Luigi Cherubini, Muti lo richiama a Firenze

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Cronaca minima

Riccardo Muti sfrutta la sua presenza al Maggio Musicale per ricordarci un grande compositore: Luigi Cherubini. E formula una richiesta che non può passare sotto silenzio: riportare le spoglie in Italia

Luigi Cherubini, Muti lo richiama a FirenzeAl termine del concerto di chiusura del Maggio Musicale Fiorentino che presentava un’esecuzione non in forma scenica del Macbeth di Verdi, il maestro Riccardo Muti, ringraziati esecutori e pubblico, non ha indugiato sugli strameritati allori.  Ha espresso il desiderio di tornare dirigere ancora a Firenze. E ha indicato l’occasione: la traslazione delle ceneri di Luigi Cherubini dal cimitero del Père Lachaise di Parigi alla Basilica di Santa Croce a Firenze. Per l’occasione eseguendo lo straordinario Requiem per voci virili. Ammiratissimo tra gli altri da Johannes Brahms, Cherubini lo scrisse per le sue esequie. Un gesto che consentirebbe al compositore fiorentino di tornare nella sua patria; e di riprendersi il posto che gli spetta fra urne confortate di pianto dei maggiori artisti del Belpaese.

Funzionerà?

Le autorità italiche, dal Quirinale a Palazzo Vecchio, sono state avvertite; si spera che le ceneri di un celebre emigrato scavalchino il quotidiano lancio di stracci sull’argomento. Poi bisogna sperare di trovare interesse nell’Eliseo di Emmanuel Macron, che non manca di mostrare la sua bella preparazione culturale, magari approfittando dell’onda dell’ebrezza calcistica che potrebbe compiere il miracolo di mitigare lo sciovinismo e l’arroganza dei transalpini quando diventano vincitori.

L’appello di Riccardo Muti ha trasformato il concerto fiorentino in una festa musicale; ci ha ricordato il suo apostolato magistrale per la solitaria grandezza di Luigi Cherubini. Il compositore si guadagnò in Francia un rispetto elargito a pochi; questo, nonostante la sua scienza contrappuntistica fosse da taluni ridotta ad arido accademismo.

Una conquista non facile in una terra diffidente per chi veniva dal Granducato di Toscana mantenendo la fierezza inscalfibile delle sue radici culturali.

Giovanni Gavazzeni

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