Musica nel Tennis 2018: Quartetti d’Italia, è questo il titolo della rassegna ospitata nella splendida Villa Necchi Campiglio a cura della Società del Quartetto di Milano e dell’Associazione Le dimore del Quartetto. Sei concerti con giovani formazioni sino al 28 aprile, cui si aggiunge un concerto straordinario con il Quartetto di Cremona, il 9 marzo, che suonerà i quattro preziosi Stradivari concessi dalla Nippon Foundation.
I Quartetti di Villa Necchi hanno tutti qualcosa in comune. Non solo la giovane età, non solo la strepitosa abilità nel suonare gli strumenti, non solo la voglia di emergere e di farsi strada nel mondo della musica classica: soprattutto, si basano su un rapporto che va oltre il lavoro, e affonda nell’amicizia. Le ore di prove, i viaggi, le emozioni prima e dopo i concerti: tutti fattori che hanno creato un’armonia che si basa sulla professionalità e che sfocia nell’umano. E questo aiuta a superare tutti i contrasti, numerosi come in ogni rapporto che si rispetti: «I confronti, a volte anche accesi, sono all’ordine del giorno» dicono i ragazzi del Quartetto Maurice, e quelli dell’Epos danno loro manforte: «Fare musica insieme in modo così intensivo è un po’ come un matrimonio, e purtroppo non sempre si è compatibili». Addirittura, secondo il Fauves «I contrasti, se non ci fossero, bisognerebbe inventarli», ma tutti si dicono d’accordo, poi, nel definirli come «occasioni di riflessione, crescita e parte stessa di qualsiasi relazione umana» (Daidalos).
A volte per ritrovare la serenità è sufficiente ricordare uno dei tanti aneddoti divertenti che ogni Quartetto ha vissuto, esattamente come all’interno di un vero e proprio gruppo di amici. Ad esempio quella volta della “sbronza di sushi”, quando i ragazzi dell’Echos hanno esagerato nello sfruttare la classica formula all you can eat, o la danza all’una di notte dei Daidalos, in piazza Stradivari a Cremona, non sulle note di un qualche deejay contemporaneo ma su quelle ben più classiche di Bartok.
O ancora lo scherzo di tre del Fauves al quarto componente, durante la tournée in Cina: «l’avevamo convinto che ci saremmo dovuti esibire sul palco con vistosi e scomodissimi costumi tradizionali cinesi, cuciti su misura dalle abili mani delle sarte di Shanghai. Mano a mano che l’ora del concerto si avvicinava, il fatto di non aver potuto provare a suonare con il pesante changshan addosso, provocava un crescente disagio nel collega, trasformatosi in vero e proprio panico ad un quarto d’ora dall’inizio del concerto. Mentre tre di noi ridacchiavano soddisfatti in camerino, il quarto si aggirava nei corridoi del teatro chiedendo a gran voce dove fossero i nostri costumi tradizionali cinesi».
O l’odissea del Maurice, quando per colpa del TomTom impazzito hanno valicato il passo dello Spulga con successiva discesa verso Chiavenna in mezzo al bosco, di notte, con un’inquietante e allo stesso tempo meravigliosa luna piena, e con quatto ore in più di tragitto non preventivate. In quell’occasione, d’altronde, probabilmente stavano ascoltando un disco di Beyoncé. Sì, perché un’altra caratteristica che accomuna i vari Quartetti è la grande apertura verso tutti i generi musicali: dall’elettronica al metal, da Elio e le Storie Tese ai Rolling Stones, dai Led Zeppelin alle playlist di canzoni trash italiane. Ogni occasione è buona per cantare a squarciagola un brano di musica contemporanea, e poi tornare ad impugnare il proprio strumento e ricominciare a suonare la classica.
Giovani, brillanti, affiatati e soprattutto eccellenti musicisti: sono i Quartetti d’Italia, che si esibiranno a Villa Necchi Campiglio per Musica nel Tennis, la rassegna di sei concerti centrata quest’anno sui quartetti d’archi e proposta dalla Società del Quartetto di Milano con FAI, in collaborazione con Le Dimore del Quartetto e Accademia Walter Stauffer di Cremona.
«La condivisione del tempo e dello spazio in un Quartetto è paragonabile più a quella di una relazione sentimentale che ad un mestiere: infatti essere quartettista non è un mestiere per tutti, perché richiede dedizione e sacrificio sotto qualsiasi profilo, forse in primis proprio quello umano» (Quartetto Maurice).
(testo a cura di Valerio Talevi)