni caso, già dalle prime dimissioni di un consigliere circa a marzo 2018, lo statuto prevedeva il meccanismo della cooptazione, che non è stato volontariamente applicato così come non volevano nemmeno, Calabretto e Martines, rimettere come prevede appunto lo statuto il loro mandato all’assemblea; fu uno dei consiglieri, con piena ragione e ragionevolezza, ad imporre il passaggio in assemblea minacciando le proprie dimissioni.

A quel punto furono costretti a convocare l’assemblea, che ha avuto gli esiti di cui sopra, ovvero la nomina di un nuovo CD che ha visto la riconferma di Stefano Beltramini e la sostituzione di Calabretto e Martines relegandoli ai ruoli di semplice soci. I dati contenuti nella lettera sono molto parziali e strumentali, volti a generare un’immagine negativa nei miei confronti, laddove il sindaco fornisce dati anche falsi sui miei rimborsi spese e quelli della mia assistente in termini quantitativi (parla di 2.000-2.500 euro di rimborsi spese mensili contro i circa 900 euro miei e 370 dell’assistente. Parla di conflitti creati dal sottoscritto dando come prova stralci di lettere di ex dipendenti che poi afferma di non possedere, tra l’altro lettere dai contenuti che non hanno mai visto un confronto diretto con gli interessati, dunque assolutamente strumentali e vili.

A parte il fatto, che a mio avviso va spesso ribadito e ricordato che gli importi relativi agli stipendi e rimborsi spese di staff provenivano da entrate extra contributo regionale che il sottoscritto, grazie al gruppo di lavoro, garantiva, e parte il fatto che i rimborsi spese sono frutto di missioni e viaggi documentati e ritenuti successivamente coerenti e congrui sia dall’avvocato Lai, professionista interno all’orchestra e dal parere esterno dello Studio Ventura di Udine, il sindaco “lamenta” incautamente di non essere proprio riuscito a cambiare una situazione che, secondo lui, non funzionava . Parere questo non suffragato dai numeri ma frutto di una manovra collettiva volta a crearmi ogni condizione possibile per rendermi la vita impossibile, sperando evidentemente nelle mie dimissioni o nella mia accettazione di continui ordini di servizio senza un termine laddove risultavo con poteri dimezzati e con un sistema di accentramento totale verso il presidente di turno.

Risultano poi assurde e ridicole alcune sue affermazioni, dove lamenta il fatto che hanno provato di tutto, comprese le contestazioni disciplinari da loro irrorate e da loro stessi (2 su 3) chiuse in seguito. Appare ancora più assurdo che un vice presidente lamenti fatti che, secondo lui erano critici, e, che nella posizione in cui era, non sia riuscito ad esercitare il potere che gli competeva. Riguardo al fatto che, per costituire l’ente, mi sarei rivolto a persone che già conoscevo da tempo, la cosa corrisponde al vero, ma si tace opportunamente sul fatto incontestabile che, in realtà, nessuno voleva far parte del direttivo di un’orchestra che aveva prodotto, negli anni, innumerevoli conflitti con il territorio e con le relative governance, attraverso proclami, scioperi, concerti in mutande etc etc. E che, i tre fondatori, come risulta dall’atto costitutivo, avevano accettato le cariche nella certezza che poi la regione avesse reperito altri soci entro aprile 2015, cosa che non è avvenuta e che ha costretto, anche per senso di responsabilità, i tre fondatori a rimanere nel CD fino a quando si è reperito un corpo sociale sufficiente a modificare la composizione del CD.

I presidenti Calabretto e Maur, totalmente privi di esperienza di produzione e distribuzione, invece di porre in essere un progetto di sviluppo autonomo, hanno preferito creare le migliori condizioni affinché gli orchestrali e alcuni dipendenti potessero avvalersi di privilegi professionali ad essi non dovuti dai rispettivi contratti, contribuendo al più assoluto lassismo e dimenticando tutti i costi relativi nonché creando forti danni economici all’orchestra. E’ stato chiaro per me che dovevo difendere l’azienda da dinamiche che economicamente e professionalmente l’avrebbe distrutta, dove si vendeva un “nuovo” organigramma che prevedeva rapporti orizzontali alla pari salvo poi, gerarchicamente, rispondere tutti al presidente (questo era il “progetto” di Calabretto) e in tal senso mi sono sempre prodigato, ovviamente aumentando il disturbo a coloro che avevano ben altri piani.

Per Calabretto, come mi disse più volte, il fatto che il sottoscritto prendesse, al netto da imposte e contributi, un importo mensile leggermente più alto del suo stipendio di docente di conservatorio, gli risultava inaccettabile, così come ha sempre chiesto denaro per una carica elettiva che è gratuita per statuto. Maur, dal canto suo, aveva probabilmente mire di tipo artistico direzionale per interessi personali, ovvero attraverso il meccanismo degli scambi ad personam, meccanismo che nella mia vita ho sempre rifiutato, promuovendo invece scambi alla pari con altre orchestra di qualità e non certo con me stesso. Infine, ho sempre contestato il nuovo organigramma imposto perché non era frutto di un progetto di sviluppo, ma fine a se stesso e con nessuna intenzionalità produttiva.

Del resto, ho prodotto nell’agosto 2018 un piano di sviluppo triennale con annesso piano operativo che Calabretto non ha mai voluto discutere né ha mai voluto produrne uno lui stesso. In sostanza, non hanno fatto esattamente nulla, se non scontrarsi con il sottoscritto, su questioni sterili e improduttive e creando le migliori condizioni affinché l’orchestra potesse alla deriva. Nonostante tutto ciò, io e altri dipendenti colpiti in modo ignobile abbiamo continuato, tra mille ovvie difficoltà, ad andare avanti comunque, anche quando le “scelte”” del non fare del CD hanno comportato una perdita secca di oltre il 30% delle vendite, danari che sono riuscito a recuperare dalla regione nel 2018 (100.000 euro) che hanno permesso di compensare il nulla prodotto da Calabretto e Martines e iniziato da Maur precedentemente».

Quali conseguenze ha portato e porta “il silenzio” della Mitteleuropa Orchestra e come il nuovo consiglio regionale si è posto e si pone di fronte a questo caso?

«Guardi, le ragioni del “silenzio” dei dipendenti dell’orchestra (io non sono stato zitto per nulla) a mio avviso dipendono da un lato dalla consapevolezza di alcuni di loro di aver cogestito e promosso la distruzione dell’orchestra pur di farmi fuori, presso la eegione e altri soggetti, e non escludo a priori anche una responsabilità dei sindacati provinciali (CGIL e UILcom). L’altra ragione, è che è stato detto loro di mantenere un profilo basso in modo tale da invogliare la regione a trovare dei meccanismi privilegiati per la loro prossima assunzione presso il nuovo ente voluto dalla regione stessa.

I sindacati hanno fatto ben poco fumo, gli orchestrali per nulla, mi sembra alquanto curioso che 50 persone perdono il lavoro perché la regione, per l’ennesima volta, individua le altrettanto ennesime ragioni per chiudere e rifare l’orchestra, tutto ciò dura da vent’anni e forse qualcuno qualche domanda se la fa, quantomeno lo spero. Per quanto riguarda il consiglio regionale, l’emendamento del 4 aprile, pur essendo notoriamente promosso dall’assessore Tiziana Gibelli, è stato “blindato” dall’intera attuale giunta regionale, pertanto l’ordine di scuderia verso i consiglieri di maggioranza, era quello di votarlo e basta. Per quanto riguarda la giunta regionale, nessuno mi ha mai voluto ricevere nonostante io abbia chiesto il primo appuntamento a luglio 2018, né prima dell’emendamento né successivamente.

Si è preferito sparare contro di me sulla stampa adducendo al sottoscritto le ragioni della chiusura, fatto assurdo in quanto, come una volta tanto giustamente scrivono i sindacati, se così fosse sarebbe stato sufficiente far pesare l’80% del finanziamento regionale al CD. Preciso inoltre di aver inviato una mail all’assessore Gibelli dove chiedevo spazi, al di là della mia persona e del mio ruolo, utilizzabili per salvare tutti gli altri dipendenti, mettendo in pratica la mia testa sul tavolo per il bene collettivo, mail alla quale per l’ennesima volta non è stato dato alcun riscontro. Evidente è che avevano in mente altre cose, specie di sistemare qualcuno in modo più semplice rispetto ad un ente esterno. Aggiungo inoltre che alla regione governata dall’attuale giunta, è stato chiesto formalmente di diventare socio, richiesta alla quale è seguito un netto rifiuto.

Sono assolutamente certo che la regione abbia utilizzato documenti scritti da altri, tra cui quello di Martines, campagne denigratorie nei mie confronti, quali strumento che in qualche modo possano giustificare all’opinione pubblica azioni che in realtà non sono giustificabili. Infine, purtroppo la cultura riveste sempre uno scarso interesse per la politica, la quale “lascia” che le cose vadano perché tanto, il valore del contributo annuo, è tre volte inferiore al costo della costruzione di un km di autostrada, dunque stiamo parlando, dal loro punto di vista, del niente assoluto.

Quale futuro per l’Orchestra e tutti i dipendenti? 

«La regione ha costituito un nuovo contenitore giuridico con un nuovo nome, ha tuttavia evidenziato, in un incontro con i sindacati e RSU che saranno avviate procedure di evidenza pubblica per tutta la forza lavoro impiegata, dunque la regione ha negato qualsiasi continuità aziendale, con la logica conseguenza che, se queste affermazioni corrispondono al vero, sarà oggettivamente complesso riportare tutti all’interno della nuova “orchestra “. Gli orchestrali e gli altri dipendenti da quanto ne so, non stanno invocando il principio sancito dal codice civile della evidente quanto palese continuità aziendale a mio avviso per le ragioni già sopra esposte, forse stanno cercando un accordo ulteriore con la regione.

Per quanto riguarda l’orchestra come entità, ritengo che questi atti abbiano definitamente chiuso ogni possibilità nazionale di inserimento nel mercato reale, nessuno crederà più all’orchestra regionale, e mi pare che le resistenze, se non addirittura i rifiuti da parte dei comuni di Trieste, di Udine e di Gorizia ad entrare come soci parli in modo esaustivo su quanto il territorio crede in questa per l’ennesima volta nuova “operazione”. Avevamo creato, con fatica e perseveranza, un rapporto fiduciario molto forte con comuni e teatri, oltre che con l’Ente Teatrale Regionale, che acquistavano l’orchestra a prezzi reali di mercato; avevamo raggiunto la triennalità di bilancio che avrebbe consentito la lead partnership su progetti comunitari nonché sull’accesso concreto delle risorse del Mibact intercettabili ai fini del riconoscimento quale Istituzione Concertistico-Orchestrale, nonché si erano create le condizioni per un riconoscimento della personalità giuridica, che avrebbe permesso non un maggiore controllo come afferma sommariamente l’assessore Gibelli, ma in particolare una deresponsabilizzazione legale dei membri del CD, che invece dovevano rispondere personalmente delle loro azioni.

Ritengo tutti questi comportamenti frutto di una totale ignoranza riferito al mercato della musica nonché di una scarsissima preparazione politica. Aggiungo che il sottoscritto ha sempre lavorato con giunte e consigli regionali di qualsiasi colore politico, e, che dopo quasi trent’anni di professione, non mi è mai capitato di non poter dialogare con gli amministratori regionali subendo, nei fatti, un’assoluta negazione nel portare loro a conoscenza dei dati e degli obiettivi raggiunti e nel poter fornire un contraddittorio a tutte le dinamiche poste in essere nei miei confronti e contro di me. Dopo questa esperienza, ritengo che non ci sia più alcuna condizione che possa riposizionare l’orchestra nel mercato di pertinenza, e, che, nonostante da anni molti si riempiano la bocca sul dichiarare che sia necessario affiancare altre entrate oltre a quelle regionali, i fatti abbiano dimostrato esattamente il contrario.

Diverso sarebbe stato se l’esperienza fatta fosse stata ritenuta, com’è stata, importante, e dunque la regione avrebbe avuto modo di effettuare i “cambiamenti” ad essa graditi senza distruggere necessariamente tutto e capitalizzando il pregresso; in questo modo la distruzione è stata totale, e le posso assicurare che molti enti, tra cui il teatro di Pordenone e Ferrara Musica, e il concorso Busoni di Bolzano, non hanno gradito per nulla le scelte della regione, che hanno necessariamente prodotto la cancellazione degli eventi in calendario, nonostante io mi sia messo, tra l’altro, a completa disposizione della regione per un efficace passaggio di consegne».

 

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