Il ritorno di Don Chisciotte al Teatro alla Scala in questo scorcio d’estate è soprattutto occasione per ammirare la nuova, brillante generazione di ballerini della compagnia. Tutti già a loro agio, benché molto giovani, con il particolare stile di Rudolf Nureyev, che firma la produzione. Non troppi, a differenza di altri classici imperiali, i cambiamenti apportati al balletto di Petipa-Gorskij dal ballerino transfuga, che lo aveva danzato al Teatro Kirov di Leningrado prima della fuga in Occidente. Si riconosce la sua consueta cornice classicheggiante, appaiono depurate le danze di carattere, il protagonista maschile si guadagna qualche variazione in più. Accorciata rispetto ai prototipi russo-sovietici, la versione di Nureyev che arrivò alla Scala nel 1980 (interpreti lo stesso ballerino con Carla Fracci) resta tra i classici più graditi al grande pubblico del balletto.
Sulla partitura di Ludwig Minkus allegramente diretta da David Coleman, il clima è già festoso quando fanno le loro entrées Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, coppia di scena e di vita. Lei, Prima ballerina di punta della compagnia, è una “veterana” del ruolo di Kitri, che deve piacerle molto visto che mostra di divertirsi nell’affrontarne le impervietà tecniche: l’entrée vivacissima, la variazione virtuosa con le nacchere e quella aulica di Dulcinea, il pas de deux finale con i 32 fouettés, tutti doppi. Lui, al debutto nel ruolo, vince l’emozione con la sua naturale verve di interprete e ritrae un Basilio affascinante dagli avvenenti tratti nordici. Allo stile di Nureyev il neo Primo ballerino scaligero conferma di essere adattissimo e supera con eleganza anche i complessi passaggi coreografici aggiunti da Nureyev a un già impervio ruolo: gli atletici virtuosismi del primo atto, il romantico assolo tra i mulini e la luna, lo stilizzato carattere del pas de deux finale.
Tra i molti debutti solistici che continueranno nelle prossime recite, segnaliamo due giovanissime: l’amica di Kitri Caterina Bianchi, diplomata dello scorso anno, un talento da tenere d’occhio e la neo Prima ballerina Martina Arduino, danzatrice di strada e del fandango. Fondamentali i ruoli da caratteristi, che la compagnia affida anche questa stagione a due eccellenti mimi: Giuseppe Conte, Don Chisciotte altero e toccante, coi tratti nobili del cavaliere errante e Riccardo Massimi, Gamache femmineo e vanitoso, così spassoso che consigliamo di non perderne una mossa.
Recite fino al 18 luglio. Info: teatroallascala.org
Immagine di copertina Ph. Brescia e Amisano – Teatro alla Scala