Nel 2017 ricorre il quarto centenario della fondazione dell’orfanotrofio del Buon Pastore di Palermo, primo nucleo del Conservatorio “Vincenzo Bellini”. Per festeggiare la ricorrenza, quest’ultimo, in collaborazione con l’Università, ha organizzato un importante convegno internazionale che si è svolto dal 26 al 28 ottobre e ha richiamato non solo un nutrito drappello di specialisti, ma anche un folto pubblico di uditori interessati e partecipi.
Avviati dal saluto del sindaco Leoluca Orlando, che ha sottolineato l’attualità del nesso tra solidarietà e cultura, i lavori hanno coniugato l’interesse verso le vicende locali con uno sguardo comparativo di ampiezza europea. La prima sessione ha sottoposto all’attenzione degli studiosi fonti inedite e nuove ricostruzioni relative alla storia del Conservatorio. Anna Tedesco ha fornito precisazioni importanti circa l’effettivo avvio della didattica musicale all’interno dell’istituto con lo scopo di dischiudere ai ‘figlioli’ occasioni di impiego professionale nel quadro del mercato armonico cittadino; Giuseppe Collisani si è soffermato sull’organizzazione del Buon Pastore durante il Settecento, mentre Maria Antonella Balsano ha lumeggiato la cruciale fase primo-ottocentesca coincidente con la direzione del barone Pietro Pisani. A seguire, Marina Marino ha utilizzato i risultati di una ricerca condotta negli archivi napoletani per tratteggiare il profilo di un compositore poco noto, il marchese di Santa Colomba Pietro Airoldi; Consuelo Giglio ha dedicato una relazione ricca di apporti documentari e iconografici all’attività del Conservatorio nel periodo della Belle Époque, durante il quale l’apertura alle più aggiornate istanze straniere coabitò con la valorizzazione della tradizione siciliana; Marzia Manno, infine, ha proposto una serie di appassionati ritratti dei principali insegnanti avvicendatisi nel corso del Novecento, così da creare un ideale raccordo tra il passato e il presente, la storia e l’attualità.
La seconda sessione ha allargato la prospettiva a istituzioni pedagogiche analoghe fiorite in altri centri culturali. Helen Geyer ha descritto in dettaglio la strutturazione dei celebri ospedali veneziani; Michel Noiray ha preso in considerazione i conservatori aperti (o riaperti) in Europa nel corso dell’Ottocento e li ha distinti per genesi, funzione e vocazione; Antonio Rostagno ha ripercorso la feconda genealogia di virtuosi-compositori-didatti che animò il Liceo Musicale di Roma; Claudio Bacciagaluppi e Giulia Giovani hanno ricostruito avventurosi itinerari di partiture e metodi tra Napoli e Parigi negli anni napoleonici.

La terza sessione è servita a presentare le preziose collezioni del Conservatorio. Giovanni Paolo Di Stefano ha parlato con lucida competenza organologica e con coraggioso impegno civile degli strumenti antichi, che – dopo le criminose dispersioni avvenute in anni recenti – sono ancora in attesa di un adeguato progetto di tutela e valorizzazione; l’intervento di Dario Lo Cicero, invece, ha lasciato intravedere i cospicui tesori della biblioteca, solo in parte noti e di certo meritevoli di studi più sistematici; proprio in questa direzione va l’esperienza di catalogazione condotta da Fortunata Prinzivalli sulle raccolte di arie staccate appartenenti al fondo Pisani.
La quarta e ultima sessione, dedicata alle tendenze e ai problemi della realtà contemporanea, si è articolata in due parti. Nella prima, introdotta da Anna Maria Sollima, Patricia Adkins Chiti ha energicamente stigmatizzato i condizionamenti che penalizzano la carriera delle compositrici e ha enumerato le iniziative messe in atto per contrastarli; nella seconda, i padroni di casa Gandolfo Librizzi e Daniele Ficola (rispettivamente presidente e direttore del Conservatorio di Palermo), in compagnia di Walter Roccaro (direttore del Conservatorio di Trapani) e Michele Moretta (dirigente del Ministero dell’Università e della Ricerca), hanno passato in rassegna le poche e flebili luci e le fitte ombre che caratterizzano lo stato odierno degli studi musicali in Italia lungo la tortuosa filiera che va dalla formazione di base all’alto perfezionamento.
Le tre giornate sono state arricchite da numerosi concerti distribuiti tra il Conservatorio e il Politeama Garibaldi, alcuni dei quali hanno visto la partecipazione di promettenti allievi dell’istituto.
Immagine di copertina: uno scorcio del Teatro Massimo Ph. Getty Images