Pubblichiamo di seguito un contributo che proviene dalla redazione di Tell me Chigiana, workshop di critica musicale attivato all’Accademia Chigiana di Siena e coordinato da Massimiliano Coviello e Stefano Jacoviello, che grazie al lavoro di giovani in residenza intende raccontare il Chigiana International Festival and Summer Academy 2018.
Martedì 17 luglio #SoundingTimes ha ospitato Markus Stockhausen, figlio del compositore tedesco a cui il Chigiana International Festival 2018 è dedicato nel novantesimo anniversario della nascita. Durante il #ChigianaLounge che nel pomeriggio ha preceduto il concerto l’artista, accompagnato da Nicola Sani e Stefano Jacoviello, ha introdotto il pubblico al suo percorso artistico e umano, a partire dal rapporto con il padre e dalla loro significativa collaborazione artistica. La giornata con Markus Stockhausen è proseguita con Phoenix, il concerto serale di “musica intuitiva” nel Salone di Palazzo Chigi Saracini.
Il concetto di Intuitive Music, coniato da Karlheinz Stockhausen, è stato poi declinato dal figlio Markus in tutte le sue successive esperienze musicali. Si tratta di una musica che prende forma nello spazio acustico che la ospita, si plasma attraverso l’spirazione istantanea del performer ed è influenzata dagli “umori” del pubblico.
Il concerto si è aperto con la sola voce del flicorno che ha “dato il la” ad un viaggio sonoro oltre confini stilistici e musicali prestabiliti. In Phoenix l’incontro degli strumenti elettronici con quelli acustici produce sempre qualcosa di nuovo e l’esecuzione della performance nel salone dell’Accademia è stata unica. Attraverso la registrazione e il campionamento dei suoni l’artista tedesco ha concertato con sé stesso dando vita ad una dimensione sonora altra.
Markus Stockhausen ha fatto proprie le riflessioni sulla musica ereditate dal padre, portando avanti un progetto capace di innervare il suo gusto personale, un luogo in cui poter improvvisare. Il suono raffinato e ricercato ascoltato alle trombe e al flicorno è il frutto di una rigorosa impostazione classica associata a una profonda esperienza nel jazz moderno.
L’impeccabile preparazione tecnica però non ha mai lasciato spazio a inutili dimostrazioni virtuosistiche ed è diventata fin da subito lo strumento al servizio della costruzione dell’ampio paesaggio sonoro attraverso cui le melodie suscitate dall’intuito hanno viaggiato liberamente, in uno spazio senza confini. Il suo ideale di musica va aldilà di qualsiasi direzione stilistica, senza però negarne alcuna. Phoenix, come ha affermato Markus Stockhausen, è un modo per dare un nome ad una musica che ancora non esiste. La musica intuitiva è un invito ad ascoltare senza preconcetti, dove il viaggio sonoro è una meditazione sullo spazio e sul tempo.
Testo a cura di Monica Rossetti. Foto di Roberto Testi.