A separarli l’uno dall’altro sono poco più di 700 metri. Ed è forse per questo che un karma in comune o semplicemente una qualunque legge del caso li vede tutti e tre coinvolti, insieme, nello stesso momento storico, a Palermo, con tre mandati in scadenza o già scaduti, l’uno pochi mesi prima o dopo dell’altro. Una situazione più o meno analoga, fatta eccezione per finanze e conti più o meno in ordine.
Sono le tre istituzioni musicali di Palermo, la Fondazione Orchestra Sinfonica, la Fondazione Teatro Massimo e il Conservatorio Alessandro Scarlatti. Tre istituzioni che, per l’appunto, nel medesimo momento stanno affrontando un cambio di vertice che in alcuni casi fa discutere.
Così accade per la nomina del nuovo sovrintendente della Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana, Ester Bonafede, ex assessore del governo Crocetta, ex responsabile dell’Udc, ma anche ex sovrintendente della Sinfonica, carica che ha lasciato nel 2013 con un contenzioso aperto con la Foss «che le richiede somme percepite e non dovute. Una situazione che, per statuto, non avrebbe reso più possibile la sua elezione» sottolinea Debora Rosti, segretario aziendale della Fials Cisal.
Le stesse sigle sindacali, infatti, non hanno perso un attimo di tempo per proclamare lo sciopero, mettendo a rischio i primi due concerti della stagione estiva in programma per il 15 ed il 16 giugno (il primo in piazza Ruggero Settimo e il secondo all’Arena delle Rose di Castellammare del Golfo, entrambi diretti dal russo Evgeny Bushkov). Le motivazioni dello sciopero sono legate alla «natura meramente partitica di questa nomina, viste le numerose manifestazioni d’interesse fatte prevenire in fondazione da personalità di fama e prestigio nazionale ed internazionale» si legge in una nota sindacale.
Gli interessati alla poltrona di sovrintendente della Sinfonica a Palermo, infatti, c’erano. Ben 34 sono state le candidature. Alla manifestazione di interesse avevano risposto, solo per citarne alcuni, Giovanni Pacor, ex sovrintendente dell’opera nazionale di Atene, Alessandro Galoppini, direttore artistico del Regio Teatro di Torino, Paolo Petrocelli ex componente del cda dell’Opera di Roma, Gennaro Di Benedetto, ex capo del personale della Scala di Milano e sovrintendente a Genova. Tra i nomi compariva anche quello del giornalista Rai, Davide Camarrone che sottolinea il come «ciascuno dei partecipanti era portatore di un progetto con una propria competenza. Nello specifico il mio progetto tendeva ad una restituzione del teatro alle attività culturali della città e ad un potenziamento del cartellone dell’orchestra» sottolinea il giornalista, da sempre impegnato nei circuiti culturali palermitani.
«Auguri al nuovo sovrintendente! – esclama, invece, Mario Bellavista, avvocato e pianista jazz anche lui tra i candidati alla sovrintendenza – Io ho presentato la mia richiesta perché ritenevo di avere dei requisiti utili. Oltre a me c’era tanta gente valida e competente».
Ma a far pervenire i propri auguri al neo (vecchio) sovrintendente non sono in tanti. C’è chi ne approfitta per tirare fuori antiche questioni in sospeso. Tra queste l’anno 2013. Anno della fine del precedente mandato della Bonafede, anno in cui i professori d’orchestra della Sinfonica, stremati, protestavano scendendo in piazza Politeama, suonando per strada, dopo che la fondazione aveva perso 1,3 milioni di euro e li aveva lasciati senza stipendio. Ma c’è anche un esposto alla corte dei conti firmato dall’ex presidente del cda Salvo Cincimino, per una messa in mora del valore di 40 mila euro per acquisti e consulenze che la Bonafede deve adesso giustificare, soprattutto dopo la visita della guardia di finanza in fondazione.
Intanto il consiglio di amministrazione dell’Orchestra Sinfonica Siciliana sta valutando la revoca della nomina di Ester Bonafede come sovrintendente della fondazione. Qualche giorno fa la Bonafede aveva inoltrato al cda una autocertificazione nella quale dichiarava di “non trovarsi in alcuna delle cause di inconferibilità dell’incarico” in caso di condanne panali. Ma la lettera non ha convinto il consiglio che adesso richiede un’analisi più specifica, valutando anche possibili pendenze in corso e casi accertati di conflitto di interesse.
Il nome di uno dei candidati per la sovrintendenza della Foss compare anche tra quelli che avrebbero ambito alla presidenza del Conservatorio Alessandro Scarlatti: Paolo Patrocelli. Per lui però Palermo sembra essere proprio un porto poco accogliente. Stessa cosa vale per l’altro contendente, Leonardo Di Franco, vicepresidente della Fondazione Teatro Massimo.
Sia Petrocelli che Di Franco, infatti, sono stati scartati per lasciar spazio a Mario Bargaballo, ordinario di geriatria al Policlinico di Palermo, la cui famiglia vanta legami nel panorama musicale catanese. La nonna di Barbagallo, Maria Sangiorgi, infatti, è stata una delle proprietarie del Teatro Sangiorgi di Catania e lo zio Alfredo, musicista, compositore e insegnante anche al conservatorio di Palermo. Al di là delle coincidenze familiari, il curriculum di Barbagallo sembra di tutto rispetto con contatti prestigiosi negli Stati Uniti e nelle maggiori capitali del mondo. Contatti, che a detta del neopresidente, sarebbero tali da favorire l’internazionalizzazione del conservatorio.
Ambita, si sa, è la poltrona da presidente del conservatorio. Vi sedette anche l’attuale sovrintendente del Teatro Massimo, Francesco Giambrone. Attuale ma solo fino al 1 luglio, data nella quale scadrà il suo mandato alla guida del teatro di piazza Verdi. Anche in questo caso, una manifestazione di interesse è stata pubblicata sul sito del Teatro Massimo (scadrà giorno 15 giugno alle ore 12.00) tra i punti compare «che le manifestazioni di interesse, i curricula pervenuti e comunque i dati personali trasmessi non saranno resi pubblici e le relative informazioni saranno trattate nel rispetto della normativa sulla privacy dei soggetti interessati, garantendo la massima riservatezza sulle candidature pervenute» così cita il testo. Oltretutto «il consiglio di Indirizzo della fondazione non è vincolato alla scelta del sovrintendente tra coloro che avranno presentato il proprio curriculum sulla base della manifestazione di interesse, ma sarà libero di valutare ed indicare qualsiasi altro soggetto in possesso dei requisiti richiesti».
Il bilancio del quinquennio di Francesco Giambrone alla guida del Teatro Massimo, risulta comunque positivo. L’anno 2018 per altro si è chiuso con un utile netto di 87.125 mila euro. «Ma non sono tutte rose e fiori – sottolinea Antonio Barbagallo, baritono ma anche segretario provinciale della Fials – ad esempio parlando della stagione estiva ormai alle porte, contestiamo il fatto che sia stata affidata ad un ente privato esterno, la Mytos Opera Festival, pur disponendo di potenzialità interne al teatro. Questo fa sì che il Massimo non prenda quei punti necessari per il fondo Fus destinato dal ministero alle attività dello spettacolo. Oltretutto da quasi un anno – conclude il sindacalista – il teatro è senza direttore artistico. Chi dovrebbe contestare un direttore d’orchestra non all’altezza?».