È l’ultima monumentale sinfonia composta da Gustav Mahler a segnare l’acclamato ritorno del direttore d’orchestra britannico Daniel Harding, 47 anni, sul palco del Lac di Lugano. In programma, infatti, per una serata che ha suscitato l’entusiasmo di una sala gremita, la Royal Concertgebouw Orchestra, sotto la sua guida, ha affrontato la Sinfonia n. 9 in Re maggiore di Gustav Mahler. La lettura di quello che è considerato uno dei capolavori del compositore boemo è appassionata, ricca di pathos e chiaroscuri, quanto solenne. Il gesto di Harding forgia la materia sonora, rende viva la scrittura evidenziandone la complessa architettura e il carattere. Il suo disegno è fedelmente realizzato dalla compagine orchestrale olandese, duttile strumento nelle sue mani. Gli equilibri tra le sezioni appaiono perfetti, le voci si susseguono, rincorrendosi, tra compattezza ed incredibile omogeneità timbrica degli archi. I legni e gli ottoni impressionano per qualità sonora e precisione. Le scelte agogiche, condivisibili, danno largo respiro alla densità dei contenuti, ottima la resa delle molteplici sfumature espressive, vasta la tavolozza di colori a cui si attinge, così come avvolgente e “travolgente” appare la massa sonora dell’imponente organico. Tappa di una lunga tournée della RCO che – iniziata il 31 ottobre da Alicante, passando per Madrid, Londra, Abu Dhabi, dopo Lugano ha previsto Berna e Zurigo, per terminare il 16 novembre 2022 a Ginevra – ha visto gli strumentisti dividersi tra il programma mahleriano e uno in cui al Concerto in Re maggiore per violino e orchestra op. 77 di Johannes Brahms, solista Leonidas Kavakos, erano affiancate celebri pagine beethoveniane come la Sinfonia n. 6 in Fa maggiore op. 68, “Pastorale” e l’ouverture Coriolano op. 62. Nell’organico presente a Lugano tante le presenze italiane, tra i fiati soprattutto – tra i legni, Calogero Palermo primo clarinetto, Andrea Cellacchi, primo fagotto, Luna Vigni nei flauti e Davide Lattuada, clarinetto basso, così come negli ottoni con Omar Tomasoni, prima tromba – ma anche tra gli archi con Alessandro Di Giacomo tra i violini secondi e Martina Forni tra le viole. © Riproduzione riservata.
