Giovani, carine e sofisticate ma non solo… Anche ricche di talento, fuori dagli schemi consolidati, cittadine del nuovo villaggio globale e figlie della generazione Erasmus. Così sono, se vi pare, le sorelle Leila e Sara Shirvani. Tutte e due nate a Roma ma – come si evince dal cognome – di origine anglo-persiana. A voler esagerare, siamo di fronte a una giovanile versione 2.0 delle ben più note e mediatiche sorelle Katia e Marielle Labèque. La maggiore è Leila, classe 1992, violoncellista e figlia d’arte: ha appreso i segreti dello strumento da papà Mike per poi spiccare il volo da sola, muovendosi con rigore ma senza alcuna inibizione tra il repertorio barocco a quello contemporaneo. Non a caso, si è specializzata con Giovanni Sollima all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ottenendo il massimo dei voti e pure la lode. Invece Sara, la piccola di casa, ha solo 22 anni, fa la pianista e unisce anche lei il rispetto e l’amore per la tradizione (Mozart, in primis) e il gusto per la sperimentazione e per le novità.
A riprova della disposizione d’animo delle Shirvani sisters esce per la Tŭk Music (che è distribuita dalla Ducale) un suggestivo album dove le ragazze incontrano due colleghi maschi, i quali però vengono dal jazz più avventuroso: il chitarrista Francesco Diodati e il batterista e percussionista Enrico Morello. Il risultato è Clorofilla / Chloros Phyllon, un titolo che, tra poesia e riflessione, declina il colore verde nei suoi molteplici significati. E pone l’attenzione, attraverso la ricerca di atmosfere e sonorità contemporanee, su temi etici e politici chiave di oggi: la biodiversità e lo stato del nostro pianeta, che ha bisogno di essere rispettato e vissuto con sensibilità e attenzione. Le composizioni, – nove di Francesco Diodati e tre di Leila Shirvani, con incursioni nella tradizione folk italiana e persiana – sono caratterizzate da un mood intimista, riflessivo e di estrema rarefazione.
Ed è la melodia a guidare la musica e a coniugare la doppia anima del gruppo: quella jazzistica dei due giovanotti, che vengono dal vivaio di Enrico Rava e sono membri del suo New Quartet, e quella classico-contemporanea delle sorelle. Se quello di Sara è un esordio assoluto, Leila – la cui indole fa pensare a quella della tedesca Anja Lechner, protagonista di tanti cd Ecm a cavallo tra generi diversi – aveva già partecipato a un’operazione crossover sempre per la Tŭk di Paolo Fresu: l’album, pubblicato un paio d’anni fa, era Lumina dove, accanto alla violoncellista, c’erano anche il pianista William Greco e il contrabbassista Marco Bardoscia (quest’ultimo da ascoltare tra il 9 e il 16 agosto al festival sardo Time in jazz, che si svolge tra Berchidda e altri centri della zona).
In bilico tra musica da camera e mondo del jazz e sulla medesima lunghezza d’onda dei lavori sopracitati c’è il passo doppio del fisarmonicista Jean-Louis Matinier e del chitarrista Kevin Seddiki. Nel molto raccomandabile Rivages (Ecm) i due si confermano alfieri di uno stile di improvvisazione dal raro fascino, in equilibrio ammaliante tra colonne sonore immaginarie ed evocazioni folk. Gli amanti del binomio pianoforte-voce non si perdano invece Sfueâi (Artesuono), dove la cantante friulana Elsa Martin incontra la tastiera di Stefano Battaglia e i versi di poeti della regione, da Novella Cantarutti all’indimenticabile Pier Paolo Pasolini; più legato all’universo del jazz – da Gershwin a Cole Porter, ma anche a Duke Ellington e Steve Lacy – è Catch a Falling Star (Gibigiana Records) della coppia nell’arte e nella vita composta dalla vocalist Alice Ricciardi e dal pianista Pietro Lussu. Encomiabile.
Ivo Franchi