“Non suonare niente di cui segretamente ti vergogni”. I consigli di Schumann ai giovani musicisti

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Curci Young ha da poco riproposto in un vivace volumetto (128 pagine, euro 13,90) i «Consigli ai giovani musicisti o regole di vita musicale di Robert Schumann». Revisione e commento sono opera del musicista divulgatore Steven Isserlis, che così presenta il Compositore: «oltre a essere un genio -nonché il più gentile degli uomini- Robert Schumann era un fenomeno». L’opuscolo scritto a suo tempo da Schumann era stato progettato per accompagnare idealmente gli «Album per la gioventù», raccolte di pezzi per pianoforte a uso di bambini e studenti. Ora Isserlis rielabora i consigli di Schumann in una vispa traduzione che sacrifica un poco lo spirito romantico originale per parlare ai ragazzi di oggi, veicolando il messaggio offerto da quei suggerimenti in una forma più vicina allo stile comunicativo dei millennials.

Consigli per musicisti e ascoltatori

Secondo la tesi di Isserlis i consigli di Schumann, pur essendo nati per giovani compositori impegnati alla tastiera del pianoforte, possono risultare ancora molto giovevoli a qualsiasi musicista e persino a chi voglia essere un ascoltatore più consapevole. Le annotazioni di Schumann sono state accresciute nel volumetto Curci che accoglie, compresi quelli in appendice, ottantotto consigli, numero uguale a quello dei tasti di un pianoforte. «Ho la sensazione che Schumann avrebbe apprezzato questo piccolo dettaglio» si compiace Isserlis, che ha lavorato mettendo insieme la saggezza schumanniana e i frutti della propria esperienza di uomo di musica a tutto tondo. Le «massime» di Schumann sono molto diverse tra loro. Isserlis le riporta sviluppandole e commentandole. Una vicinissima collaborazione a distanza.   Schumann, ad esempio, scrive che «senza entusiasmo non si raggiungono grandi risultati nell’arte», e Isserlis aggiunge che «la grande musica è forse il migliore amico che si possa avere».

Gli incoraggiamenti per migliorarsi sempre

Il manualetto entra anche nel merito dello studio e si intrattiene diffusamente sull’importanza di una applicazione costante. Afferma che dall’insoddisfazione dei risultati raggiunti nasce quel senso di incompiutezza che guida a migliorarsi sempre, e «simile a quella malattia che nell’ostrica produce una perla», fa «maturare un individuo come musicista». Le regole da seguire non sono spauracchi, piuttosto incoraggiamenti. Ad addentrarsi, ad esempio, con fiducia nella selva della tecnica: «Non avere paura di parole come teoria, basso continuo, contrappunto ecc. Diventeranno tuoi amici se tu lo sarai per loro»; a non tralasciare, nella praxis esecutiva, il costante confronto con gli altri strumentisti, con il mondo dell’opera e quello dei cori. A non dimenticare che i regali elargiti dalla natura vanno apprezzati con gratitudine. Evidente il caso dei cantanti: «se sei dotato di una bella voce, non esitare a coltivarla: considerala il dono più grande che il paradiso potesse farti!»

«Le leggi della morale sono quelle dell’arte»

I consigli, oltre ad avere un taglio molto pratico, viaggiano anche in territori alti, sfiorando problemi di estetica nel punto in cui essa si incontra con l’etica e se ne innamora. Per Schumann, infatti, «le leggi della morale sono quelle dell’arte». Principi che non sono invecchiati di un giorno: il rispetto che si deve a ogni musicista autentico, anche se il suo nome non campeggia da protagonista sui programmi di sala di un concerto; la ricchezza della musica popolare; il rifiuto di un successo facile; la costante, talora tormentosa ricerca dell’arte vera che è innanzitutto scintilla spirituale e non vuoto virtuosismo; l’autenticità del sé al servizio della musica, anche a costo di scelte pericolose, temerarie, spesso incomprese, e tuttavia le sole che consentano di rimanere se stessi. Di fronte a tutto questo non sono poche le responsabilità di chi è musicista. Il suo comportamento dev’essere rigoroso. Raccomanda Schumann: «Non eseguire mai composizioni brutte, ed evita anche di ascoltarle, a meno che tu non sia costretto» ma pure «non giudicare una composizione al primo ascolto», perché il gusto si affina e perfeziona nella conoscenza. Infine, l’esortazione a non cedere mai sulla propria dignità di artista: «Sii sensibile alle richieste del tuo pubblico, ma non suonare mai niente di cui segretamente ti vergogni».

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