Nell’Olimpo dei maestri della “scuola napoletana” spicca, fra i tanti nomi, quello di Saverio Mercadante. Figlio illegittimo di un nobile dall’animo giacobino, nasce nel 1795 ad Altamura, nell’aspra Murgia pugliese, e dodicenne arriva pieno di belle speranze al rinomatissimo Conservatorio di Napoli per studiare con Giacomo Tritto, suo conterraneo, e Niccolò Zingarelli. “Compagno di banco” di Vincenzo Bellini, Piero Maroncelli e Nicola Antonio Manfroce, diviene ben presto polistrumentista (esecutore di clarinetto, flauto, violino, violoncello, fagotto) e, fra partimenti e contrappunti, raffinato compositore.
Prima ancora del suo debutto operistico ufficiale al San Carlo, il facondo Rossini, sperticandosi in elogi, commendava certi brani del giovane mastricello che davano «seriamente a pensare». Di qui, una carriera internazionale che vide Mercadante a Vienna, Madrid, Parigi e Lisbona. Sicché Emilia Branca, moglie del librettista Felice Romani, non temeva smentite nell’affermare che il Cavalier Saverio era «uno dei più sublimi artisti di questo secolo». Ma si trattava pur sempre del medesimo secolo di Rossini, Donizetti, Bellini e Verdi. E accanto a questi “grandi” sopravvivere è assai difficile. Quantunque Mercadante ci riuscì, fra successi e “compatimenti”.
Le composizioni strumentali dell’altamurano erano giudicate da Liszt «le più corrette e le meglio strumentate» che avesse mai sentito; e c’era chi era pronto a paragonarlo addirittura a Berlioz. I suoi melodrammi giocosi e soprattutto quelli seri – di cui otto nati dalla collaborazione con l’eccelso librettista napoletano Salvadore Cammarano – fecero la delizia dei teatri. In eterna e assai poco celata rivalità con il collega bergamasco Donizetti, Mercadante fu una Omèga raggiante d’una sfiorita razza di maestri: nella sua contemporaneità, irrimediabilmente non-contemporaneo. «Dopo una lunga anticamera trascorsa nel palazzo rossiniano a tirarne a lucido il mobilio con manieristica competenza, e un ancor più lungo indugiare in aree di gusto veterometastasiano» (Giovanni Carli Ballola), vagheggiò una “riforma” per «varia[re] le forme» (o si trattava piuttosto di un suo personalissimo aggiornamento stilistico?). E dopo gli anni novaresi in qualità di maestro di cappella del duomo si trasferisce definitivamente a Napoli: qui per trent’anni dirige il Conservatorio (1840-1870) e a tutti gli effetti diventa il “padrone del San Carlo”, conoscendo ancora successi teatrali. La Virginia (1866), la sua ultima opera ad essere messa in scena, rappresenta il suo “testamento artistico”: «c’est l’Africaine de Mercadante, une Africaine non posthume». L’ormai cieco e anziano maestro poté così godersi, ancora una volta, un «esito splendidissimo», echeggiato in tutta Europa «sulle rapide ali del telegrafo».

Di questo «ossequiato patriarca della vita musicale partenopea» ottocentesca, testimone dei più diversi stravolgimenti politici e sociali (dalla Restaurazione post-napoleonica al ’48, dalla disastrosa politica del “re Bomba” e di Franceschiello alla rocambolesca creazione del Regno d’Italia), ricorre quest’anno il 150° anniversario della morte. Per celebrare nel miglior modo possibile il «Nestore dei compositori italiani» nonché suo inclito collega, l’attuale direttore del Conservatorio “San Pietro a Majella” di Napoli, Carmine Santaniello, ha voluto promuovere un programma di celebrazioni di ampio respiro (fino al 17 dicembre), teso a far conoscere il magistero di Mercadante a un pubblico sempre più vasto. Coordinatori e promotori dell’iniziativa (coraggiosa in tempo di pandemia e mirabile per qualità) sono i musicologi Antonio Caroccia e Paologiovanni Maione, che si avvalgono del supporto di un comitato internazionale di prim’ordine: si va dal San Carlo al Teatro alla Scala, passando per blasonate università italiane – Milano, Napoli, Bari, Teramo – e straniere – Washington, Vienna, Barcellona, Madrid, Lisbona. E il comitato d’onore vanta la presenza di Riccardo Muti.
Fulcro delle celebrazioni è un convegno internazionale in quattro tappe, fra ottobre e novembre. Sarà infatti ospitato a Napoli (Conservatorio “San Pietro a Majella”, 1-3 ottobre), a Vienna (Istituto Italiano di Cultura, 20-21 ottobre), a Milano (Teatro alla Scala, 30 ottobre) e ad Altamura (Teatro Mercadante, 13-14 novembre). Alle giornate di studio parteciperanno studiosi nazionali e internazionali chiamati a rilanciare gli studi sul compositore pugliese. Tra gli ospiti del simposio, organizzato da Caroccia e Maione, partecipano, fra gli altri, Jürgen Maehder, Massimo Fusillo, Paolo Fabbri, Alessandro Roccatagliati, Antonio Rostagno, Francesc Cortés, Victor Sánchez Sánchez, Michael Wittmann, Paola Besutti, Emilio Sala, Alberto Rizzuti, Gerardo Tocchini, Michele Nitti.

Il convegno Mercadante 1870-2020 sarà trasmesso anche in streaming sul canale YouTube e la pagina Facebook del San Pietro a Majella. Durante le giornate napoletane sono previsti alcuni interventi musicali con il Quartetto del San Pietro a Majella (1° ottobre) e con Francesco Pareti (2 ottobre) che per l’occasione suonerà il pianoforte Stein appartenuto a Mercadante. Per poter assistere alle sessioni del convegno e ai concerti è necessario inviare preventivamente una e-mail all’indirizzo mercadante2020@sanpietroamajella.cloud comunicando le proprie generalità e le sessioni alle quali si intende partecipare.
Info: sanpietroamajella.it
Attilio Cantore