Nel 450° anniversario dalla nascita di Claudio Monteverdi, l’autorevole Fondazione Italiana per la Musica Antica e il prestigioso festival urbinate ne hanno celebrato il genio e la sua straordinaria sensibilità drammatica grazie a Rinaldo Alessandrini e alla sua masterclass dedicata alla drammaturgia monteverdiana.
L’evento finale della rassegna, che ha avuto luogo il 29 luglio 2017 nella solenne sala del trono del magnifico palazzo di Federico da Montefeltro, ha infatti proposto la rappresentazione di alcune delle scene tratte dalla produzione teatrale monteverdiana.
Tra semplici elementi scenografici e accompagnati da un ristretto gruppo strumentale FIMA (i flauti dolci di Luis Bicalho e Marco Iamele, il violoncello di Lucia D’Anna, i chitarroni di Pedro Alcàcer, Nicola Pignatiello e Bernard Reichel , nonché i clavicembali di Chikako Nishikawa e Alberto Maron), i talentuosi allievi della masterclass urbinate, diretti dallo stesso autorevole insegnante, si sono alternati nel dare vita ai personaggi di Monteverdi, ai loro “affetti”, ai loro “diversi tipi d’amore”. Dall’Incoronazione di Poppea, dramma per musica sul testo di Gian Francesco Busenello ma dall’effettiva attribuzione monteverdiana tuttora controversa, gli intensi duetti della protagonista con l’imperatore Nerone (scene 3 e 10 dall’atto I), nei cui ruoli si sono alternate le coppie formate da Marta Redaelli (soprano) e Hyn Jung Ho (contralto) e da Giulia Bolcato (soprano) e Antonio Orsini (tenore), hanno presentato l'”amore interessato e mendace” di questa storica femme fatale. Al dramma dell'”amore umiliano” di Ottone (il contraltista Enrico Torre) di fronte a Poppea (stavolta interpretata da Benedetta Corti), ha fatto da contro contraltare la freschezza della scena 4 dell’atto II, quella della “scoperta dell’amore” del Valletto e della Damigella dell’imperatrice (impersonati dai soprani Martina Loi e Ilenia Tosatto).
Il tema dell'”amore incondizionato”, “ritrovato” o “subdolo” è emerso dalle scene de Il ritorno di Ulisse in Patria: quella del meraviglioso duo di Melanto (Sofia Pezzi) ed Eurimaco (Jaime Canto), e del trio che vede la vecchia nutrice Euriclea (affidata alla voce di contralto di Maria Elena Pepi), che interviene nel dialogo di Ulisse e l’ancora scettica Penelope, impersonata da Giulia Mattiello, presente anche nella scena, dal secondo atto, con Antinoo, Pisandro, Anfinomo, i proci interpretati rispettivamente da Alessandro Ravasio, Salvo Disca e, nuovamente, Jaime Canto. Gli stessi interpreti maschili, sono tornati, insieme a quelli apparsi precedentemente, anche nella celebre scena de L’Orfeo (1607), in cui Proserpina (il soprano Valentina Satta), regina degli Inferi, intercede presso il suo sposo affinché Orfeo (il tenore Enrico Busia) possa ritrovare l’amata Euridice (Anna Tarca), fino alla definitiva, tragica perdita. L'”amore rubato”, l'”amore perduto” , ma in ogni caso è il trionfo d’amore quello celebrato da Monteverdi, in questo primo, grandioso esempio di opera in musica, su libretto di Striggio: “Vieni Imeneo, deh vieni” e “Lasciate i monti”, lasciate le fonti” hanno cantato, a fine serata, i protagonisti insieme ai membri del “gruppo di Danze Rinascimentali FIMA (con la coreografia del loro insegnante, Lieven Baert), che eseguivano le gioiose danze corali del primo atto.
Ne è scaturito un emozionante percorso negli “affetti amorosi” e nella drammaturgia di Monteverdi, in pieno stile UMA: una preziosa esperienza per giovani, talentuosi cantanti, che hanno avuto l’opportunità di lavorare con uno dei più importanti interpreti monteverdiani, si è trasformata in uno spettacolo incantevole, di fronte a un pubblico visibilmente emozionato.