Marie Antoinette di Sofia Coppola: una musica che non ti aspetti

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Ciò che subito balza agli occhi nella “Marie Antoinette” di Sofia Coppola è l’eleganza, la ricercatezza dei particolari. Ambientato nelle stanze di Versailles, nonché in altri edifici storici, e con il tocco di Milena Canonero ai costumi, rivela dalle prime inquadrature una dedizione storica minuziosa. 

C’è tuttavia qualcosa di più a rendere speciale il film, un punto di vista che emerge proprio grazie alla colonna sonora. La musica non è infatti niente di ciò che ci si aspetterebbe, secondo il principio dell’aderenza storica, a una pellicola ambientata nella Francia del tardo ‘700. Almeno, non del tutto.

È Brian Reitzell a eludere l’orizzonte di attesa dello spettatore, compositore già all’opera accanto alla Coppola per Il Giardino delle Vergini Suicide e Lost In Translation. La colonna sonora infonde così al film le sue due anime contrastanti, quella classica e quella pop, nell’accezione più ampia e vivace di questo termine, a comprendere brani di musica rock, elettronica, new wave e via dicendo. 

La stessa regista dichiara che buona parte delle canzoni presenti nel film l’hanno accompagnata nel corso della vita, ma c’è ovviamente di più: questi brani rappresentano una musica contemporanea, veicolano una sorta di linguaggio universale, declinato secondo il gusto e la temporalità dello spettatore. Sono, in poche parole, in grado di abbattere ogni barriera e far emergere l’intimo dei personaggi sullo schermo, per quanto essi si muovano in un passato ormai polveroso.

Così, per quanto siano presenti un Concerto in G di Antonio Vivaldi o la K. 123 di Domenico Scarlatti, emergono All Cats Are Grey dei Cure ad annunciare la sontuosa incoronazione, gli invitati a un ballo in maschera danzano su Hong Kong Garden di Siouxsie and The Banshees, o ancora le melliflue atmosfere di I Don’t Like It Like This dei Radio Dept e una Jynweythek Ylow di Aphex Twin, con tocchi al piano controllati da un computer.

Simbolo di questa breccia emozionale è quella scena che vede fare capolino nell’inquadratura una Converse, abbandonata tra calzature e stoffe settecentesche. A incorniciare questa incursione, i Bow Wow Wow, presenti nella colonna sonora con tre brani e qui con I Want Candy.

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