Opera Futura: un osservatorio per la lirica di domani

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«Alimentare e potenziare un dibattito aperto, positivo, inclusivo per la costruzione di nuove idee, modelli e strategie per lo sviluppo e la crescita del teatro d’opera di domani». Con questo obiettivo nasce Opera Futura, primo osservatorio italiano indipendente ideato da Paolo Petrocelli, Sesto Quatrini e Maddalena Massafra che si rivolge ai professionisti e alle istituzioni del mondo operistico per riflettere insieme su quale forma possa assumere il futuro dello spettacolo lirico. Uno spazio che si unisce alla piega sperimentale che sempre più festival stanno prendendo per l’estate e l’inizio della prossima stagione. È forse una delle poche cose positive che rimarranno da questo terribile periodo: l’obbligatoria necessità di sperimentare, provare, capire, cambiare, tentare, fino a quando non si troveranno nuove formule di spettacolo, di promozione, persino di creazione artistica. E ogni occasione di riflettere sul futuro dell’opera (e in realtà della produzione artistica tutta) è prezioso.

In questi mesi di quarantena, tuttavia, siamo stati sommersi di riunioni, webinar e incontri di ogni genere. Cosa distingue dunque una buona occasione dall’ennesimo appuntamento? Un aspetto è senza dubbio la qualità e la varietà degli ospiti e delle tematiche affrontate. Su questo fronte Opera Futura si presenta decisamente ben guarnita. Per il primo incontro, svoltosi il 5 giugno scorso, partecipavano ben sei nomi e di primo piano in Italia: Fabio Luisi, Daniele Rustioni, Riccardo Frizza e Sesto Quatrini, in dialogo con Jeffrey Schnapp (Direttore Facoltà di metaLAB all’Università di Harvard) e con la moderazione di Paolo Petrocelli.

Un dialogo che poteva rischiare però di risultare affollato e caotico, con molte figure sulla scena e poco tempo per approfondire gli argomenti. In realtà, nonostante questa problematica si sia certamente manifestata, il primo incontro si è dimostrato sorprendentemente compatto, grazie alla buona moderazione e al focus argutamente condotto sul tema della comunicazione, che fosse comunicazione tra artisti e pubblico o tra direttore e orchestra.

La riflessione si è concentrata sulla necessità di sperimentare nuove tecnologie e annettere nuove musiche esplicitamente pensate per un diverso format (è emerso una volta di più il bell’esperimento del Teatro Coccia di Novara), così come di variare la gestione e la stessa idea di palco, come dimostrato dal grande successo de L’ange di Nisida al Festival Donizetti, peraltro premiato con l’Abbiati 2020. Dal Donizetti Opera è emersa anche la necessità di investire di più in una comunicazione coraggiosa e alternativa, per raggiungere un nuovo pubblico che troppo spesso è stato tralasciato (e non certo per assenza di progetti educational): il vasto e vago mondo dei giovani. Un mondo che si attirerebbe anche di più se questo coraggio andasse anche nella programmazione, meno incentrata sulla conservazione del repertorio e più pronta ad accogliere titoli nuovi e recentissimi.

Un appello che va necessariamente rivolto a chi le istituzioni le guida e transita con naturalezza al secondo appuntamento del progetto, mercoledì 24 giugno alle 18:30 con Francesco Micheli, Eleonora Pacetti, Diva Tommei e Barbara Minghetti per parlare di leadership, progettazione e creatività. E chissà che davvero una scintilla che accenda il rinnovamento della musica in Italia non possa partire anche da Opera Futura.

Info: operafutura.org

Alessandro Tommasi

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