Benedetta Torre è Adina nell’Elisir d’amore, in scena dal 13 al 31 ottobre al Festival di Glyndebourne, poi in tour dal 5 novembre al 5 dicembre a Canterbury, Milton Keynes, Liverpool e Norwich.
Penso che l’Elisir d’amore sia un’opera dalla semplicità apparente che, invece, leggendo attentamente il libretto e facendo attenzione alla scrittura musicale, stupisce per la quantità di sfaccettature che i personaggi hanno la possibilità di esprimere cantando.
La partitura di Donizetti, a mio parere in modo geniale, segue perfettamente negli accenti, nella frase musicale, nel legare e nello “staccare” tutti gli stati d’animo caratteristici dei personaggi in ogni data scena, legando quindi il carattere della parola a quella della musica stessa e rendendo il momento interpretativo del cantante ancora più efficace e diretto. Ovviamente, se si lascia “parlare” la musica e se si segue questa naturale e così ben pensata concatenazione.
Benedetta Torre a Glyndebourne
Con mio immenso piacere, qui al Festival di Glyndebourne con la regista Annabel Arden e l’assistente Sinéad O’Neill abbiamo lavorato sempre in questa direzione, in sintonia con il testo e con la musica, cercando spasmodicamente i gesti, i movimenti, le intenzioni che esprimessero al meglio tutto ciò che Adina, Nemorino e gli altri vogliono dirci.
Questo obiettivo non era solo registico, ma anche musicale: il nostro direttore è Ben Glassberg, una giovanissima promessa, che ha lavorato in sintonia con le registe, rispettando le nostre esigenze di cantanti e motivando musicalmente e interpretativamente ogni scelta.
Il ruolo di Adina
Io sarò Adina: questo ruolo è una palestra vocale, perché innanzitutto richiede preparazione tecnica ed elasticità, proprio perché possiede tutte le modalità espressive del Belcanto, dalla freschezza delle agilità e del “picchettato” spensierato, all’agilità invece suadente ed espressiva, al grande legato pieno di colori e sfumature.
Bisogna quindi essere pronti davvero a tutto, anche per arrivare al meglio ai momenti clou delle arie e delle scene. Si è praticamente obbligati a cantare bene e con intelligenza, ma questa regola è sacrosanta per affrontare il Belcanto in genere!
In questa produzione siamo negli anni ’40, e penso che questa epoca ci stia molto bene anche esteticamente. Del resto l’Elisir d’amore tratta di temi e sentimenti che sono davvero universali e sempre attuali, direi eterni e quindi non abbiamo bisogno di attenerci rigidamente a un’epoca, questa caratteristica rende l’opera speciale proprio perché la sentiamo vicina a noi.
Adina and the men
Adina qui è uno spirito libero, una donna di campagna, ma che si distingue dalle altre, indipendente. Va a caccia con il suo fucile, simbolo della sua personalità. Per Annabel l’opera potrebbe chiamarsi “Adina and the men”, e me lo ha detto proprio per farmi intendere quanto lei rifiuti le imposizioni e le pretese degli uomini, quelle che poi ha Belcore in una delle prime scene dell’opera, quando dà per scontato che lei cada ai suoi piedi.
Nemorino è diverso, e Adina lo sa, ma è capricciosa, nemmeno lei sa cosa vuole, fino a quando crede svanito l’amore di lui per lei e così, da brava istintiva e impulsiva, prima accetta di sposare Belcore, per vendicarsi, e poi finalmente ammette il suo amore per Nemorino, non solo a lui, ma anche a se stessa.
Mi sento totalmente in sintonia con questa Adina, mi piace il suo carattere, molto più complesso di quanto sembri, e come qui abbiamo cercato di valorizzarne ogni sfaccettatura, anche nei momenti in cui la struttura musicale, per esempio nell’Aria finale, apparentemente ci suggeriva di concentrarci solo sulla vocalità. Ebbene, abbiamo cercato di rendere plasticamente quella prodigiosa melodia e siamo riusciti a fare un lavoro davvero teatrale, dal quale ho imparato molto e per il quale sono orgogliosa di questa mia prima volta a Glyndebourne.
L’ambientazione scenica è semplice ma ricca di simboli e di citazioni, rimarrà di base la stessa durante entrambi gli atti e cambierà solo in qualche dettaglio, ma non dico altro per non rovinarvi ogni sorpresa!
“I miei Elisir”
È la seconda volta che interpreto questo ruolo, la prima è stata nel 2017 al Teatro Carlo Felice di Genova, la mia città, nella meravigliosa e famosa produzione di Emanuele Luzzati e del regista Filippo Crivelli.
Ricordo uno spazio giocato sui colori del sole in una campagna indefinita, dove il teatro veniva evocato con semplici quinte, teatrini, scatole magiche, assieme ad una regia semplice e pulita che giocava sui piccoli sentimenti e sul ricordo, ospitando un gioco scenico sobrio, ma ricco del tipico velato umorismo luzzatiano.
Due Elisir d’amore diversi, uno più realistico, l’altro più favolistico, ma ai quali sento di essere affezionata egualmente per motivi differenti.
Dopo questa produzione che mi porterà, dopo Glyndebourne, in giro per l’Inghilterra come di consueto per il tour del Festival autunnale, mi aspetta un altro Elisir d’amore al Tiroler Festspiele di Erl, con la direzione di Sesto Quatrini e la regia di Dorothea Kirschbaum. Sarò pronta per scoprire una nuova Adina!
Benedetta Torre
Immagine di copertina Ph. Mattia Di Pasquale