Con l’Attila di Verdi Mariotti entusiasma il suo teatro

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Sabato 23, con l’Attila di Giuseppe Verdi, si è inaugurata la nuova stagione lirica al Teatro Comunale di Bologna. Atmosfera da première, tacchi e papillon, calici di prosecco e diretta tv (Rai5). E, in effetti, motivi per brindare ce n’erano: basti pensare che nel cartellone 2016 nove su dieci sono nuove produzioni, di cui tre contemporanee (Delbono, Sciarrino, Casale). La decima è il Progetto OPERA NEXT, a cura della Scuola dell’Opera del Teatro (le mozartiane Nozze di Figaro).

Soddisfatti saranno Nicola Sani (sovrintendente), Michele Mariotti (direttore musicale) e Fulvio Macciardi (direttore generale), artefici e custodi del bottino. Al trentaseienne Mariotti è toccato il compito di aprire le danze con una partitura degli “anni di galera” del maestro di Busseto, l’Attila.

Michele Mariotti dirige Attila

La bacchetta del direttore musicale è al contempo torcia e uncinetto: nessuna dinamica rimane nell’ombra e si dà luce a ogni timbro realizzando una concertazione dalla finissima trama. Le qualità di Mariotti, del resto, le conosciamo da anni. Sul suo leggio la pagina è valorizzata nella sua plasticità e l’inchiostro assume spessore diverso a seconda che l’autore abbia previsto un intimo indugio o un guizzo di fiamma.

Anche i cantanti, in interviste e conferenze stampa, esprimono regolarmente sincere attestazioni di stima per un direttore che sa assecondare i respiri della linea melodica e valorizzare il chiaroscuro dei pezzi d’insieme nell’alternanza di registri pieni e mezze voci.

A suo agio, infatti, l’ottimo cast coinvolto per lo spettacolo. Ildebrando D’Arcangelo, convincente nella parte di Attila, dispone però di un organo vocale – seppur di prima fascia – dal peso specifico non sempre autorevole. Robusta e con buona proiezione la voce del tenore Fabio Sartori (Foresto). Solida e capace di slancio patetico quella del baritono Simone Piazzola (Ezio).

Ma il premio di merito spetta a Maria José Siri (Odabella), voce pastosa e avvolgente, ricca di armonici, capace di elegante fraseggio e misura di fiato.

La regia di Daniele Abbado

Essenziale la regia curata da Daniele Abbado, tutta protesa a evitare gli orpelli di maniera ma talvolta fin troppo austera. La scena firmata da Gianni Carluccio (autore anche di luci e costumi) è una scatola metallica connotata da sculture acefale e da corde che discendono dalla graticcia. A queste corde sarà legato sul finale Attila, ucciso da Odabella con classico colpo di spada.

Quando si spengono le luci rimane l’Eco della musica, Narciso invece è lì che aspetta ancora di guardare.

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