Ucraina, il concerto per la pace con Riccardo Muti

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A Kiev, nella terra di Horowitz e Ojstrach, con Riccardo Muti e “Le vie dell’Amicizia”. Reportage in Ucraina tra storia e presente, musica e politica, martiri e speranze

Ucraina, il concerto per la pace con Riccardo Muti

L’Ucraina guarda all’Europa. Dopo l’annessione della Crimea da parte della Russia nel 2014; dopo l’autoproclamazione delle Repubbliche filorusse di Donetsk e di Lugansk nel Donbass; lacerata ancora dai conflitti su quel fronte sudorientale per la difesa del proprio territorio contro gli insorti, la Repubblica Ucraina non manca d’instaurare legami con l’Occidente. Ha firmato nel 2014 un accordo di collaborazione con l’Unione Europea, entrato in vigore nel 2017. Cerca ponti di fratellanza per evitare di esser politicamente risucchiata a Est, fiera dell’indipendenza ottenuta nel 1991 dopo il crollo dell’Unione Sovietica, indipendenza anche dalla storia dei vari dominatori nei secoli precedenti. Così ha cercato anche la sponda culturale del Ravenna Festival e delle sue Vie dell’amicizia.

Ucraina, il concerto per la pace con Riccardo Muti

Un concerto contro la tirannia

Sono i viaggi di pace e fratellanza intrapresi ventuno anni fa a Sarajevo da Riccardo Muti con l’insostituibile supporto che fa capo alla moglie Cristina, presidente della manifestazione. L’Italia ha risposto pronta, andando con Muti e l’Orchestra Cherubini a Kiev per unirsi all’Opera Nazionale Ucraina e a vari altri musicisti provenienti anche dalla città di Mariupol’ nel segno di un concerto contro ogni tirannia e schiavitù; quella espressa da pagine del Nabucco di Verdi e dal Lincoln Portrait di Aaron Copland. Voce recitante di John Malkovich, simbolo attoriale di quegli Stati Uniti intesi come mondo alternativo alla Federazione Russa, colpita dalle sanzioni europee proprio a causa dell’occupazione del territorio ucraino.

Dalla capitale quegli eventi paiono lontani; ma in città non scema la memoria del centinaio di persone uccise durante le manifestazioni antirusse nella Piazza Maydan nel febbraio 2014; un fuoco la cui responsabilità non è stata ufficialmente ancora chiarita. Ma la collina da cui la Piazza dell’Indipendenza digrada – Maydan vuol dire in realtà già “piazza” e quell’altra denominazione è quindi impropria – è divenuta un sacrario a cielo aperto, con croci, immagini, fiori e lumini per gli eroi caduti.

Aspirazioni di pace in piazza Santa Sofia

Il palcoscenico naturale del concerto della pace era tuttavia un’altra piazza; quella antistante la cattedrale di Santa Sofia con le sue cupole verdi o dorate, tenute in perfetto ordine benché a caro prezzo (ogni manutenzione periodica comporta sette chili di oro). Al capo opposto della piazza e di un lungo rettilineo brillano di altrettanto nuovo oro le cupole del Monastero di San Michele, finito di ricostruire nel 1999. Il suo muro di cinta è divenuto col tempo il memoriale dei caduti ucraini nel Donbass, tutti con una foto.

Nel ricevere Muti, l’ambasciatore italiano Davide La Cecilia ha detto che il nostro Paese «non ha dimenticato guerre e conflitti; Kiev, nonostante le difficoltà, mantiene il rango di capitale, manifestando aspirazioni europee che le istituzioni non possono non riscontrare».

Il direttore d’orchestra, per parte sua, non ha mancato di ricordare: «La visita del Ravenna Festival, che segue avvenimenti di città e nazioni bisognosi di pace, ha avuto un significato profondo, quello proprio di un impegno di pace».

La sua presenza non ha voluto essere «né a favore dell’una o dell’altra parte». Si pone invece come «un desiderio di conciliazione attraverso la musica». Quasi un antidoto preventivo al forte discorso del presidente ucraino Petro Poroshenko avanti il concerto, con toni antirussi e l’appello conclusivo «Gloria all’Ucraina! Gloria ai nostri eroi!».

Ucraina, terra di musicisti

La fratellanza nel segno della musica è una delle più forti che si possano costruire fra Italia e Ucraina. Come ricorda ancora Muti, «l’Ucraina è terra di musicisti di grandissima levatura, di pianisti, di violinisti».

Il riferimento implicito è a Vladimir Horowitz, che a Kiev nacque e studiò, prima di stabilirsi in Occidente all’avvento dell’Unione Sovietica; è a David Ojstrach, nativo di Odessa, che rimase nell’Urss, potendo girare il mondo come suo cittadino. Ma ancora ai nostri tempi l’Ucraina dona alla vita musicale, e pure all’Italia, veri talenti. Basti pensare al pianista Alexander Romanovsky – che per certi versi ricorda l’eleganza di Horowitz – trasferitosi in Italia per studiare, fino a naturalizzarsi nostro concittadino.

Ucraina, il concerto per la pace con Riccardo Muti

Anche nel campo dell’opera le voci dell’Ucraina risuonano in Occidente. Lo stesso Muti, in anni non lontani, si è avvalso alla Scala dei soprani Maria Guleghina e Viktoria Loukianetz. Dall’Opera Nazionale di Kiev e dall’Accademia Čajkovskij della capitale sono usciti pure altri cantanti divenuti famosi. Come il basso Anatoly Kocherga e, da ultimo, il soprano Liudmyla Monastyrska; Muti l’ha scelta per le pagine di Abigaille dal Nabucco nel concerto delle Vie dell’amicizia a Kiev. Nella replica a Ravenna è stata sostituita da Oksana Kramarieva, che doveva restare a Kiev per interpretare Tosca.

L’opera italiana a Kiev

Il teatro ucraino ha infatti una lunga consuetudine con la rappresentazione dell’opera italiana. In passato vi si esibirono leggende come Mattia Battistini, Lina Cavalieri, Titta Ruffo, Gemma Bellincioni. Oggi il cartellone – accanto a rari titoli locali come Un cosacco di Zaporizhia oltre il Danubio di Semen Gulak- Artemovskiy, fondatore della musica nazionale ucraina ma anche cantante del repertorio italiano e tedesco, e Natalka di Poltava di Mykola Lysenko, compositore basilare per lo sviluppo della musica in questo Paese – va avanti a colpi di Don Carlo, Aida, Nabucco, Madama Butterfly e via dicendo.

Non stupisce che Muti abbia trovato un’intesa immediata con i complessi ucraini e un ottimo maestro del coro come Bogdan Plish. L’intensa attività all’italiana si deve anche all’instancabile Nicola Balloni. Già direttore dell’Istituto Italiano di Cultura a Kiev, è consulente del teatro per la cooperazione internazionale e organizzatore del viaggio ucraino del Ravenna Festival.

Le Orchestre in concerto

Il livello artistico in Ucraina è garantito da scuole e gruppi che si sono uniti alle Vie dell’amicizia. Primo fra tutti il coro dell’Accademia Čajkovskij, edificio neoclassico che affaccia sulla Piazza dell’Indipendenza; è la prima scuola musicale del Paese. Lì diplomatosi, Plish dirige anche il coro da camera “Credo”, che ha compiuto diverse tournée internazionali; in Italia è stato finalista al Concorso Polifonico di Arezzo nel 2013.

A Kiev è attivo un ensemble di classica intitolato a Boris Lyatoshinsky, compositore centrale nel Novecento ucraino. Quest’altro coro da camera fa capo al Centro nazionale di Musica organistica insediato presso la neogotica cattedrale di San Nicola, cattolica in una città a maggioranza ortodossa come larga parte dell’Ucraina.

Anche nelle zone di guerra la pratica della musica non si è affievolita. Muti avrebbe voluto il concerto a Mariupol’, città del Donbass teatro di guerra fra ucraini e filorussi. Ma, nonostante il cessate il fuoco, pochi chilometri più in là si spara ancora; così la manifestazione di fratellanza si è svolta nella capitale. Tuttavia membri dell’Orchestra Civica di Mariupol’ e studenti di canto del locale College delle Arti si sono potuti recare a Kiev e unire a Muti, alla Cherubini, ai musicisti dell’Opera in spirito di fratellanza e di pace facendo musica tutti insieme.

Questi giovani hanno raccontato come la vita musicale nella loro città non si sia appunto interrotta durante la guerra; hanno continuato a studiare e lavorare in tranquillità, nonostante percepissero spari e scoppi. Non hanno abbandonato la terra natale, sentendo che la musica e l’arte in generale possono condurre alla pace; e così agiscono.

Visitare Kiev

Visitando Kiev sembra che il poeta Taras Shevchenko, rifondatore nella lingua ucraina nell’Ottocento e icona della coscienza nazionale, si sia impossessato anche della musica. Il Teatro Nazionale dell’Opera è intitolato a lui, uno dei tanti busti che lo ritraggono con i baffoni campeggia sulla facciata; il Premio Nazionale che reca il suo nome ingloba la sezione delle arti performative.

Eppure in Ucraina esiste, fino ai giorni nostri, una musica che non porta il nome del letterato Shevchenko. L’Istituto Musicale di Kiev porta il nome di Reinhold Glière, ucraino di Kiev ma ben allineato il potere sovietico. Tra i viventi il Ravenna Festival ha puntato sull’ottantunenne Valentin Silvestrov, cultore di una spiritualità tutta sua, nata dopo aver abbandonato un percorso d’avanguardia in favore di ciò che egli chiama “metamusica”, il recupero di materiali di riconoscibile provenienza, ma non come citazioni, bensì quale musica sulla musica.

I nuovi compositori ucraini

Da Kiev i complessi dell’Opera ucraina sono volati a Ravenna per ripetere il concerto delle Vie dell’amicizia con Muti. Hanno anche eseguito la musica meditativa di Silvestrov nella cornice di Sant’Apollinare in Classe. La nuova generazione di compositori include Volodymir Runchak a Kiev; Karmela Tsepolenko nella Odessa di Ojstrach; Yury Lanyuk nella L’viv un tempo anche absburgica.

Della medesima città è originario un compositore coetaneo di Silvestrov, Myroslav Skoryk. Deportato in Siberia negli anni dell’Ucraina sovietica oggi è un compositore di culto. A Muti è stato donato in cornice, da un giornalista ucraino, lo spartito della sua neoromantica Melodia risalente al 1982.

di Giangiorgio Satragni

le fotografie del servizio sono di Silvia Lelli. Sono state fatte a Kiev il 1 luglio 2018, al concerto per la pace gemellato con Ravenna

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