In difesa di Max Reger

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Una nuova pubblicazione di Deutsche Grammophon consente di scoprire (o rivalutare) il compositore tedesco Max Reger. Piccola guida all’ascolto

In difesa di Max RegerDovrà Max Reger continuare ad essere il fanalino di coda del tardo Romanticismo? L’ultimo anello fra Brahms e il primo Schönberg (che lo considerava un genio)? Un cofanetto di nove cd della Deutsche Grammophon, è un bell’invito ad abbandonare etichette e collocazioni storicistiche per affrontare l’intero panorama della musica orchestrale di Max Reger a tu per tu, per riascoltare e chiarire fisionomie di opere singole da considerare in se stesse.

Certo, le fonti brahmsiane sono risapute. Le Romanze per violino e orchestra op. 50 n. 1 e 2 sono impregnate di Brahms, così come la Sinfonietta in la maggiore op. 90, lavori composti intorno ai trent’anni. Meno scontati alcuni avvicinamenti neoclassici, evidenti nel Concerto in stile antico del 1912 e nella Suite in stile antico del ’16, nel mezzo della Grande Guerra, dove si avvicendano concertini vari di ottoni e legni in una cornice di asciuttezza settecentesca; anche se Reger non esagera nel rifare, non si concede virtuosismi artigianali.

Comunque sia, a parte le Variazioni su un tema di Mozart op. 132 che ogni tanto riappaiono, da portare in repertorio con soddisfazione di tutti ci sarebbero i Quattro poemi sinfonici (Tondichtungen) da Arnold Böcklin: con il fervore spirituale dell’“Eremita che suona il violino”, un violino “solo” che sembra guardare oltre le mura di un amato romitaggio, il quasi scherzo di “Nel gioco delle onde”, dove sembra vedere i paffuti sileni di Böcklin a cavallo delle onde; pezzo centrale, come l’adagio di una sinfonia, la celebre “Isola dei morti”, con il colore violaceo degli archi addensati, i funebri colpi di timpano, la pressione lamentosa degli intervalli di seconda minore, come nella Götterdämmerung wagneriana. Nello spirito della sinfonia anche il finale, il vivace “Baccanale” dalle grasse pennellate.

Giorgio Pestelli

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