Dopo undici anni di assenza il Balletto Bol’šoj torna a Milano, ospite del Teatro alla Scala. Sotto l’egida delle Russian Seasons in Italia (un programma patrocinato dal presidente della Federazione Russa Vladimir Putin), la tournée è stata presentata in grande stile, con gli auspici del console Aleksander Nurizade perché oltre le turbolenze internazionali l’amicizia tra i nostri due paesi, l’Italia e la Russia, prosegua nel segno della cultura.
Caloroso il benevenuto alla compagnia del nostro Sovrintendente Alexander Pereira, che ha ricordato il legame storico e tenuto vivo da continui scambi tra il Teatro alla Scala e il Teatro Bol’šoj. Commosso il saluto del direttore del Balletto Bol’šoj Makhar Vaziev, che dopo qualche imbarazzo dovuto alla sua partenza improvvisa dopo sette anni di direzione del Ballo scaligero, ha confidato come La Scala resti sempre nel suo cuore. Bando alla nostalgia, i due titoli scelti per questa storica tournée mostrano la compagnia moscovita nella sua duplice veste artistica: storica e attuale.
La Bayadère (7, 8, 10 settembre), il classico di Marius Petipa su musica di Ludwig Minkus, è presentato nella produzione di Jurij Grigorovič, direttore e coreografo del Bol’šoj per oltre un trentennio, che nel rispetto della grande tradizione sovietica ha preservato estratti celebri di precedenti versioni. Ripresa cinque anni fa in un rinnovato allestimento scenico, La Bayadère è il classico che meglio mette in luce la troupe moscovita, per l’estroso esotismo dell’ambientazione e la purezza classica dell’”Atto delle Ombre”, capolavoro di Petipa.
Il nuovo corso della compagnia, da sempre aperta alla contemporaneità, è rappresentato dalla Bisbetica domata (11, 12, 13 settembre), balletto creato per il Bol’šoj dal coreografo francese Jean-Christophe Maillot, su musiche di Dmitri Šostakovič. Se a qualcuno dispiacerà non vedere un titolo firmato dalla nuova, brillante vague di coreografi russi, questa produzione è comunque un successo, già testata nelle recenti tournées di Londra e New York. Vaziev ha garantito che si tratta di un balletto entusiasmante, che all’originale interpretazione della commedia di Shakespeare unisce la felice resa psicologica dei suoi personaggi.
Fiero il direttore ha poi presentato i suoi Primi ballerini: quattro stelle internazionali di eccelso talento e luminosa bellezza. Alla diva Svetlana Zakharova, a noi ben nota per essere Étoile del Teatro alla Scala, tocca l’onore della serata inaugurale della Bayadère. La danzatrice del tempio Nikija è ruolo tra i suoi prediletti, sin dal debutto, giovanissima, al Teatro Mariinskij, arricchitosi nel tempo – ha sottolineato la ballerina – delle sfumature della maturità artistica. Accanto a lei il suo partner d’elezione, il giovane e avvenente Denis Rodkin, che ha confidato di voler dare al ruolo del guerriero Solor una connotazione virile, con tratti di eroismo.
Ol’ga Smirnova è la Prima ballerina del Bol’šoj di più squisito lirismo, capace di donare a Nikija quell’accento patetico che il ruolo richiede. Anche per lei un ruolo prediletto – ha raccontato l’artista – indagato in ogni sfumatura caratteriale grazie anche alla lunga partnership con Semën Chudin nel ruolo di Solor. Timido e riservato, il ballerino si è raccontato a fatica, ma ci sarà da ammirarne la tecnica e lo stile da fuoriclasse, esempi del miglior balletto russo.
Il direttore ha voluto presentare anche il terzo cast della Bayadère, di grande interesse per noi visto che accanto alla Nikija di Alëna Kovalëva, emergente ventenne di scultorea bellezza, ci sarà Jacopo Tissi: cresciuto all’Accademia del Teatro alla Scala, per una sola stagione nel Corpo di ballo scaligero ai tempi di Vaziev e da questi portato con sé al Bol’šoj. Oggi il ventiduenne italiano ne è Solista principale, come ha garantito il suo pigmalione è cresciuto molto e, già beniamino del severo pubblico moscovita, parla pure perfettamente il russo. E chissà, come auspica il direttore del Bol’šoj, che diventi un giorno anche étoile della Scala.
Immagine di copertina: Jacopo Tissi, La Bayadere, Ph. Damir Yusupov