Quello di venerdì 4 agosto è stato un evento decisamente particolare. Immerso nelle atmosfere serali di Castel Roncolo ed i suoi affreschi, il Dramatodia Ensemble ha aperto Antiqua, festival di musica barocca e rinascimentale parte del Bolzano Festival Bozen, con qualcosa di diverso da un classico concerto.
La tematica della serata “Diversi linguaggi – Viaggio musicale nell’Europa del XVI secolo” è stato affrontata dalla compagnia come spunto comico per rappresentare città, nazioni e popoli secondo la visione, ironica e non, di compositori e scrittori dell’epoca. Eccoci dunque trasportati tra la Serenissima Repubblica, la Schiavonia/Croazia, Napoli, la Spagna, l’Africa, gli Ebrei, la Germania, Mantova, Firenze e Bologna, concludendo poi con il madrigale Diversi linguaggi a 9 di Orazio Vecchi, che ha dato il nome allo spettacolo e ha riassunto la combinazione di linguaggi dell’ora e mezza di programma in un’ultima esibizione musicale.
Protagonista dello spettacolo è stato inoltre Giulio Cesare Croce, scrittore e commediografo di cui l’ensemble bolognese sta registrando l’integrale profana, i cui testi hanno accompagnato tutto l’evento, intervallati e accompagnati da brani di autori quali Giorgio Mainerio, Andrea Gabrieli, Orlando di Lasso, Adriano Banchieri, il già citato Orazio Vecchi e molti altri.
Uno spettacolo così costruito rischia di sacrificare l’unitarietà sull’altare dell’intrattenimento, ma qui è intervenuto quello che è probabilmente il più grande merito dell’eccellente Dramatodia Ensemble. I suoi membri si combinavano con scioltezza e disinvoltura ed il costante movimento sulla scena ha ricordato quello di un caleidoscopio di colori cangianti eppure sempre connessi, certo aiutato dagli sgargianti costumi e dal trucco marcato. Dovessero cantare da solisti o in gruppo, ballare, recitare o suonare, gli artisti del Dramatodia Ensemble si trovavano costantemente a loro agio, un approccio che, da un buffo punto di vista, ha avvicinato l’ambiente rinascimentale all’one man show all’americana.
Notevole anche l’estro con cui sono riusciti a controllare e far loro la recitazione d’epoca, con un’affettazione che ai giorni nostri rischia costantemente una stucchevole ingenuità, ma che è invece capace di trasportare nel passato con un sorriso quando è condotta senza esagerazioni e con convinzione. Splendidi i madrigali polifonici, ben inseriti nell’acuto programma, cantati con precisione e al contempo carattere scenico. Le volte in cui l’ensemble ha necessitato di parti, anch’esse erano inserite nello svolgimento dello spettacolo, con gran srotolamento di papiri e distribuzioni di libretti. Degno di menzione anche il bravissimo Andrea Inghisciano, impeccabile e virtuoso al cornetto.
Un viaggio spericolato che non ha mancato di sorprendere anche me quando gli artisti hanno deciso di estrarmi come cooptato volontario dal pubblico, scegliendo ignari il loro recensore come oggetto di una scenetta di circoncisione finita in evirazione tratta dalla Rissa tremenda fra Mardochai e Badanai con il festino, colatione, e musica fatta da loro in segno di pace di Croce, parte della sezione dedicata agli Ebrei. Il momento, lievemente imbarazzante ma al contempo divertente, è stato occasione di assecondare gli artisti e trovarmi parte dello spettacolo: decisamente un’opera piacevole, e da ridere.
Foto Ph. PianoB