Miseria e nobiltà: a colloquio con Francesco Cilluffo

in Cover Story
  1. Home
  2. Cover Story
  3. Miseria e nobiltà: a colloquio con Francesco Cilluffo

Non solo direttore d’orchestra ma anche compositore: Francesco Cilluffo il 23 febbraio salirà sul podio del Teatro Carlo Felice di Genova. L’occasione è la prima assoluta di “Miseria e nobiltà”, nuova opera di Marco Tutino che andrà in scena con la regia di Rosetta Cucchi.

Miseria e nobiltà

Dopo aver diretto la prima mondiale dell’opera “Le braci” di Tutino adesso la ritroviamo a Genova per la prima di “Miseria e Nobiltà”. Da dove nasce questo legame con Tutino? Le è particolarmente congeniale la sua scrittura?

Il rapporto con la musica di Marco Tutino in è nato nel 2011 quando diressi la sua opera The Servant a Lugo. Marco mi conosceva come compositore, ma ha da subito apprezzato la mia interpretazione della partitura. La nostra collaborazione è continuata poi con Le Braci a Martina Franca e all’Opera di Firenze, una delle produzioni più toccanti tra quelle che ho diretto negli ultimi anni. Penso che Marco Tutino, come Tobias Picker negli Stati Uniti e pochi altri compositori ai giorni nostri, sappia trovare un felice equilibrio tra la componente narrativa e quella astratta nell’opera.

Cosa ci può dire di questa opera Miseria e nobiltà, tratta dalla celebre commedia di Scarpetta? Quali sono le particolarità?

Ovviamente non posso anticipare troppo, dato che si tratta di una prima assoluta. Ma posso dire che Miseria e nobiltà è un’opera basata più sulla commedia di Scarpetta che sul film con Totò e Sofia Loren che tutti conosciamo. Alla base dell’opera c’è inoltre la scelta di trasportare la vicenda in un momento fondamentale della storia moderna del nostro Paese, cioè durante il referendum del 1946.  Sicuramente per Tutino si è trattata di una sfida, perché nel teatro musicale moderno sono poche le opere “buffe” riuscite. Questa è una vera commedia italiana in musica!

Francesco Cilluffo: Italia o estero?

Lei è in continuo movimento tra Italia ed estero; dove si trova più a suo agio?

Difficile rispondere. Ogni realtà ha elementi talmente diversi che fare una classifica mi risulterebbe difficile. Posto che l’Italia, pur con tutte le sue difficoltà, è imprescindibile per un direttore d’opera italiano (e non solo), senz’altro mi sento molto “a casa” nei paesi anglosassoni. Posso citare il Wexford Festival Opera in Irlanda, così come gli Stati Uniti e il Grange Festival in Inghilterra. Ma poi penso all’onore di aver diretto in realtà nostrane come il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, il Teatro Regio di Parma… Insomma, non fatemi scegliere!

I suoi prossimi impegni?

Sono molto contento di mantenere anche nel futuro immediato un repertorio vario, che privilegia sicuramente il primo Novecento italiano, ma non si esaurisce con esso. Nel 2018 dirigerò Italiana in Algeri a Toulon, seguita da Isabeau di Mascagni a Londra, poi un dittico composto da L’Oracolo di Leoni e Mala vita di Giordano al Festival di Wexford, per proseguire con un altro dittico (Cavalleria Rusticana e La voix humaine di Poulenc) per il circuito lirico di OperaLombardia. Nel 2019 invece mi aspetta il mio primo Falstaff  (al Grange Festival, Londra) e poi il debutto alla New York City Opera, ma di questo non posso ancora anticipare molto…

Info qui

Opera di Roma: Massimo Popolizio debutta nella regia lirica
Alex Esposito: «Rossini, il mio maestro di canto»

Potrebbe interessarti anche

Menu