Una Tosca “evergreen” al Teatro dell’opera di Roma

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La stagione lirica 2019/2020 del Teatro dell’Opera di Roma, che si è inaugurata ieri 10 dicembre con Les vêpres sicilienne diretta da Daniele Gatti (nel suo nuovo ruolo di direttore musicale del Teatro), presenta un cartellone stimolante e vario e produzioni anche rare nel panorama italiano (si pensi a Kát’a Kabanová).

Molti i nomi di prestigio accolti per la prima volta a dirigere l’orchestra dell’Opera (Myung-whun Chung, Bertrand De Billy, David Robertson), accanto ad altri direttori di rilievo ben noti al pubblico romano (Roberto Abbado, James Conlon, Alejo Pérez). Non mancano grandi registi del calibro di Valentina Carrasco, Robert Carsen, Denis Krief, Damiano Michieletto, Emilio Sagi, Graham Vick, Richard Jones e l’artista contemporaneo cinese Ai Weiwei che per la prima volta si cimenta in una regia lirica.

La ricostruzione filologica di Tosca a Roma

Com’è ormai consuetudine, e per venire incontro alle attese del pubblico, il cartellone prevede due produzioni evergreen del Teatro dell’Opera di Roma che incorniceranno l’inizio (Tosca ) e la fine della stagione (La traviata). Di particolare interesse la mise-en-scène di Tosca che nel mese di dicembre, dal 12 al 21, si alternerà con l’opera inaugurale in 5 recite.

Si tratta infatti della ricostruzione filologica dell’allestimento originario (scenografie, costumi e movimenti scenici) del capolavoro pucciniano che vide la luce proprio sulle scene del Costanzi il 14 gennaio 1900 alla presenza di Giacomo Puccini per la prima assoluta dell’opera. La produzione, curata dal regista Alessandro Talevi e diretta quest’anno dalla bacchetta esperta di Pier Giorgio Morandi, è particolarmente gradita al pubblico romano, cui viene riproposta regolarmente dal 2015, a partire dallo straordinario progetto di recupero filologico e di rievocazione della memoria storica del Teatro.

Tutti i documenti (i ‘testimoni’) della première del 1900 –  dai bozzetti originari di costumi e scenografie alle accurate note dello stesso Puccini per la mise-en-scène, sono infatti perfettamente conservati presso gli archivi di Casa Ricordi a Milano (accessibili anche nell’archivio digitale, qui il link ).

Omaggio alla nostra memoria storica

Attraverso lo studio di questi preziosi materiali si sono potute ricostruire le ambientazioni, i grandi fondali dipinti, gli oggetti di scena e i costumi (molti dei quali rinvenuti proprio nei magazzini del teatro romano), che tornano a vivere su quello stesso palcoscenico dove furono realizzati all’epoca di Puccini dallo scenografo e pittore Adolf Hohenstein. Apparentemente potrebbe sembrare un’operazione di pura erudizione e virtuosismo filologico: vi è invece sotteso un intento pedagogico e umanistico di recupero della nostra memoria storica.

Da un lato infatti si offre al pubblico di oggi un’immagine precisa della forte caratterizzazione romana della storia, dei luoghi e dei personaggi della Roma papalina che affascinò gli spettatori del primo Novecento; dall’altro si tratta di un omaggio alla tradizione del teatro d’opera italiano agli albori del Novecento attraverso la riproposizione delle note registiche di Puccini, sobrie e prive di retorica, e sorrette dalla intrinseca forza drammaturgica della partitura. In tempi di Regietheater, che vivifica e attualizza il repertorio operistico, è altrettanto interessante e ‘moderno’ riscoprire le forme originarie di rappresentazione scenica, rendendole fruibili al grande pubblico e non solo ai cultori di storia del teatro.

La grande tradizione scenotecnica italiana

Merito dell’accuratissimo lavoro artigianale di ricostruzione a partire dai documenti originari è delle maestranze del laboratorio di scenografia del Costanzi, legato alla grande tradizione scenografica e scenotecnica del teatro all’italiana in cui si tramanda la tecnica pittorica dell’inizio del Novecento. Carlo Savi per le scene e Anna Biagiotti per i costumi danno nuova vita ai bellissimi bozzetti di Hohenstein, riproponendo le vivide atmosfere della Roma papalina, gli scenari monumentali in cui la storia di passione, amore, politica e tradimento si consuma.

Le luci sono di Vinicio Cheli. Lyudmila Monastyrska, che debutta all’Opera di Roma, si alternerà con Monica Zanettin nel ruolo del titolo. Giorgio Berrugi e Diego Cavazzin torneranno a interpretare Cavaradossi così come Claudio Sgura interpreterà  Scarpia, Domenico Colaianni sarà il Sagrestano, mentre Luciano Leoni e Andrea Giovannini rispettivamente Angelotti e Spoletta. Alla produzione partecipa la Scuola di Canto Corale dell’Opera di Roma.

Immagini Ph. Yasuko Kageyama

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