Nel cuore dell’arte e della bellezza. Riccardo Muti, per la prima volta al teatro di corte della Reggia di Caserta, sarà protagonista di un concerto imperdibile, nel segno di Haydn, trasmesso in prima tv su Rai 5 domenica 17 gennaio alle 21:15. Una produzione della Regione Campania in partnership con Ravenna Festival, RMMUSIC e la collaborazione della direzione della Reggia di Caserta MiBACT. Un appuntamento che esalta lo stretto legame della “scuola musicale napoletana” con uno dei più acclamati direttori del nostro tempo e con il grande compositore di Rohrau – che dal napoletano Niccolò Porpora apprese il «buon metodo di cantare italiano».
Tremanti e spersi nel punto d’assenza di questo nostro tempo immobile e incerto, abbiamo probabilmente dimenticato una verità aurorale: che «l’arte s’impone tramite l’esistenza», come scrisse Émile-Auguste Chartier in uno dei suoi Libres propos. Esistere significa anche tornare a scoprire simmetrie, tornare a vibrare-insieme, verso nuove prospettive. La musica può offrirci tutto ciò. Così, Riccardo Muti con questo concerto dalla reggia di Caserta – uno fra i luoghi più iconici di una autre-siècle grandeur del nostro Bel Paese – sembra ricordare a tutti gli italiani e al mondo che, fieri del passato e guardando al futuro, (r)esistere in musica è possibile. Anzi, deve (continuare a) essere il nostro comune obiettivo.
«Un concerto alla Reggia di Caserta è una combinazione di musica, natura, scultura, arte, bellezza: le ragioni per cui l’umanità dovrebbe esistere», ha afferma con orgoglio partenopeo Muti, che per l’occasione sarà alla testa della sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini. In programma l’esecuzione de Le sette ultime parole di Cristo sulla croce di Franz Joseph Haydn preceduta da intervento di Massimo Cacciari, che con il Maestro ha recentemente pubblicato una suggestiva conversazione che mette in correlazione la partitura di Haydn e la Crocifissione di Masaccio esposta al Museo di Capodimonte.
Questo nuovo appuntamento a Caserta, in un’ottica di valorizzazione del territorio campano, si lega a doppio filo con l’esecuzione della Sinfonia “Eorica” di Beethoven al Parco Archeologico di Paestum nello scorso luglio, dopo il primo attesissimo “concerto della ripartenza” in Italia, quello del 21 giugno per l’inaugurazione della nuova stagione del Ravenna Festival – al quale avevamo dedicato un Grandangolo firmato dal direttore Paola Molfino.
Più volte Muti ha diretto Le sette ultime parole di Cristo sulla croce. Memorabile quella con i Wiener Philharmoniker nel 1982, proprio sulla tomba del compositore, nella Bergkirche di Eisenstadt. Considerato dallo stesso Haydn come uno dei suoi lavori migliori – tanto da indurlo ad approntare una riduzione per quartetto d’archi, una per pianoforte e ancora una per coro e orchestra – questo capolavoro orchestrale del 1787 si articola in sette sonate dal forte coinvolgimento emotivo che, per chiaroscuri veglianti sul limite della tragedia e del sublime, meditano sulle ultime frasi (o esclamazioni) pronunciate dal Redentore sulla croce.
È proprio sulla soglia fra redenzione e smarrimento, in un flagrante momento di indicibile verità, che la musica parla ai cuori di tutti: quale legge che accorda i sogni e i desideri di ognuno, senza esclusione. Affinché tutto acquisti senso e armonia.
Info: ravennafestival.org
Attilio Cantore
photo © Marco Borrelli