Ripartire: Ravenna Festival 2020 c’è ed è “straordinario”

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«Volere è potere», afferma un celebre motto baconiano. E a vedere l’Italia della musica che riparte ormai tra pochi giorni, sembra proprio di poter dar credito al filosofo inglese. Fantascienza? No, Ravenna Festival. Vince infatti la sfida l’edizione 2020 della rassegna, fondata trentuno estati fa da Cristina Mazzavillani Mut(oggi presidente onorario) e inaugurata presso Rocca Brancaleone che, oggi come allora, sarà il palcoscenico en plein air degli appuntamenti del festival in programma dal 21 giugno al 30 luglio.

Un risultato dal profondo significato simbolico che giunge a coronare l’impegno continuo degli ultimi mesi, rivolto alla ripartenza della musica dal vivo, attraverso uno specifico protocollo di sicurezzasottoposto al Ministero dei Beni Culturali da Ravenna Festival, in concerto con AgisANFOLSAtit ItaliaFestival.

A dirigere l’evento inaugurale, il prossimo 21 giugno, Riccardo Muti, convinto sostenitore della ripartenza e sottoscrittore “illustre” della petizione promossa ad aprile da Amadeus e altre riviste musicali italiane. Muti sarà alla testa della “sua” Orchestra Cherubini, che ha fondato ed è composta da sessantadue giovani talenti italiani: ulteriore segnale che la musica riparte non solo dagli artisti affermati, ma anche dai musicisti di domani, particolarmente penalizzati  dalla crisi negli ultimi mesi. Il programma che la giovane compagine ci regala si apre con il breve ma «delizioso e pieno di armonie piccanti» Rêverie op. 24 Skrjabin, per proseguire poi con una repertorio interamente mozartiano: il mottetto in fa maggiore Exsultate, jubilate KV 165 e l’Et incarnatus est dallMessa in do minore KV 427, con la partecipazione di un soprano giovane ma già nota al grande pubblico Rosa Feola (nella foto). Chiude la serata l’ultima delleSinfonie mozartiane, la KV 551 in do  maggiore “Jupiter”.

Ma questo non è che l’inizio di una programmazione coraggiosa, che fa di eccellenza, eterogeneità e partecipazione i propri vessilli, malgrado la crisi.  Più di 40 eventi in 40 giorni, con una lunga lista  di guest stars, tra cui brillano i nomi di Beatrice RanaMario BrunelloValeryGergievIván FischerAnna ProhaskaSergio CastellittoIsabella FerrariNeri MarcorèGiovanni SollimaStefano BollaniVinicio CaposselaBrunori SasAccademia Bizantina e molti altri.

Ritroviamo l’Orchestra Cherubini in altri tre appuntamenti: diretta da Muti per il concerto dell’Amicizia insieme all’Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana con la Terza sinfonia di Beethoven (3 luglio, replica il 5 presso il Parco Archeologico di Paestum) e per la serata (12 luglio) con il violoncellista dei Wiener Tamás Varga. Prosegue poi sotto la bacchetta di Valery Gergiev l’omaggio a Beethoven nel 250° anniversario dalla nascita, con il Terzo concerto per pianoforte in do minore op. 37 (solista la splendida Beatrice Rana) e la Sinfonia in fa maggiore “Pastorale” n. 6 op. 68 (28 giugno). Ospite il 1° luglio invece la Budapest Festival Orchestradiretta da Iván Fischer con musiche di Wagner (Idillio di Sigfrido),Haydn (Sinfonia n. 104 “London” ) eBritten (Les illuminations per soprano e archi, con la partecipazione del soprano Anna Prohaska).

A proposito di giovani pianisti a cospetto del genio di Bonn, imperdibili anche Filippo Gorini (2 luglio) e Nikolay Khozyainov (25 giugno): il primo, classe 1995 e già straordinario interprete beethoveniano, vincitore del Telekom- Beethoven nel 2015 e nel 2019 del Premio Borletti-Buitoni, affianca uno dei suoi cavalli di battaglia, la Sonata in do minore n.32 op.111, alla coeva Sonata schubertiana in sol maggiore, op. 78 “Fantasia”, D. 894. Khozyainov, il più giovane tra i finalisti del Concorso Chopin del 2010, presenta invece alcune trascrizioni lisztiane e una selezione tratta dai lavori per l’Album beethoveniano del 1842. L’omaggio a Beethoven prosegue con Francesco Manara, primo violino del Teatro alla Scala, e il talentuoso Cesare Pezzi al pianoforte (Sonate op. 12 n.1, op. 30 n.1, e op.47 “Kreuzer”, 16 luglio) e con il Quartetto Noûs, che accosta il Quartetto op.59 n. 1 “Rasumowsky” a Šostakovič (Quartetto per archi fa maggiore op.73 n. 3, 4 luglio).

Tre serate per farsi stupire dalla magia degli archi: il violoncello è protagonista esclusivo nei concerti del 22 luglio, in compagnia di Giovanni Sollima, e del 23 con lo Enrico Melozzi alla guida dell’Orchestra Notturna Clandestina. Il 14 luglio saranno invece gli otto contrabbassi dei Ludus Gravis a invitare il pubblico alla scoperta di un repertorio contemporaneo per un organico del tutto inusuale (in programma Scelsi, Roccato, Gubaidulina, Antonioni e Scodanibbio).

Acclamata nel mondo ma di casa a Ravenna, l’Accademia Bizantina di Ottavio Dantone il 24 giugno presenta Il Trionfo del tempo e del disinganno di Händel, oratorio su testo di Benedetto Pamphilj. Il 10 luglio è in scena Amor tiranno, con il sottotitolo Passioni d’amore nella Venezia del ’600: un’altra eccellenza del territorio, il controtenore lughese Carlo Vistoli, interpreta arie barocche sostenuto dall’ensemble Sezione Aurea; mentre, in tema di epidemie, il 7 luglio l’ensemble Il suonar parlante diretto da Vittorio Ghielmi propone il concerto La peste di Amburgo (1663): un excursus nel genere del lamento e attraverso i testi delle Passioni nelrepertorio tedesco secentesco, con autori quali i Bach (Heinrich e Johann Sebastian), Zelenka, Weckmann e altri.

L’unico appuntamento in live streaming di tutto il Festival si terrà presso la Basilia di San Vitale e vedrà protagonista l’ensemble La fonte musica guidato da Michele Pasotti, con un dialogo immaginario tra la musica sacra di Matteo da Perugia e i mottetti del Codice di Cipro (XV sec.). Presso la Basilica di Santa Maria in Porto sarà invece celebrata, il 21 giugno, la liturgia domenicale presieduta dall’Arcivescovo di Ravenna-Cervia Mons. Lorenzo Ghizzoni e accompagnata dall’ensemble Recitarcantando.

Ulteriori appuntamenti sono dedicati alla pittrice caravaggesca Artemisia Gentileschi (Accademia d’Arcadia), ad una sonorizzazione de La battaglia di Lepanto (La Pifarescha, con la voce dell’attore Gianluigi Tosto) e alla musica greca (Teleion, con Matteo Ramon Arevalos e Camilla Lopez).

Ma il Ravenna Festival non è “solo” musica: debuttano infatti alcune produzioni ideate ad hoc per danza e teatro in epoca di distanziamento sociale. Cosi, le coreografie di Daniele Cipriani non rinunciano ai passi a due, coinvolgendo étoiles della danza che sono coppie d’arte e di vita (Silvia Azzoni e Alexandre Ryabko dell’Hamburg Ballet, Iana Salenko e Marian Walter dell’Opera di Berlino), oltre agli assoli di Hugo Marchand dell’Opéra di Parigi, Sergio Bernal già Balletto Nazionale di Spagna e Matteo Miccini dello Stuttgart Ballet, il tutto  sulle note del violoncello di Mario Brunello e del pianoforte di Beatrice Rana (18 luglio).

Desideri, inquietudini e “distanziamenti al quadrato” (da Covid, ma anche da social): sull’amore ai tempi del Coronavirus e le nevrosi della contemporaneità virtuale riflette il nuovo testo di Valerio Cappelli Ci sono giorni che non accadono mai, portato in scena in prima assoluta da Isabella Ferrari e Sergio Castellitto (per la regia di quest’ultimo), su musiche inedite del due volte premio Oscar Ennio Morricone (9 luglio).

Completano la proposta teatrale i contributi di compagnie locali come Rumore di acque di Marco Martinelli (Teatro della Albe con Alessandro Renda e i fratelli Mancuso), I sommersi e i salvati, tratto da Se questo è Levi di Andrea Argentieri e Buona permanenza al mondo, dal libro di Serena Vitale Il defunto odiava i pettegolezzi su Majakovskij.

Altro tema di assoluta attualità nel cosiddetto antropocene è quello ambientale: ad affrontarlo Requiem for a Dying Planet, cineconcertodel regista Werner Herzog sulle note di Ernst Reijseger (20 luglio).Leggendario punto d’incontro tra musica e cinema è poi offerto, il 15 luglio, in collaborazione con la cineteca di Bologna, da City Lights, capolavoro del 1931 di Charlie Chaplin, che ne curò regia, sceneggiatura e con José Padilla colonna sonora, eseguita dall’Orchestra Corelli (direttore Timothy Brock).

Il 17 luglioVinicio Capossela presenta Pandemonium e numerosi sono del resto gli appuntamenti dedicati  al cantautorato italiano e straniero:  Le mie canzoni altrui di Neri MarcorèTre per Una, omaggio jazz alla divina Mina di Danilo ReaMassimo Moriconi e Alfredo Golino e Ho ucciso i Beatles, omaggio a John Lennon di Stefano Valanzuolo con Sarah Jane Morris e il Solis StringQuartet (8 luglio).

Contraddistingue l’edizione di quest’anno una rafforzata sinergia con le amministrazioni locali: così, se il centro propulsivo del Festival sarà certamente la storica Rocca Brancaleone a Ravenna, il Festival s’irradierà per cosi dire anche nei Comuni limitrofi di Lugo, Cervia e Milano Marittima.

Allo Stadio dei Pini di Cervia-Milano Marittima, omaggi a Tonino Guerra, Artusi, Fellini, A.B. Michelangeli si alternano ad incontri con Massimo Gramellini, Melania Mazzucco, Paolo Rumiz, Roberto Cotroneo, Gad Lerner, Ivano Marescotti, la presidente di Casa Artusi Laila Tentoni, Ilaria Capua e Stefano Boeri. Ma anche agli accenti jazz di Paolo Fresu, Rita Marcotulli, Gianluca Petrella, Pasquale Mirra, Paolo Damiani, Daniele Di Bonaventura, Virginia Guastella, Fabio Mina, l’Italian Jazz Orchestra con Simone Zanchini, i Bevano Est e Domenico Bevilacqua.

Il Pavaglione settecentesco di Lugo ospita invece quattro serate sotto le stelle con il cosentino Brunori Sas, l’artista fra l’indie-pop e la tradizione cantautoriale; Stefano Bollani che celebra Andrew Lloyd Weber e Tim Rice a cinquant’anni dall’uscita di Jesus Christ Superstar; i Deproducers con DNA (spettacolo che accosta la musica alla narrazione scientifica di Telmo Pievani) e infine Una vita da film: Omaggio a Luis Bacalov, tributo all’autore della colonna sonora de Il Postino, con Maria Grazia Cucinotta, Vittorio De Scalzi dei New Trolls e il sestetto Ànema.

Con l’auspicio che il Ravenna Festival 2020, «straordinario sotto ogni punto di vista», come rimarca il sovrintendente Antonio De Rosa, possa dare un segnale forte all’Italia intera, non solamente come sotto il profilo della sicurezza sanitaria: «non ci siamo mai sentiti soli perché siamo parte di una squadra forte e solidale, unita dall’obiettivo di proteggere la continuità nel mondo della Cultura e della Musica; una luce che non deve spegnersi e va alimentata con l’irrinunciabile e insostituibile emozione dello spettacolo dal vivo».

Info: ravennafestival.org

Silvia Del Zoppo

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