Musica e danza si fondono in modo inscindibile nel tango. Dipendentemente dalle diverse forme in cui è declinato, l’una o l’altra componente possono prevalere eppure, nell’immaginario collettivo, una scissione è ben difficile da concepire.
Per risalire alle origini del tango, alla nascita di questo unicum tanto incisivo, è necessario affrontare il viaggio dei migranti europei verso l’America del sud, alla fine del XIX secolo. Una volta sbarcati sulle coste rioplatensi, farsi largo nelle strade affollate e varcare la soglia dei bordelli di periferia. Qui si muovono i primi passi del tango, espressione popolare e artistica che abbraccia danze, musiche e testi. Si balla a coppie, in uno stretto abbraccio, tanto stretto che, agli inizi, si diffonde tra ballerini maschi: è infatti considerato immorale, la sua danza tra coppie miste di donne e uomini è proibita in pubblico.
Nascendo dalla strada, tra dialetti e mutamenti sociali, è respiro diretto del mutare dei tempi e delle diversità che assorbe, pertanto muta nel tempo e si trasforma in generi diversi. Tuttavia, il periodo in cui si definiscono le sue basi va dall’ultimo ventennio dell’800 agli anni ‘20 del’900, la cosiddetta “Vecchia guardia” nella quale si fondono milonga, habanera, candombe e altre forme, dissimili nella tecnica, identiche nella sanguigna passione. Solo negli anni ‘10 attraversa l’Atlantico e torna in Europa, per non andarsene più.
Foto di copertina: Adrian Veredice y Alejandra Hobert – Ph. Michele Maccarrone