Parsifal a Berlino: l’epopea del dolore umano

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La Philharmonie di Berlino ha eseguito Parsifal (Wagner) in forma di concerto. Protagonisti Nina Stemme, Simon Rattle, Stuart Skelton e i Berliner Philharmoniker. A fine spettacolo, il pubblico era stupefatto e pieno di commozione

Philharmonie Wagner Parsifal
Parsifal in forma di concerto a Berlino

Per le feste di Pasqua la Filarmonica di Berlino ha allestito un’ esecuzione del Parsifal splendidamente diretta da Simon Rattle con un’ eccezionale compagnia di canto, la cui sostenutezza e omogeneità ricordano quelle delle mitiche squadre wagneriane che possiamo ascoltare nelle registrazioni degli anni ’60 e ‘70. Così, anche in un’ esecuzione da concerto, i personaggi sono apparsi plastici, concreti, inconfondibili, in virtù del puro canto.

I protagonisti

Ecco, dunque, subito dopo il Preludio, stagliarsi la serena maestà del saggio Gurnemanz; è l’unico punto di equilibrio in quel mondo lacerato dal peccato e dal dolore. La voce calda e la dizione scultorea del basso-baritono Franz-Joseph Selig hanno magnetizzato l’attenzione degli ascoltatori, scossi poco dopo dalla selvaggia sortita di Kundry.

Questa incredibile donna è costretta dall’infernale mago Klingsor a trasformarsi in una demonica seduttrice; ma vuole nel contempo di servire i cavalieri del Graal per redimersi dal peccato. Ebbene, Nina Stemme le presta vari volti: quello della derelitta scontrosa e abbandonata; della maga Alcina e della Maddalena penitente. La sua voce cambia colore, la dizione fa crepitare le consonanti, oppure le smussa nel canto filato dell’erotismo più insidioso.

Impressionante è stato il suo duetto con Klingsor, il gigantesco bassobaritono russo Evgeny Nikitin. Dopo la tempesta sinfonica scatenata dai Berliner in capo al secondo atto, esplode con perfetto controllo dell’emissione in una vocalità selvaggia, tremendamente espressionista. Il suo alterco con Kundry giunge a un vertice di drammaticità incredibile. Resterà nella memoria degli ascoltatori come la vera presenza del Male, rigurgitante da un vulcano in eruzione al centro dell’opera.

Il podio

Simon Rattle dà massima evidenza ai contrasti in un progressivo crescendo di drammaticità, dall’inizio alla fine della partitura. Scatena l’orchestra in sonorità possenti, ad esempio nei cori apocalittici del terzo atto, ma poi la guida in atmosfere soffuse, come la melodia del Venerdì Santo, che fluisce dagli archi con un suono che è raro sentire cosi morbido e setoso.

In questo modo tutto acquista profondità prospettica. Specie quando al magnifico coro di Radio Berlino diretto da Simon Halsey rispondono dalla “cupola” le voci femminili e quelle dei fanciulli. Al centro sta il lacerato Amfortas, riluttante a celebrare il rito del Graal per l’impurità della ferita che non si chiude. Le sue disperate invocazioni alla morte affinché lo liberi trovano nella voce di Gerald Finley la verità del dolore.

La reazione del pubblico

Il tenore Stuart Skelton svetta su tutti con il suo squillo luminoso nella parte di Parsifal; le conferisce un’autorevolezza irriflessa e naturale, come s’addice al destino del “puro folle”. Alla fine, quando tutto sfuma nelle sonorità paradisiache della redenzione finale, questa sublime epopea del dolore umano condotta in limine mortis, lascia il pubblico stupefatto e pieno di commozione. L’assorto silenzio che precede gli applausi ne è segno tangibile.

Paolo Gallarati

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