Ripartire tra progetti e speranze: il Teatro alla Scala guarda a settembre

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Il Sovrintendente del Teatro alla Scala, Dominique Meyer, qualche giorno fa ha proposto di riaprire il tempio della lirica milanese nel mese di settembre, puntando su allestimenti storici e un parterre internazionale di artisti straordinari. «Il distanziamento sociale in un teatro come la Scala è impossibile. Penso sia più saggio aspettare una situazione quasi normale», ha poi spiegato cauto in un’ intervista al Corriere della Sera. La sala del Piermarini – almeno nelle attuali intenzioni e «sempre in accordo col governo e con il sindaco» – riprenderebbe eventualmente le sue attività alle soglie dell’autunno. Il pubblico (italiano) potrebbe così finalmente tornare a «soffermarsi in quella luce, quell’improvviso paradiso di suono», per usare dei bei versi di Mark Strand. 

Nel frattempo il Teatro alla Scala a fine aprile ha chiesto per i suoi dipendenti l’accesso agli ammortizzatori sociali previsti dal Governo, in questo caso attingendo al Fis, il Fondo d’integrazione salariale.

Ad ogni modo, l’inattività  del teatro fino al mese di settembre comporterà un danno economico importante, che si aggira attorno ai 20 milioni di euro; la chiusura delle frontiere – con l’impossibilità di contare sul pubblico straniero – nell’immediato futuro comprometterà poi almeno un terzo degli incassi. Ma Meyer è positivo e auspica in breve tempo un pareggio del bilancio. 

Nella prima metà di settembre il desiderio sarebbe innanzitutto quello di rendere omaggio alle decine di migliaia di vittime della pandemia con la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, eseguita nel Duomo di Milano dai complessi scaligeri diretti dal Riccardo Chailly. Guest starring: il tenore Francesco Meli e il soprano Krassmira Stoyanova. «Dovrà essere un segno importante ed esemplare, visibile e avvertibile a Milano, nella regione, in Italia e in tutto il mondo». Si pensa anche a due repliche a Bergamo e Brescia, tra le città lombarde più colpite dal Covid-19. 

Il concerto di apertura del Teatro sarà invece dedicato agli operatori del settore medico-sanitario. La Scala intende lanciare un messaggio di fiducia nel futuro con la Nona sinfonia di Beethoven. Due appuntamenti, questi, che per il loro forte valore simbolico rievocano il concerto dell’11 maggio 1946 in cui il grande Arturo Toscanini guidò l’orchestra scaligera sulle note di Rossini, Verdi, Puccini e Boito per festeggiare la riapertura della Scala dopo i bombardamenti dell’agosto 1943, infondendo speranza a un’Italia da poco reduce dai tormentati eventi del secondo conflitto mondiale. 

Per la stagione operistica Meyer ha un piano: riprogrammare i titoli già previsti (fra cui il nuovo allestimento di Salome di Strauss, per la regia di Damiamo Michieletto, che avrebbe dovuto debuttare con il direttore musicale Chailly sul podio l’8 marzo scorso) e proporre, in un primo momento, alcuni fra gli allestimenti storici di maggior successo della Scala per «ridurre i costi, evitando di investire in nuove produzioni». Nel pieno rispetto delle norme di sicurezza per artisti e pubblico, dovrebbero rivivere La traviata, diretta da Zubin Mehta, nello spettacolo di Liliana Cavani; la Aida, diretta da Riccardo Chailly, e La bohème firmate da Franco Zeffirelli. Probabilmente il numero delle recite subirà una sensibile riduzione, spiega Meyer: «perché il pubblico straniero difficilmente si sposterà. Non servono 12 recite, ne bastano la metà».

Nella proposta di programmazione autunnale, approvata all’unanimità lo scorso 27 aprile dal Consiglio di Amministrazione, rientrano ovviamente anche gli appuntamenti concertistici e la danza. Programmati per settembre due concerti della Staatskapelle Dresden diretta da Christian Thielemann e un recital di Maurizio Pollini; il 15 novembre salirà sul palcoscenico Anna Netrebko, accompagnata al pianoforte da Malcom Martineau; a dicembre è la volta di Daniel Barenboim. Anche la violinista Anne-Sophie Mutter, che a fine marzo era risultata positiva al Coronavirus, ha dato la sua disponibilità a partecipare a un concerto diretto da Riccardo Chailly. Gala di riapertura del balletto a settembre, seguito da La dame aux camelias (coreografia di John Neumeier) con Svetlana Zakharova e Roberto Bolle; a ottobre Il lago dei cigni (coreografia di Rudolf Nureyev). 

Ma oggi quello del Teatro milanese resta necessariamente una speranza e non un calendario. Un progetto che si dovrà confrontare con il cronoprogramma di uscita dal lockdown e le decisioni del Governo e coordinarsi in modo unitario con le scelte delle altre fondazioni lirico-sinfoniche italiane rappresentate dall’Anfols, tutte in ansiosa attesa di poter ripartire. In gradualità e in sicurezza, per pubblico e lavoratori, ma  rialzando il sipario.

Info: teatroallascala.org 

Attilio Cantore

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