Il prossimo 1° settembre debutterà ad Alberobello Il Guercio di Puglia, la prima opera lirica totalmente “made in Puglia”. All’ombra del Castello Acquaviva d’Aragona di Conversano, luogo storico degli eventi narrati nell’opera, ho incontrato Nicola Scardicchio (compositore) e Danila Grassi (direttore).
Per la prima volta, la Puglia e la sua storia diventano il soggetto di un’opera lirica.
DG: L’opera racconta del Conte di Conversano, Giangirolamo II Acquaviva d’Aragona, detto il Guercio delle Puglie. Abbiamo deciso di lavorare sulle leggende intorno a questo personaggio, perché accattivanti e inclini a essere inserite in un’opera buffa. Un personaggio affascinante, crudelissimo, un grande uomo di guerra che scuoiava i nemici per farci sedie e si avvaleva dello ius primae noctis.
NS: Benché fosse un mecenate non aveva il minimo rispetto delle persone vicine a lui. Era disposto a calpestare qualunque sentimento per il proprio piacere. Un prepotente al potere: attuale, no? Il soggetto grottesco mi ha consentito di raccontare la tragedia che spesso si nasconde al di là della risata.
Come nasce il progetto de Il Guercio di Puglia?
DG: Grazie all’Associazione Culturale Ventotto abbiamo partecipato al “Programma Straordinario in Materia di Cultura e Spettacolo per l’anno 2018” indetto dalla Regione, presentando un progetto sul Guercio che andasse al di là dell’opera in sé. La realizzazione ha avuto inizio negli scorsi mesi grazie al concorso di scrittura creativa “I dialoghi del Guercio”, indirizzato alle scuole. Gli studenti si sono confrontati con la stesura di un libretto sul soggetto di Giangirolamo II. Nicola ha poi tratto spunto dagli elaborati dei finalisti e li ha inseriti nel libretto definitivo dell’opera.
Perché si è ritenuto importante creare anche una squadra tutta pugliese per realizzare questa produzione?
NS: In altre parti di Italia si fanno lavorare prima le persone del luogo. È un’Italia ancora unita, ma da noi c’è una specie di esterofilia eccessiva. Quindi abbiamo deciso di chiamare sul palco quattro assi della nostra regione: Manuel Amati, Paola Leoci, Alberto Comes e Carlo Sgura.
DG: Sono tutti artisti già conosciuti nei teatri italiani, come il nostro giovanissimo regista Davide Gasparro o i nostri solisti. Volevamo dare a questi ragazzi il piacere di essere applauditi dalla propria gente. Non si tratta di stupido campanilismo, ma di constatare che i nostri conservatori sfornano artisti solidi al pari di altre accademie e questo va valorizzato.
Dal punto di vista musicale, quanta “pugliesità” è finita nella partitura?
NS: Dei riferimenti precisi non ci sono, tranne il fatto che io sia pugliese e la mia formazione sia avvenuta in qui con grandi maestri come Nino Rota. Nel musicare esprimo la mia personalità e il mio forte legame al territorio. Una cantabilità semplice, una musica da ascoltare con le orecchie e non col cervello.
Cosa significa creare e mettere in scena un’opera come Il Guercio oggi?
DG: Questa produzione è per noi una grande scommessa. Ci siamo classificati tra i primi su quattrocento progetti in gara portando la musica classica. Questo significa che la Puglia c’è e non è solo burrata.
NS: E nemmeno solo pizzica!