In principio era la voce. Proprio così, la prima espressione del jazz è quella vocale degli schiavi afroamericani al lavoro nelle piantagioni o nei cantieri per costruire strade e ferrovie.
C’era molte volte il Jazz
Il concerto del 3 agosto all’Auditorum di Milano, all’interno della rassegna “C’era molte volte il Jazz”, ha inizio con una sentita interpretazione di Motherless Child, un canto della tradizione spiritual, eseguito dalla sola Daniela Panetta. È lei la voce protagonista della serata dedicata ai grandi cantanti che hanno fatto la storia di questo genere.
Sotto la direzione artistica di Alessandro Cerino laVerdi propone un ciclo di appuntamenti musicali nelle notti d’estate alla scoperta delle molteplici espressioni jazzistiche. Fabrizio Bernasconi al pianoforte, Roberto Piccolo al contrabbasso e Massimo Pintori alla batteria costituiscono insieme alla Panetta un quartetto assai rodato.
Il timbro imponente ma al tempo stesso elegante di Bessie Smith, una delle prime leggendarie interpreti vocali, è presentato con Jailhouse Blues, reso brillantemente dal Panetta Quartet e da Sandro Cerino al saxofono soprano. La grande Billie Holiday è ricordata con un medley di God bless the child, composto da lei stessa nel 1939, e I’ll be seeing you.
La regina dello scat
Ella Fitzgerald, una delle jazziste professionalmente più longeve, con 59 anni di carriera, una settantina di album incisi e quaranta milioni di copie vendute, è presentata come la regina dello scat. Si tratta della tecnica con cui la voce imita gli strumenti musicali, intonando una serie di fonemi privi di senso ma proposti con una stupefacente scioltezza e rapidità d’esecuzione.
Un clima decisamente più meditativo e raffinato giunge con il ricordo di Sarah Vaughan, detta la Divina, con il brano Just Friends, in cui Sandro Cerino interviene al flauto traverso, mentre Carmen McRae è celebrata con Reflections, un pregevole standard jazz firmato da Thelonious Monk.
Un plauso indiscusso va rivolto anche a Bernasconi, Piccolo e Pintori che tessono una trama ritmica e armonica ricercata e coinvolgente. Just one of those things è arrangiato per quintetto per citare Anita O’Day, mentre una registrazione d’epoca di Moanin’ rende omaggio a Jon Hendricks.
Il concerto è ulteriormente impreziosito dall’intervento di uno special guest, Ermanno Principe, batterista, polistrumentista e cantante di sorprendente talento. Per rievocare Chet Baker la sua voce calda ed espressiva intona But not for me di George Gershwin e duetta con Daniela Panetta. Nello stesso brano si concede anche un’incursione alla batteria, in cui eccelle come nel canto, e propone poi la celebre The Christmas Song di Mel Tormé, nota canzone della tradizione natalizia statunitense.
Foto di copertina: Daniela Panetta Ph. Lorenzo Ceva Valla
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