In occasione dei 150 anni dalla morte di Rossini, a Lugano è stato rappresentato il Barbiere di Siviglia

Idea quanto mai importante e benvenuta quella di portare nella Sala Teatro LAC di Lugano l’opera. In occasione del centocinquantenario della morte di Rossini, è stato allestito il suo più perfetto capolavoro, Il barbiere di Siviglia; in buca c’erano I Barocchisti diretti da Diego Fasolis.
Le maggiori istituzioni culturali di Lugano (oltre al LAC, LuganoInscena, LuganoMusica e la Radiotelevisione svizzera RSI) hanno concordemente lavorato perché la messa in scena guidata da Carmelo Rifici, realizzasse la sua idea metafisica e intelligente del comico rossiniano. Alcuni commentatori hanno sottolineato che l’esecuzione “storicamente informata” si muoveva in avanti, dopo mezzo secolo di letture basate sulla storica edizione critica curata da Alberto Zedda.
La critica
Si è parlato di diapason abbassato; di recupero di variazioni scritte per la prima Rosina; di accompagnamento creativo dei recitativi secchi ecc. Bene, benissimo. Ma alle volte voler fare certe variazioni è come sottolineare le deficienze (o la cattiva serata) degli interpreti a disposizione. Lo si è verificato nella compagnia di canto luganese, con alcune eccezioni: il vivace Almaviva di Edgardo Rocha; il comunicativo Figaro di Giorgio Caoduro; il signorile Bartolo di Riccardo Novaro.
La curiosità e l’informazione storica non possono far passare il concetto che il fatto interpretativo fosse un retaggio di un’epoca di abusi e tradizioni. Anche prima dell’edizione Zedda c’era chi era già tornato alla lettera e allo spirito di Rossini, con sovrano equilibrio, Vittorio Gui.
Giovanni Gavazzeni